2023-04-02
Lo stop di ChatGpt è stata una sua scelta: meglio chiudere che seguire le norme
Il capo dell’authority per la privacy, Pasquale Stanzione (Imagoeconomica)
Il Garante ha avvertito: non rispettate le disposizioni europee sulla raccolta dati, rimediate. OpenAi ha sospeso il servizio.OpenAi ha sospeso l’accesso al servizio ChatGpt in Italia, dopo l’intervento del Garante della privacy in relazione al funzionamento del sistema di intelligenza artificiale sviluppato dalla società americana. Che ha dichiarato di aver disabilitato ChatGpt per gli utenti italiani «su richiesta» dell’Autorità nazionale. È seguito un acceso dibattito sui social network tra chi sostiene che il Garante ha fatto bene e chi invece lo accusa di essere contro il progresso.Proviamo a ricostruire i passaggi di questa vicenda che riguarda la regolamentazione della «artificial general intelligence» (si chiamano così i sistemi tipo ChatGPT) in riferimento a privacy, trattamento e raccolta di dati personali e tutela dei minori. Il 30 marzo il Garante, Pasquale Stanzione, ha firmato il provvedimento numero 112 con cui ha disposto, in via d’urgenza, nei confronti di OpenAI la limitazione provvisoria del trattamento dei dati personali degli interessati stabiliti nel territorio italiano. Il Garante ha inoltre invitato OpenAi «entro 20 giorni a comunicare quali iniziative siano state intraprese al fine di dare attuazione a quanto prescritto e di fornire ogni elemento ritenuto utile a giustificare le violazioni sopra evidenziate». Ha poi ricordato che il mancato riscontro alla richiesta è punito con una sanzione amministrativa fino a 20 milioni di euro o fino al 4% del fatturato globale annuo. Tutto questo è stato deciso dal Garante perché OpenAi avrebbe violato il regolamento europeo sulla protezione dei dati (GDPR). Diverse le contestazioni mosse all’organizzazione nata a San Francisco proprio per sviluppare la cosiddetta «intelligenza artificiale amichevole». Il Garante rileva la mancanza di una informativa agli utenti, nonché l'assenza di una base giuridica che giustifichi la raccolta e la conservazione massiccia di dati personali, allo scopo di «addestrare» gli algoritmi sottesi al funzionamento della piattaforma. Tanto più che le informazioni fornite da ChatGpt non sempre corrispondono al dato reale, determinando quindi un trattamento di dati personali inesatto. Inoltre, nonostante il servizio sia rivolto ai maggiori di 13 anni, l’Autorità evidenzia come l’assenza di qualsivoglia filtro per la verifica dell’età degli utenti esponga i minori a risposte inidonee rispetto al loro grado di sviluppo e autoconsapevolezza. Di fatto, a OpenAi viene contestato l’uso senza consenso di dati personali per addestrare il suo algoritmo. Una delle vulnerabilità di ChatGpt è, per altro, emersa lo scorso 20 marzo quando per un problema tecnico è stata mostrata non solo la cronologia delle domande degli utenti, con i loro dati, ma anche parte dei dettagli sui metodi di pagamento usati per l’abbonamento a ChatGpt Plus, che offre funzionalità extra. Il 31 marzo il Garante ha così diffuso un comunicato annunciando lo stop provvisorio a ChatGpt «finchè non rispetterà la disciplina privacy» e l’apertura di un’istruttoria. Pur avendo 20 giorni di tempo per rispondere ai rilievi, OpenAi (che non ha una sede all’interno dell’Unione europea ma ha designato un suo rappresentante in Irlanda) venerdì notte ha deciso di sospendere il servizio per gli utenti italiani. «Lavoriamo attivamente per ridurre i dati personali nella formazione dei nostri sistemi di intelligenza artificiale come ChatGpt, perché vogliamo che la nostra intelligenza artificiale impari a conoscere il mondo, non i privati. Riteniamo inoltre che la regolamentazione dell’Ai sia necessaria. Speriamo quindi di poter lavorare al più presto stretto contatto con il Garante per spiegare come i nostri sistemi siano costruiti e utilizzati», ha spiegato un portavoce della società su cui Microsoft ha investito molto nei mesi scorsi. Anche il fondatore Sam Altman è intervenuto su Twitter: «Ovviamente rimandiamo al governo italiano e abbiamo smesso di offrire ChatGPT in Italia (anche se pensiamo di rispettare tutte le leggi sulla privacy). L’Italia è uno dei miei paesi preferiti e non vedo l’ora di tornarci presto!», ha cinguettato ieri. Fin qui, i fatti. Il Garante ha fatto il suo dovere, ovvero presidiare la disciplina di protezione dei dati. E ha alzato la voce in attesa che intervenga, quando sarà pronto, il Regolamento europeo sull’intelligenza artificiale (l’Ee Ai Act). In sostanza, l’Autorità ha detto: state violando la legge, adeguatevi alla legge. OpenAi ha risposto bloccando subito l’accesso alla piattaforma senza modificare di una virgola i trattamenti illeciti contestati, ma semplicemente sganciando gli utenti. Mossa che può essere interpretata come un modo di fare pressione sul nostro Paese. Ma anche come un «ora è un problema vostro, se non vi piace prendetevela con il Garante». Tra l’altro, escludere gli utenti italiani non si risolve con un rimborso: i loro dati sono stati ormai raccolti (e il blocco si può comunque aggirare tramite l’uso di una Vpn). Fa inoltre sorgere qualche dubbio sull’affidabilità dei servizi forniti da società Usa, dando fiato a chi vorrebbe maggior sovranità digitale per l’Europa.Come finirà? Potrebbe essere pubblicata una informativa sulla privacy a cui saremo chiamati a dare il consenso. Di certo, a fine aprile è in calendario un incontro delle autorità europee e il tema sarà sul tavolo. Gli altri Garanti della Ue non potranno ignorare la mossa di quello italiano che sicuramente avrà informato le sue controparti europee prima di muoversi.