True
2021-03-29
Stiamo già perdendo il treno delle vacanze
Rischiamo di perdere il treno del turismo estivo. Tradizionalmente, soprattutto per gli stranieri, le prenotazioni cominciano ad arrivare a marzo, in particolar modo per le mete più gettonate, le isole e il litorale. Le agende degli operatori sono invece ancora vuote. In Italia si naviga a vista, con il «semaforo» delle chiusure che scatta di settimana in settimana, con una campagna vaccinale ancora confusa, con le incertezze sull'ipotetico passaporto sanitario per chi si è immunizzato, un lasciapassare al momento valido solo per la circolazione nell'area Schengen. Prenotare in queste condizioni è una follia anche per il più temerario dei turisti. Ma c'è un altro fattore che rischia di dare il colpo di grazia al nostro turismo. Paesi come la Grecia e la Spagna, nonostante siano in condizioni pandemiche simili alla nostra, hanno avviato una serie di iniziative per attirare i turisti verso le loro destinazioni, e le hanno accompagnate con una campagna mediatica aggressiva. L'obiettivo è minare il vantaggio competitivo conquistato dal nostro Paese negli ultimi anni.
Il governo di Atene ha dato la priorità nella vaccinazione alla popolazione delle isole motivando la scelta con le difficoltà degli spostamenti. Così ora i paradisi dell'Egeo vengono reclamizzati, con una sapiente operazione di marketing, come destinazioni sicure «Covid free». Non solo. La Grecia ha avviato la definizione di accordi bilaterali volti a creare corridoi preferenziali per i vaccinati. Un accordo con il Regno Unito, per esempio, consentirà agli inglesi immunizzati di saltare la fila al confine poiché non dovranno aspettare il risultato del tampone. Con Israele, Atene ha concordato di attivare un sistema di «passaporti verdi» per permettere ai vaccinati di viaggiare liberamente tra i due Paesi. Il premier israeliano, Benjamin Netanyahu, e una delegazione greca guidata dal ministro del Turismo, Harry Theoharis, hanno sottoscritto un accordo per stabilire il reciproco riconoscimento della certificazione del vaccino contro il Covid.
Il sistema del passaporto verde consentirà di aprire l'economia, il commercio, le istituzioni culturali. «Una volta rimosse le restrizioni sui voli, saremo in grado di volare in Grecia senza limitazioni», ha detto il primo ministro israeliano. Anche con il segretario di Stato per il turismo di San Marino, Federico Pedini Amati, Atene ha gettato le basi di un accordo di cooperazione turistica. Il rapporto dovrebbe essere formalizzato in occasione dell'assemblea dell'Organizzazione mondiale del turismo, agenzia Onu, ospitata da Atene dal 1° al 3 giugno.
È poi in corso di definizione un accordo con la Romania per accettare i certificati di vaccinazione emessi da questo Paese. Il ministro del Turismo greco ha detto che i turisti dell'Europa orientale potrebbero iniziare a viaggiare nei confini ellenici già a metà aprile, un mese prima dell'apertura della stagione turistica ufficiale, il 14 maggio. Prima della pandemia, la Grecia era meta di oltre 1 milione di turisti romeni. Il turismo rappresenta per la Grecia un quinto dell'economia, però lo scorso anno ha visto solo 7,4 milioni di turisti stranieri. Atene ha detto che per questa estate punta ad attrarre almeno il 50% dei 31,3 milioni di persone che hanno visitato il Paese prima dell'emergenza sanitaria.
L'Italia è minacciata anche dalla Spagna. Nonostante la situazione pandemica sia ancora grave, Madrid ha disposto una normativa ad hoc per il turismo. Gli iberici sono in lock-down e non possono raggiungere nemmeno la seconda casa, ma chi arriva dai Paesi dell'area Schengen può entrare liberamente, senza obbligo di quarantena, presentando il test molecolare negativo effettuato nelle 72 ore antecedenti. Le Canarie sono accessibili per Pasqua a chi è vaccinato o provvisto di tampone negativo. C'è il tutto esaurito.
Il segretario del ministero del Turismo, Fernando Valdés, ha annunciato che, qualora non ci fosse un accordo nella Ue per far ripartire i viaggi, il Paese avvierà accordi bilaterali per creare un «corridoio verde». Entro il 19 maggio, quando aprirà la Fiera internazionale del turismo di Madrid, evento che farà da apripista anche alle grandi manifestazioni indoor, sarà lanciato un passaporto Covid per gli spagnoli. La ministra del Turismo, Reyes Maroto, ha confermato che la Spagna sarà un pioniere nell'uso del certificato digitale per facilitare la mobilità di residenti e turisti. Una commissione interministeriale sta preparando un programma pilota per verificarne il funzionamento, ma si potrà sempre scegliere se portare con sé una copia cartacea dei test e certificati di vaccinazione o scaricare un'applicazione sul cellulare con le informazioni necessarie per viaggiare. Questo annuncio ha avuto vasta risonanza all'estero e le prenotazioni stanno arrivando.
