Il massacro islamista tra il 23 e il 26: nel Paese si concentra l’89% di fedeli uccisi nel mondo. Dove i perseguitati sono 360 milioni.
Il massacro islamista tra il 23 e il 26: nel Paese si concentra l’89% di fedeli uccisi nel mondo. Dove i perseguitati sono 360 milioni.Quasi 170 vittime, 26 comunità attaccate e una scia di sangue che pare infinita. È il bilancio tragico e purtroppo non ancora definitivo del Natale di sangue inflitto ai cristiani della Nigeria, bersaglio d’una serie di micidiali attacchi terroristici. I fatti si sono svolti a Bokkos, nello Stato di Plateau, in Nigeria appunto e, secondo le ricostruzioni, si sono consumati per mano dei Fulani, etnia nomade dell’Africa occidentale dedita alla pastorizia e al commercio e, dato più rilevante, di religione islamica. Quest’ultimo aspetto merita d’esser sottolineato perché non pare affatto casuale l’appartenenza cristiana delle comunità attaccate. Di sicuro non è casuale per padre Andrew Dewan, direttore delle comunicazioni della Diocesi di Pankshin, che alla fondazione Aiuto alla Chiesa che soffre (Acs) ha dichiarato: «Vivo in questa stessa comunità e posso confermare che nelle zone in cui sono avvenuti questi attacchi le vittime sono cristiane al 100%, tranne alcune». «Per coloro che credono che questo conflitto non sia religioso», ha aggiunto il sacerdote, «quest’ultimo attacco dimostra che si tratta chiaramente di un conflitto religioso. Il fatto che abbia avuto luogo a Natale e che i cristiani siano stati deliberatamente presi di mira in una comunità mista, in cui i musulmani non vengono attaccati, manifesta chiaramente le caratteristiche di un conflitto religioso».Quanto all’identità dei responsabili dei massacri, è stato il giornale nigeriano Vanguard a riferire di «attacchi coordinati da persone che i sopravvissuti affermano essere pastori Fulani». Secondo quanto riportato dall’Associated Press, con il sostegno di altre agenzie di sicurezza l’esercito nigeriano avrebbe avviato «operazioni di sgombero» alla ricerca di sospetti, anche se dopo simili attacchi di solito gli arresti sono rari. A tale proposito, contattato dalla Verità, Alessandro Monteduro, direttore della già citata fondazione Acs, ha osservato che «ciò che più sconcerta dell’ennesima strage ai danni delle comunità cristiane in Nigeria è l’assoluta indifferenza; l’indifferenza delle autorità nigeriane anzitutto - statali e militari, di polizia e di quelle deputate alla sicurezza -, ma pure l’indifferenza degli organismi sovranazionali, inclusi gli organismi sovranazionali del Continente africano stesso, e infine l’indifferenza della comunità occidentale».«Se c’è un tratto che accompagna questo calendario dell’orrore che si abbina a quello liturgico», ha rimarcato ancora Monteduro, «è quello dell’indifferenza». Una indifferenza indubitabile ed ancor più odiosa se si guardano i dati della World watch list 2023 - il rapporto annuale redatto dalla ong Open doors -, che dicono come l’89% degli 5.600 cristiani uccisi nel mondo oggi muoia proprio lì, in Nigeria. Sfortunatamente, non è solo la già allarmante situazione nigeriana ad essere ignorata. Basti pensare che, sempre secondo Open doors, a livello globale sono 360 milioni i cristiani perseguitati a causa della loro fede; e l’agghiacciante fenomeno, evidentemente, non accenna a diminuire, anzi. Eppure anche in questi giorni l’Occidente dei «nuovi diritti» non solo è rimasto del tutto indifferente ai massacri di cristiani avvenuti in Nigeria, ma i cristiani - e lo si è visto anche in Italia - li ha pure spernacchiati, per esempio deturpando a più riprese il presepe. Ciò nonostante, non si si però può ancora denunciare il dilagare della cristianofobia, che si passa subito per esagerati se non per provocatori. Chissà perché.
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