2019-05-11
Stop alla Mare Jonio a Lampedusa. Sequestro e indagini per il taxi del mare
Accusata di favoreggiamento all'immigrazione l'Ong di Luca Casarini che aveva raccolto 30 migranti. Tragedia in Tunisia: 60 annegati.Hanno cantato vittoria troppo presto i sostenitori delle Ong che, nonostante le politiche del ministero dell'Interno in materia di immigrazione clandestina, continuano a tentare di forzare i porti chiusi sbarcando sedicenti profughi raccolti in acque che non sono di competenza nazionale. Con l'ennesima forzatura, due giorni fa la solita Mare Jonio (l'imbarcazione della Mediterranea saving humans, guidata dal capomissione Luca Casarini, già indagato dai pm di Agrigento per favoreggiamento dell'immigrazione per l'episodio dello scorso marzo) aveva caricato in acque libiche circa 30 clandestini che stavano partendo per la traversata a bordo di un gommone e, in barba a direttive e accordi internazionali, invece di rivolgersi a Tripoli per metterli in salvo aveva fatto rotta verso l'Italia annunciando la presenza a bordo di una donna incinta e di una bambina piccola. Nonostante il ministero dell'Interno abbia chiuso i porti ai professionisti del salvataggio in acque libiche, alla Mare Jonio, visto che batte bandiera italiana, non può essere impedito l'approdo ai porti nazionali, qualora faccia richiesta di essere accolta. Questa mattina, infatti, l'imbarcazione arrivata in acque territoriali, puntava dritta verso Lampedusa, sicura di riuscire nuovamente a farla franca. Ad attenderla c'era il sindaco dem, Salvatore Martello, soprannominato «il disobbediente», già esultante su Twitter: «L'Italia è un Paese in cui vengono rispettate le regole. E lo dimostra il fatto che è stato autorizzato l'attracco della nave Jonio al porto commerciale di Lampedusa». Gioiva, sostenuto dal solito Casarini che galvanizzava i suoi al motto di «Porti aperti». Invece non è andata proprio così. Prima di dare il via libera all'approdo, la guardia di finanza ha raggiunto l'imbarcazione ed è salita a bordo per un'ispezione e, di fatto, ha sequestrato la nave, rilevando irregolarità. L'operazione è stata resa possibile dalla direttiva ministeriale dello scorso aprile, emanata proprio «per prevenire le attività illecite» di chi con «deliberata violazione delle normative» si muove perseguendo come fine un «preordinato trasferimento in Italia» dei clandestini. La finanza, in questo caso ha agito d'iniziativa e al sequestro dovrebbe con ogni probabilità seguire l'accusa di «favoreggiamento dell'immigrazione clandestina» e l'iscrizione dei membri dell'equipaggio nel registro degli indagati (e per Casarini e compagnia si tratta della seconda indagine a carico per lo stesso reato). La Procura di Agrigento ha aperto un fascicolo e nei prossimi giorni valuterà la convalida del sequestro, mentre le persone a bordo sono state fatte sbarcare. «Ultimo viaggio per la nave dei centri sociali Mare Jonio: bloccata e sequestrata. Ciao ciao», ha commentato nel pomeriggio di ieri il vicepremier, Matteo Salvini, sui social. Sulla vicenda il governo si è mostrato compatto. Luigi Di Maio, interpellato in proposito ha parlato di un di sequestro positivo: «Le decisioni che sono state prese come sempre sono di tutto il governo. La cosa positiva è che questa nave è stata sequestrata un'altra volta, spero che si arrenda e smetta di girare nel Mediterraneo, facendo una serie di azioni che evidentemente hanno qualcosa che non va», ha aggiunto. Ha ricevuto l'autorizzazione, invece, lo sbarco nel porto siciliano di Augusta dei 36 migranti soccorsi sempre al largo della Libia, ma da una nave della Marina militare italiana, il pattugliatore Cigala Fulgosi. Il governo ha raccolto la disponibilità di Malta, Francia e Lussemburgo a prendere in carico alcuni migranti e «si attende una risposta anche da Germania, Spagna e Portogallo», aveva dichiarato il premier, Giuseppe Conte, prima di autorizzare lo sbarco. «Un conto è una nave della Marina militare, che attraverso il suo ministro di riferimento si assumerà le proprie responsabilità, un altro una nave di privati o dei centri sociali come la Mare Jonio», aveva anticipato in proposito Salvini. Nel tardo pomeriggio di ieri, poi, è arrivata la notizia di un naufragio con 60 morti e 16 persone recuperate al largo di Sfax, in Tunisia. La notizia, lanciata da Alarm phone è stata confermata dal portavoce del ministero della Difesa tunisino, Mohamed Zekri. Si trattava di una delle tante imbarcazioni in partenza ogni giorno dal porto di Zwara, tristemente noto per essere uno dei principali snodi della tratta di esseri umani, gestito dalle organizzazioni criminali, dall'Africa verso l'Europa.