L'interesse principale è di accaparrarsi i turisti inglesi, grandi frequentatori delle isole spagnole. È in corso una trattativa con il governo britannico per facilitare i viaggi tra i due Paesi. La British Airways sta lavorando a un certificato vaccinale per organizzare viaggi aerei solo per chi è immunizzato. Al momento l'Europa non si è data un sistema di regole comuni per far ripartire il turismo, così i Paesi più veloci a prendere iniziative si avvantaggiano.
E l'Italia? Nel nostro Paese si è mosso poco e i conti del turismo vanno a picco. Secondo Federalberghi, dall'inizio del 2021 le presenze totali di turisti sono diminuite dell'80,6% (-72,4 per gli italiani e -91,9% per gli stranieri). A febbraio, rispetto allo stesso mese del 2020, il crollo è stato del 78,2% (-66,5% per gli italiani e -92,8% per gli stranieri). A luglio e agosto scorsi gli stranieri sono stati sostanzialmente assenti (-72,1% e -54,7% rispettivamente). Nel periodo natalizio il calo è stato dell'83,2%. In tutto il 2020 sono mancate 234 milioni di presenze turistiche (-53,4%) e il fatturato del settore ricettivo ha perso 13,4 miliardi di euro (-54,3%). Il mercato del lavoro è allo stremo. A febbraio scorso sono andati persi 48.000 posti stagionali e temporanei di varia natura (-71,4%). Secondo Federalberghi, una volta terminata la cassa integrazione, dovranno attendersi conseguenze anche sui contratti a tempo indeterminato. Sarà possibile reggere la concorrenza?
«I soldi dei ristori ci servono solo per pagare le tasse»
«Rischiamo di perdere il vantaggio competitivo conquistato in questi anni, che ha decretato il successo dell'Italia come meta sicura. Ora è fondamentale continuare a farci percepire come un Paese che sa accogliere i turisti nel migliore dei modi, anche nel momento critico della pandemia. Non si possono prendere decisioni all'ultimo momento, occorre mandare subito un messaggio chiaro che l'Italia è pronta. Diamo la possibilità a chi è vaccinato di muoversi con maggiore libertà, e se l'Europa non agisce, stringiamo accordi bilaterali con altri Paesi. Avviamo subito una campagna di comunicazione martellante come stanno facendo i nostri competitor greci e spagnoli. Non dimentichiamoci che un anno fa siamo stati additati come gli untori del mondo. È una macchia che ha pesato». Marina Lalli, presidente di Federturismo Confindustria, è un fiume in piena.
È esagerato dire che questa estate l'Italia si gioca il turismo estivo dei prossimi anni?
«Ma quale esagerazione, è la realtà. Il piano della Grecia di vaccinare tutti gli operatori turistici e la popolazione sulle isole, che sono la punta di diamante della loro offerta turistica, è stato strategico. Atene ha creato una specie di bolla di accoglienza sicura che sta piacendo molto al viaggiatore. Anche la Spagna si è mossa».
Eppure la Spagna non è in condizioni sanitarie migliori delle nostre.
«Certo che non lo è, ma proprio per salvare il turismo ha avviato una politica, se vogliamo, contraddittoria ma efficace. Il governo di Madrid non consente agli spagnoli di spostarsi nel loro Paese ma al tempo stesso apre a Germania, Regno Unito e altri Paesi europei se i loro viaggiatori sono provvisti di test negativo. Uno spagnolo non può recarsi nella seconda casa, non può allontanarsi dalla propria residenza, ma un francese o un tedesco, se hanno un tampone che certifica la negatività, possono arrivare senza problemi sulle isole come le Canarie e le Baleari. Il governo ha messo il turismo al primo posto, anche davanti alla sicurezza nazionale, dimostrando grande attenzione a una voce che rappresenta una parte importante dell'economia. E l'Italia invece che fa?».
Appunto: come rispondere alle iniziative greche e spagnole?
«L'Italia perde tempo prezioso, anche se il turismo rappresenta il 14% del pil, anche se il settore sta morendo. Secondo l'Osservatorio di Federturismo, il 40% delle aziende rischia di non arrivare a fine anno senza un intervento incisivo del governo».
Ci sono i ristori.
«È stato fatto un grande sforzo con i ristori, ma il settore conta tanti operatori e nonostante gli aiuti economici, le aziende non ce la fanno. Le imprese sono costrette a indebitarsi e non riescono a ripartire se devono restituire alle banche i prestiti. Il piano di aiuti va rivisto. Oltre alle realtà imprenditoriali, ci sono 500.000 stagionali in serie difficoltà, che non lavorano da più di un anno. Il turismo è uno dei settori che ha avuto i danni maggiori dalla pandemia, non lo dimentichiamo».
Se i ristori non bastano, cosa bisognerebbe fare?
«Servirebbe un anno fiscale bianco. Ora ciò che arriva come ristoro è utilizzato per pagare le tasse. Quello che lo Stato dà con una mano, se lo riprende con l'altra. Ditemi che senso ha la Tari se un'impresa, non lavorando, non produce rifiuti. E poi: invece di versare così tanta cassa integrazione, sarebbe preferibile dare alle aziende la possibilità di assumere senza pagare i contributi che sarebbero a carico dello Stato. Questo consentirebbe di far tornare le imprese sul mercato. Insomma, i sussidi sono una goccia in un deserto, serve un programma di interventi a più ampio respiro».
