2022-05-28
Il ritorno di «Stranger Things» con 7 episodi totalizzanti, cupi e magnetici
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La quarta stagione della serie tv, la cui prima parte Netflix ha deciso di rilasciare venerdì 27 maggio, non è più cosa di bambini. I bambini sono diventati grandi, adolescenti con le voci profonde, giovani uomini e donne alla ricerca di un’identità che la consapevolezza delle proprie «stranezze» ha reso triste.I ragazzi sono cresciuti, e con loro la serie che ne è stata casa. Stranger Things, quella piccola chicca pervasa di una nostalgia anni Ottanta, il fenomeno pop – il primo – che Netflix abbia dato in pasto al mondo, l’ha perso, il suo essere smaccatamente «adolescenziale». E in quell’universo fatto di Eggo Waffle e walkie-talkie, dove un tempo risuonava la musica allegra della Storia Infinita, ha fatto capolino altro: un’anima oscura, adulta, piacevolmente estranea alla Hawkins che si è imparato a conoscere. La quarta stagione della serie tv, la cui prima parte Netflix ha deciso di rilasciare venerdì 27 maggio, non è più cosa di bambini. I bambini sono diventati grandi, adolescenti con le voci profonde, giovani uomini e donne alla ricerca di un’identità che la consapevolezza delle proprie «stranezze» ha reso triste. Così, Undici, l’eroina di una volta, con i capelli ormai lunghi, si è trovata priva di ogni attrattiva. Si è scoperta sola, relegata ai margini di quella società tremenda che può essere un liceo. Una bionda, con il codazzo di tirapiedi che i film americani hanno reso ben noto, ha preso a bullizzarla. Parolacce, spintoni. Lacrime. Undici, bambina straordinaria, s’è trovata a essere vittima indifesa, senza più poteri, senza più amici a farle da scudo. La California, quel luogo in cui Joyce ha deciso di portarla assieme ai propri figli, Jonathan e Will, avrebbe dovuto segnare un nuovo inizio. Essere una pagina bianca sulla quale scrivere parole allegre, parole belle. Ma, alla scomparsa di Hopper, suo padre adottivo, alla battaglia – vinta – con gli orrori del Sottomondo, non è seguito nulla. Nulla di buono, almeno. Stranger Things, di cui i fratelli Duffer hanno già annunciato un quinto ed ultimo capitolo e uno spin-off segretissimo, ha gettato basi tetre per i propri protagonisti. E, con i primi episodi della quarta stagione, ha ampliato notevolmente i confini del proprio mondo. La California, terra promessa, non è l’unico posto con cui si è deciso di sostituire la piccola Hawkins. C’è l’Alaska, in Stranger Things 4, c’è la neve, la Russia. C’è la Kamchatka, dove un Hopper che si credeva morto viene messo al confino. E c’è Hawkins, maledetta ancora una volta da minacce sovraumane. La geografia di Stranger Things non è la sola ad essersi espansa, nel quarto capitolo dello show. La mitologia, lei pure, è cresciuta. E al Demogorgone, al mostro delle prime stagioni, creatura padrona di una dimensione alternativa, si è aggiunto altro: Vecna, sottratto all’immaginario di Dangeon and Dragons. Tentacoli sulla schiena, la pelle grigiastra, sottile, lunghi artigli e il corpo di uomo. Vecna, come il Demogorgone, è un mostro. Ma, diversamente dal Demogorgone, non ha bisogno di fare irruzione nel mondo degli esseri umani per portar loro la morte. Vecna si insinua nelle menti altrui, le occupa con la propria presenza e con quella uccide. Morti orrende: volti trasfigurati, le ossa spezzate, occhi cavati dalle orbite. «Il Diavolo», ha mormorato la mite Hawkins, mentre un nerd del liceo è stato accusato di essere il responsabile materiale di delitti che Steve e Nancy e Dustin e Lucas e Max sanno essere soprannaturali. I bambini ormai grandi, non più Goonies, ma giovani eroi, l’hanno riconosciuta, l’impronta di Vecna. Ma il gruppo che nelle passate stagioni ha combattuto le minacce del Sottomondo non c’è più, sparpagliato per l’America e per il mondo. Joyce, a salvare Hopper dai russi. Undici, prigioniera della California, poi del governo. Jonathan, Mike, Will, decisi a salvare l’amica dalle grinfie di chi l’ha rapita. Sulla carta, avrebbe potuto essere una tragedia, cambiare le carte in tavola ad un passo dalla fine. Invece, le nuove vesti di Stranger Things, il suo essersi fatta adulta con garbo, introducendo nuovi luoghi e persone, ha un suo perché. La serie Netflix, i cui primi sette episodi hanno la durata di un film, roba compresa fra i 62 e i 98 minuti a puntata, non ha tradito la propria natura. Ha dimostrato, al contrario, che è possibile evolversi nel rispetto di quel che si è stati.E i sette episodi della quarta stagione, ai quali dovranno aggiungersi i due finali, online dal primo luglio, sono dinamismo e velocità. Sono totalizzanti, cupi e magnetici. Lunghi, di una lunghezza per la quale si è grati ai suoi creatori. Perché Stranger Things 4, a tre anni dal finale della stagione che ha chiuso la breccia del Sottosopra e spedito Hopper in Russia, travolgendo gli abitanti di Hawkins con la mite illusione della tranquillità, è tornata ad essere oggetto di binge-watching e voglie bulimiche. E ben venga, allora, la durata immensa, i piccoli film e la promessa di due nuovi episodi, a spezzare l’estate.