L'estate, di solito, si programma con anticipo. A che punto sono gli operatori con le prenotazioni?
«Le agende delle prenotazioni sono vuote. Non si possono prendere impegni se mancano le certezze su quando si apriranno i confini ai turisti. Anche i più temerari non si azzardano a fissare le vacanze se c'è il rischio che all'improvviso il Paese diventi rosso. Abbiamo fatto tanti sforzi per conquistare il mercato orientale, la Cina. Con l'arrivo diretto a Milano, senza lo scalo a Parigi o a Francoforte, avevamo preso un vantaggio su Francia e Germania. Sono punti in più, conquistati a fatica che ora potremmo perdere».
Ogni Paese Ue procede per proprio conto, come dimostrano Grecia e Spagna. Non sentite la mancanza dell'Europa?
«Bella domanda. L'Europa avrebbe dovuto fissare le regole sugli spostamenti ma stenta a essere efficiente. Allora non rimane che definire accordi bilaterali con quei Paesi che sono clienti abituali dell'Italia. Chi è vaccinato dovrebbe potersi muovere. Si stabilisca almeno questa regola. L'incertezza fa male. Dopo oltre un anno di blocchi, la voglia di partire è fortissima. Se non siamo pronti a soddisfarla ne patiremo le conseguenze per gli anni a venire. Rischiamo di essere bollati come un Paese che non sa far fronte alle emergenze, che non si sa organizzare. Di questo i competitor sono pronti ad approfittare».
Non bisognerebbe partire subito con una campagna mediatica per attirare i turisti?
«So che l'Enit è pronta ma ha bisogno di un'indicazione chiara sulle riaperture. Se l'Italia perde questa occasione, lascia quote di mercato importanti difficili da recuperare in futuro».
«Per i vaccinati libertà totale di spostamento»
«Questi accordi li vorrei proprio vedere. La Grecia che fa un patto sottobanco con il Regno Unito per accaparrarsi il flusso dei turisti inglesi e dirottarli sulle sue isole? Non ci credo, mi sembra tanto una trovata di marketing»: Andrea Corsini, assessore al turismo della Regione Emilia Romagna, dice di non essere affatto preoccupato della concorrenza di altri Paesi europei.
Perché non teme gli annunci degli altri Paesi mediterranei?
«Abbiamo visto la scorsa estate che fine hanno fatto i corridoi turistici. Gli accordi si stipulano attraverso atti istituzionali. Finché sei nell'Unione Europea, devi stare alle regole della Ue, non si possono definire intese privilegiate bilaterali tagliando fuori gli altri Paesi».
Nessuna paura per le isole greche Covid free?
«Per niente. Abbiamo visto la scorsa estate che le fughe in avanti di alcuni Paesi non danno risultati. Ci vuole serietà. Per promuovere la riviera adriatica e le città d'arte abbiamo previsto un investimento di 10 milioni di euro. Non temiamo la Grecia perché siamo una destinazione forte. Siamo pronti per l'estate. Naturalmente io parlo per l'Emilia Romagna. Bisogna vedere che cosa intende fare il ministro del Turismo, Massimo Garavaglia, per il resto del Paese».
Avete già qualche idea?
«Noi partiremo presto con una campagna pubblicitaria aggressiva. Tanti testimonial, da Simona Ventura ad Alberto Tomba, da Stefano Accorsi a Michelle Hunziker, per promuovere il nostro litorale e le città d'arte. Ma bisognerebbe avviare subito un'operazione di marketing a livello nazionale per non farci scavalcare dai competitor. Mi chiedo che Europa è questa se non si procede insieme facendo fronte comune alla pandemia. Da questa crisi si esce solo stando uniti, non scavalcando gli altri con qualche azione furbesca».
Il presidente degli albergatori di Riccione ha lanciato l'idea di una «bolla sanitaria turistica», che permette di uscire dalla regione per chi ha effettuato il tampone. Può funzionare?
«Tutta l'Italia dovrebbe diventare una bolla turistica. La proposta è lodevole ma mettere in competizione la costa adriatica con quella tirrenica non farebbe che aumentare il disorientamento del turista. Sono convinto che nel momento in cui la vaccinazione sarà diffusa, gli stranieri arriveranno in massa».
Non crede che gli operatori del turismo dovrebbero avere la priorità nella vaccinazione?
«Noi abbiamo chiesto di accelerare le vaccinazioni e di procedere prima possibile con i lavoratori del turismo ma il piano nazionale dà la precedenza agli anziani e alle categorie fragili e a rischio. Le strutture alberghiere della mia regione sono state tra le prime a dotarsi dei protocolli di sicurezza. Siamo partiti con una campagna sui social incentrata proprio sulla sicurezza. Il tema però è nazionale. Bisogna organizzare un meccanismo per i tamponi rapidi negli aeroporti e dare la possibilità, a chi risulta positivo, di spostare la partenza senza oneri. Tutto ciò va però deciso come sistema Paese. È un problema di organizzazione, ripeto, e su questo bisogna accelerare. Se, come sento dire, a giugno saremo quasi tutti vaccinati, allora non ci sarà bisogno di fare accordi tra Paesi per accaparrarsi i turisti. Noi siamo pronti. Non temiamo la Grecia».
Continua a leggereRiduci
Grecia, Spagna, Israele si preparano ad accogliere i turisti in sicurezza e le prenotazioni fioccano. Da noi impossibile ogni programmazione.Marina Lalli, presidente di Federturismo: «Per riprenderci da questa crisi dobbiamo essere percepiti da chi viaggia come un Paese sicuro».Andrea Corsini, assessore al turismo della Regione Emilia Romagna: «Se la campagna di immunizzazione procede, noi non temiamo concorrenza».Lo speciale contiene tre articoli.Rischiamo di perdere il treno del turismo estivo. Tradizionalmente, soprattutto per gli stranieri, le prenotazioni cominciano ad arrivare a marzo, in particolar modo per le mete più gettonate, le isole e il litorale. Le agende degli operatori sono invece ancora vuote. In Italia si naviga a vista, con il «semaforo» delle chiusure che scatta di settimana in settimana, con una campagna vaccinale ancora confusa, con le incertezze sull'ipotetico passaporto sanitario per chi si è immunizzato, un lasciapassare al momento valido solo per la circolazione nell'area Schengen. Prenotare in queste condizioni è una follia anche per il più temerario dei turisti. Ma c'è un altro fattore che rischia di dare il colpo di grazia al nostro turismo. Paesi come la Grecia e la Spagna, nonostante siano in condizioni pandemiche simili alla nostra, hanno avviato una serie di iniziative per attirare i turisti verso le loro destinazioni, e le hanno accompagnate con una campagna mediatica aggressiva. L'obiettivo è minare il vantaggio competitivo conquistato dal nostro Paese negli ultimi anni. Il governo di Atene ha dato la priorità nella vaccinazione alla popolazione delle isole motivando la scelta con le difficoltà degli spostamenti. Così ora i paradisi dell'Egeo vengono reclamizzati, con una sapiente operazione di marketing, come destinazioni sicure «Covid free». Non solo. La Grecia ha avviato la definizione di accordi bilaterali volti a creare corridoi preferenziali per i vaccinati. Un accordo con il Regno Unito, per esempio, consentirà agli inglesi immunizzati di saltare la fila al confine poiché non dovranno aspettare il risultato del tampone. Con Israele, Atene ha concordato di attivare un sistema di «passaporti verdi» per permettere ai vaccinati di viaggiare liberamente tra i due Paesi. Il premier israeliano, Benjamin Netanyahu, e una delegazione greca guidata dal ministro del Turismo, Harry Theoharis, hanno sottoscritto un accordo per stabilire il reciproco riconoscimento della certificazione del vaccino contro il Covid.Il sistema del passaporto verde consentirà di aprire l'economia, il commercio, le istituzioni culturali. «Una volta rimosse le restrizioni sui voli, saremo in grado di volare in Grecia senza limitazioni», ha detto il primo ministro israeliano. Anche con il segretario di Stato per il turismo di San Marino, Federico Pedini Amati, Atene ha gettato le basi di un accordo di cooperazione turistica. Il rapporto dovrebbe essere formalizzato in occasione dell'assemblea dell'Organizzazione mondiale del turismo, agenzia Onu, ospitata da Atene dal 1° al 3 giugno.È poi in corso di definizione un accordo con la Romania per accettare i certificati di vaccinazione emessi da questo Paese. Il ministro del Turismo greco ha detto che i turisti dell'Europa orientale potrebbero iniziare a viaggiare nei confini ellenici già a metà aprile, un mese prima dell'apertura della stagione turistica ufficiale, il 14 maggio. Prima della pandemia, la Grecia era meta di oltre 1 milione di turisti romeni. Il turismo rappresenta per la Grecia un quinto dell'economia, però lo scorso anno ha visto solo 7,4 milioni di turisti stranieri. Atene ha detto che per questa estate punta ad attrarre almeno il 50% dei 31,3 milioni di persone che hanno visitato il Paese prima dell'emergenza sanitaria.L'Italia è minacciata anche dalla Spagna. Nonostante la situazione pandemica sia ancora grave, Madrid ha disposto una normativa ad hoc per il turismo. Gli iberici sono in lock-down e non possono raggiungere nemmeno la seconda casa, ma chi arriva dai Paesi dell'area Schengen può entrare liberamente, senza obbligo di quarantena, presentando il test molecolare negativo effettuato nelle 72 ore antecedenti. Le Canarie sono accessibili per Pasqua a chi è vaccinato o provvisto di tampone negativo. C'è il tutto esaurito.Il segretario del ministero del Turismo, Fernando Valdés, ha annunciato che, qualora non ci fosse un accordo nella Ue per far ripartire i viaggi, il Paese avvierà accordi bilaterali per creare un «corridoio verde». Entro il 19 maggio, quando aprirà la Fiera internazionale del turismo di Madrid, evento che farà da apripista anche alle grandi manifestazioni indoor, sarà lanciato un passaporto Covid per gli spagnoli. La ministra del Turismo, Reyes Maroto, ha confermato che la Spagna sarà un pioniere nell'uso del certificato digitale per facilitare la mobilità di residenti e turisti. Una commissione interministeriale sta preparando un programma pilota per verificarne il funzionamento, ma si potrà sempre scegliere se portare con sé una copia cartacea dei test e certificati di vaccinazione o scaricare un'applicazione sul cellulare con le informazioni necessarie per viaggiare. Questo annuncio ha avuto vasta risonanza all'estero e le prenotazioni stanno arrivando. L'interesse principale è di accaparrarsi i turisti inglesi, grandi frequentatori delle isole spagnole. È in corso una trattativa con il governo britannico per facilitare i viaggi tra i due Paesi. La British Airways sta lavorando a un certificato vaccinale per organizzare viaggi aerei solo per chi è immunizzato. Al momento l'Europa non si è data un sistema di regole comuni per far ripartire il turismo, così i Paesi più veloci a prendere iniziative si avvantaggiano.E l'Italia? Nel nostro Paese si è mosso poco e i conti del turismo vanno a picco. Secondo Federalberghi, dall'inizio del 2021 le presenze totali di turisti sono diminuite dell'80,6% (-72,4 per gli italiani e -91,9% per gli stranieri). A febbraio, rispetto allo stesso mese del 2020, il crollo è stato del 78,2% (-66,5% per gli italiani e -92,8% per gli stranieri). A luglio e agosto scorsi gli stranieri sono stati sostanzialmente assenti (-72,1% e -54,7% rispettivamente). Nel periodo natalizio il calo è stato dell'83,2%. In tutto il 2020 sono mancate 234 milioni di presenze turistiche (-53,4%) e il fatturato del settore ricettivo ha perso 13,4 miliardi di euro (-54,3%). Il mercato del lavoro è allo stremo. A febbraio scorso sono andati persi 48.000 posti stagionali e temporanei di varia natura (-71,4%). Secondo Federalberghi, una volta terminata la cassa integrazione, dovranno attendersi conseguenze anche sui contratti a tempo indeterminato. Sarà possibile reggere la concorrenza?<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/stiamo-perdendo-treno-delle-vacanze-2651238181.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="i-soldi-dei-ristori-ci-servono-solo-per-pagare-le-tasse" data-post-id="2651238181" data-published-at="1616973988" data-use-pagination="False"> «I soldi dei ristori ci servono solo per pagare le tasse» «Rischiamo di perdere il vantaggio competitivo conquistato in questi anni, che ha decretato il successo dell'Italia come meta sicura. Ora è fondamentale continuare a farci percepire come un Paese che sa accogliere i turisti nel migliore dei modi, anche nel momento critico della pandemia. Non si possono prendere decisioni all'ultimo momento, occorre mandare subito un messaggio chiaro che l'Italia è pronta. Diamo la possibilità a chi è vaccinato di muoversi con maggiore libertà, e se l'Europa non agisce, stringiamo accordi bilaterali con altri Paesi. Avviamo subito una campagna di comunicazione martellante come stanno facendo i nostri competitor greci e spagnoli. Non dimentichiamoci che un anno fa siamo stati additati come gli untori del mondo. È una macchia che ha pesato». Marina Lalli, presidente di Federturismo Confindustria, è un fiume in piena. È esagerato dire che questa estate l'Italia si gioca il turismo estivo dei prossimi anni? «Ma quale esagerazione, è la realtà. Il piano della Grecia di vaccinare tutti gli operatori turistici e la popolazione sulle isole, che sono la punta di diamante della loro offerta turistica, è stato strategico. Atene ha creato una specie di bolla di accoglienza sicura che sta piacendo molto al viaggiatore. Anche la Spagna si è mossa». Eppure la Spagna non è in condizioni sanitarie migliori delle nostre. «Certo che non lo è, ma proprio per salvare il turismo ha avviato una politica, se vogliamo, contraddittoria ma efficace. Il governo di Madrid non consente agli spagnoli di spostarsi nel loro Paese ma al tempo stesso apre a Germania, Regno Unito e altri Paesi europei se i loro viaggiatori sono provvisti di test negativo. Uno spagnolo non può recarsi nella seconda casa, non può allontanarsi dalla propria residenza, ma un francese o un tedesco, se hanno un tampone che certifica la negatività, possono arrivare senza problemi sulle isole come le Canarie e le Baleari. Il governo ha messo il turismo al primo posto, anche davanti alla sicurezza nazionale, dimostrando grande attenzione a una voce che rappresenta una parte importante dell'economia. E l'Italia invece che fa?». Appunto: come rispondere alle iniziative greche e spagnole? «L'Italia perde tempo prezioso, anche se il turismo rappresenta il 14% del pil, anche se il settore sta morendo. Secondo l'Osservatorio di Federturismo, il 40% delle aziende rischia di non arrivare a fine anno senza un intervento incisivo del governo». Ci sono i ristori. «È stato fatto un grande sforzo con i ristori, ma il settore conta tanti operatori e nonostante gli aiuti economici, le aziende non ce la fanno. Le imprese sono costrette a indebitarsi e non riescono a ripartire se devono restituire alle banche i prestiti. Il piano di aiuti va rivisto. Oltre alle realtà imprenditoriali, ci sono 500.000 stagionali in serie difficoltà, che non lavorano da più di un anno. Il turismo è uno dei settori che ha avuto i danni maggiori dalla pandemia, non lo dimentichiamo». Se i ristori non bastano, cosa bisognerebbe fare? «Servirebbe un anno fiscale bianco. Ora ciò che arriva come ristoro è utilizzato per pagare le tasse. Quello che lo Stato dà con una mano, se lo riprende con l'altra. Ditemi che senso ha la Tari se un'impresa, non lavorando, non produce rifiuti. E poi: invece di versare così tanta cassa integrazione, sarebbe preferibile dare alle aziende la possibilità di assumere senza pagare i contributi che sarebbero a carico dello Stato. Questo consentirebbe di far tornare le imprese sul mercato. Insomma, i sussidi sono una goccia in un deserto, serve un programma di interventi a più ampio respiro». L'estate, di solito, si programma con anticipo. A che punto sono gli operatori con le prenotazioni? «Le agende delle prenotazioni sono vuote. Non si possono prendere impegni se mancano le certezze su quando si apriranno i confini ai turisti. Anche i più temerari non si azzardano a fissare le vacanze se c'è il rischio che all'improvviso il Paese diventi rosso. Abbiamo fatto tanti sforzi per conquistare il mercato orientale, la Cina. Con l'arrivo diretto a Milano, senza lo scalo a Parigi o a Francoforte, avevamo preso un vantaggio su Francia e Germania. Sono punti in più, conquistati a fatica che ora potremmo perdere». Ogni Paese Ue procede per proprio conto, come dimostrano Grecia e Spagna. Non sentite la mancanza dell'Europa? «Bella domanda. L'Europa avrebbe dovuto fissare le regole sugli spostamenti ma stenta a essere efficiente. Allora non rimane che definire accordi bilaterali con quei Paesi che sono clienti abituali dell'Italia. Chi è vaccinato dovrebbe potersi muovere. Si stabilisca almeno questa regola. L'incertezza fa male. Dopo oltre un anno di blocchi, la voglia di partire è fortissima. Se non siamo pronti a soddisfarla ne patiremo le conseguenze per gli anni a venire. Rischiamo di essere bollati come un Paese che non sa far fronte alle emergenze, che non si sa organizzare. Di questo i competitor sono pronti ad approfittare». Non bisognerebbe partire subito con una campagna mediatica per attirare i turisti? «So che l'Enit è pronta ma ha bisogno di un'indicazione chiara sulle riaperture. Se l'Italia perde questa occasione, lascia quote di mercato importanti difficili da recuperare in futuro». <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem2" data-id="2" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/stiamo-perdendo-treno-delle-vacanze-2651238181.html?rebelltitem=2#rebelltitem2" data-basename="per-i-vaccinati-liberta-totale-di-spostamento" data-post-id="2651238181" data-published-at="1616973988" data-use-pagination="False"> «Per i vaccinati libertà totale di spostamento» «Questi accordi li vorrei proprio vedere. La Grecia che fa un patto sottobanco con il Regno Unito per accaparrarsi il flusso dei turisti inglesi e dirottarli sulle sue isole? Non ci credo, mi sembra tanto una trovata di marketing»: Andrea Corsini, assessore al turismo della Regione Emilia Romagna, dice di non essere affatto preoccupato della concorrenza di altri Paesi europei. Perché non teme gli annunci degli altri Paesi mediterranei? «Abbiamo visto la scorsa estate che fine hanno fatto i corridoi turistici. Gli accordi si stipulano attraverso atti istituzionali. Finché sei nell'Unione Europea, devi stare alle regole della Ue, non si possono definire intese privilegiate bilaterali tagliando fuori gli altri Paesi». Nessuna paura per le isole greche Covid free? «Per niente. Abbiamo visto la scorsa estate che le fughe in avanti di alcuni Paesi non danno risultati. Ci vuole serietà. Per promuovere la riviera adriatica e le città d'arte abbiamo previsto un investimento di 10 milioni di euro. Non temiamo la Grecia perché siamo una destinazione forte. Siamo pronti per l'estate. Naturalmente io parlo per l'Emilia Romagna. Bisogna vedere che cosa intende fare il ministro del Turismo, Massimo Garavaglia, per il resto del Paese». Avete già qualche idea? «Noi partiremo presto con una campagna pubblicitaria aggressiva. Tanti testimonial, da Simona Ventura ad Alberto Tomba, da Stefano Accorsi a Michelle Hunziker, per promuovere il nostro litorale e le città d'arte. Ma bisognerebbe avviare subito un'operazione di marketing a livello nazionale per non farci scavalcare dai competitor. Mi chiedo che Europa è questa se non si procede insieme facendo fronte comune alla pandemia. Da questa crisi si esce solo stando uniti, non scavalcando gli altri con qualche azione furbesca». Il presidente degli albergatori di Riccione ha lanciato l'idea di una «bolla sanitaria turistica», che permette di uscire dalla regione per chi ha effettuato il tampone. Può funzionare? «Tutta l'Italia dovrebbe diventare una bolla turistica. La proposta è lodevole ma mettere in competizione la costa adriatica con quella tirrenica non farebbe che aumentare il disorientamento del turista. Sono convinto che nel momento in cui la vaccinazione sarà diffusa, gli stranieri arriveranno in massa». Non crede che gli operatori del turismo dovrebbero avere la priorità nella vaccinazione? «Noi abbiamo chiesto di accelerare le vaccinazioni e di procedere prima possibile con i lavoratori del turismo ma il piano nazionale dà la precedenza agli anziani e alle categorie fragili e a rischio. Le strutture alberghiere della mia regione sono state tra le prime a dotarsi dei protocolli di sicurezza. Siamo partiti con una campagna sui social incentrata proprio sulla sicurezza. Il tema però è nazionale. Bisogna organizzare un meccanismo per i tamponi rapidi negli aeroporti e dare la possibilità, a chi risulta positivo, di spostare la partenza senza oneri. Tutto ciò va però deciso come sistema Paese. È un problema di organizzazione, ripeto, e su questo bisogna accelerare. Se, come sento dire, a giugno saremo quasi tutti vaccinati, allora non ci sarà bisogno di fare accordi tra Paesi per accaparrarsi i turisti. Noi siamo pronti. Non temiamo la Grecia».
Il meccanismo si applica guardando non a quando è stato pagato il riscatto, ma a quando si maturano i requisiti per l’uscita anticipata: nel 2031 non concorrono 6 mesi tra quelli riscattati; nel 2032 diventano 12; poi 18 nel 2033, 24 nel 2034, fino ad arrivare a 30 mesi nel 2035. La platea indicata è quella del riscatto della «laurea breve», richiamata anche come diplomi universitari della legge 341/1990. La conseguenza pratica è che il riscatto continua a «esistere» come contribuzione accreditata, ma diventa progressivamente molto meno efficace come acceleratore del requisito contributivo. Con una triennale piena (36 mesi) il taglio a regime dal 2035 (30 mesi) lascia, per l’anticipo del diritto, un vantaggio residuo di appena 6 mesi; nel 2031, invece, la sterilizzazione è limitata a 6 mesi e, quindi, restano utilizzabili 30 mesi su 36 per raggiungere prima la soglia. Il punto che rende la stretta economicamente esplosiva è che il costo del riscatto non viene rimodulato. Nel 2025, per il riscatto a costo agevolato, l’Inps indica come base il reddito minimo annuo di 18.555 euro e l’aliquota del 33%, da cui deriva un onere pari a 6.123,15 euro per ogni anno di corso riscattato (per le domande presentate nel 2025).
In altri termini: si continua a pagare secondo i parametri ordinari dell’istituto, ma una fetta crescente di quel «tempo comprato» smette di essere spendibile per andare prima in pensione con l’anticipata. La contestazione più immediata riguarda l’effetto «a scadenza»: chi ha già riscattato oggi, ma maturerà i requisiti dopo il 2030, potrebbe scoprire che una parte dei mesi riscattati non vale più come si aspettava per centrare prima l’uscita dalla vita lavorativa.
La norma, in realtà, è destinata a creare dibattito politico. «Non c’è nessunissima intenzione di alzare l’età pensionabile», ha detto il senatore della Lega. Claudio Borghi, «e meno che mai di scippare il riscatto della laurea. Le voci scritte in legge di bilancio sono semplici clausole di salvaguardia che qualche tecnico troppo zelante ha inserito per compensare un possibile futuro aumento dei pensionamenti anticipati, che la norma incentiva sfruttando la possibilità data dal sistema 64 anni più 25 di contributi inclusa la previdenza complementare. Quello che succederà in futuro verrà monitorato di anno in anno ma posso dire con assoluta certezza che non ci sarà mai alcun aumento delle finestre di uscita o alcuno scippo dei riscatti della laurea a seguito di questa norma». «In assenza di intervento immediato del governo, noi sicuramente presenteremo emendamenti», conclude il leghista. A spazzare via ogni dubbio ci ha pensato il premier, Giorgia Meloni: «Nessuno che abbia riscattato la laurea vedra’ cambiata la sua situazione, la modifica varra’ per il futuro, in questo senso l’emendamento deve essere corretto» a detto in Senato.
Dal canto suo, il segretario del Pd, Elly Schlein, alla Camera, ha subito dichiarato la sua contrarietà all’emendamento. «Ieri (due giorni fa, ndr) avete riscritto la manovra e con una sola mossa fate una stangata sulle pensioni che è un furto sia ai giovani che agli anziani. È una vergogna prendervi i soldi di chi ha già pagato per riscattare la laurea: è un’altra manovra di promesse tradite. Dovevate abolire la Fornero e invece allungate l’età pensionabile a tutti. Non ci provate, non ve lo permetteremo».
Continua a leggereRiduci
(IStock)
Novità anche per l’attività delle forze dell’ordine. Un emendamento riformulato dal governo prevede che anche gli interventi di soccorso promossi da polizia e carabinieri, a partire dal prossimo anno, andranno «rimborsati» se risulteranno non «giustificati», ovvero se dietro sarà rinvenuta l’ombra del dolo o della colpa grave di chi è stato soccorso. La stretta era stata già prevista nel testo uscito dal Consiglio dei ministri il 17 ottobre ma era limitata a uomini e mezzi della Guardia di finanza, ora con questa proposta di modifica viene estesa agli interventi effettuati dagli altri due corpi. Dal 2026 la richiesta di aiuto che verrà rivolta a polizia di Stato e Arma dei carabinieri, impegnati nel soccorso alpino e in quello in mare, andrà giustificata e motivata. E se non ci sarà una motivazione adeguata e reale la ricerca, il soccorso e il salvataggio in montagna o in mare diventeranno tutte operazioni a pagamento. Non solo. Il contributo sarà dovuto anche da chi procura, per dolo o colpa grave, un incidente o un evento che richiede l’impiego di uomini e mezzi appartenenti alla polizia di Stato e all’Arma. L’importo sarà stabilito con decreti dal ministro dell’Interno e da quello della Difesa, di concerto con l’Economia. L’emendamento precisa, infine, che «il corrispettivo è dovuto qualora l’evento per il quale è stato effettuato l’intervento sia imputabile a dolo o colpa grave dell’agente».
Nessuna novità, invece, per maggiori fondi, che restano rinviati a quando il Paese uscirà dalla procedura d’infrazione. I sindacati di polizia continuano a martellare l’esecutivo dicendo che «per il governo la sicurezza è uno slogan adatto ai discorsi pubblici ma non è una priorità quando si tratta di mettere in campo risorse concrete». In una lettera inviata da Sap, Coisp-Mosap, Fsp Polizia, Silp-Cgil al presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, si attacca «l’ipotesi di un innalzamento dell’età pensionabile, inaccettabile per chi ha trascorso una vita professionale tra rischi e responsabilità enormi e si pretende di allungare ulteriormente la carriera dei poliziotti senza alcun confronto con i sindacati». Per i sindacati è anche «grave, lo stanziamento simbolico di appena 20 milioni di euro per la previdenza dedicata. Una cifra che condanna molti a pensioni indegne dopo una vita spesa al servizio dello Stato».
Intanto hanno avuto il via libera in commissione Bilancio una serie di modifiche alla manovra sui temi di interesse comune alla maggioranza e all’opposizione in materia di enti locali e calamità naturali. In totale sono 64 gli emendamenti. Tra questi, la possibilità di assumere a tempo indeterminato il personale in servizio presso gli Uffici speciali per la ricostruzione e che abbia maturato almeno tre anni di servizio. Arriva anche un contributo di 2,5 milioni per il 2026 per il disagio abitativo finalizzato alla ricostruzione per i territori colpiti dai terremoti in Marche e Umbria.
Il ministro della Salute, Orazio Schillaci, ha sottolineato i maggiori fondi per la sanità. «Sul fronte del personale», ha detto, ci sono degli aumenti importanti e delle assunzioni aggiuntive. Le Regioni possono assumere con il Fondo sanitario nazionale che viene ripartito tra di loro».
Soddisfatto il presidente di Farmindustria, Marcello Cattani. La manovra, infatti, contiene +7,4 miliardi per il Fondo sanitario nazionale e un ulteriore +0,1% che consente di far scendere il payback a carico delle aziende farmaceutiche. «Il segnale è ampiamente positivo», ha commentato Cattani.
Intanto ieri alla Camera, nel dibattito sulle comunicazioni alla vigilia del Consiglio europeo, c’è stato un botta e risposta tra la segretaria del Pd, Elly Schlein, e Meloni. Tema: le tasse e la manovra. «La pressione fiscale sale perché sale il gettito fiscale certo anche grazie al fatto che oggi lavora un milione di persone in più che pagano le tasse», ha detto il premier. E a fronte del rumoreggiamento dell’Aula, ha incalzato: «Se volete facciamo un simposio ma siccome siamo in Parlamento le cose o si dicono come stanno o si studia».
Ma per Schlein «le tasse aumentano per il drenaggio fiscale». Il premier ha, poi, ribadito che la manovra «è seria» e che «l’Italia ha ampiamente pagato in termini reputazionali, e non solo, le allegre politiche degli anni passati».
Continua a leggereRiduci
Il direttore di Limes, Lucio Caracciolo (Imagoeconomica)
«A tutto c’è un Limes». E i professoroni se ne sono andati sbattendo la porta, accompagnati dal generale con le stellette e dall’eco della marcetta militare mediatica tutta grancassa e tromboni, a sottolineare come fosse democratica e dixie la ritirata strategica da quel covo di «putiniani sfegatati». La vicenda con al centro la guerra in Ucraina merita un approfondimento perché è paradigmatica di una polarizzazione che non lascia scampo a chi semplicemente intende approfondire i fatti. Nell’era del pensiero igienista, ogni contatto con il nemico e ogni lettura (anche critica) dei testi che egli produce sono considerati contaminanti.
Già la narrazione lascia perplessi e l’uscita dei martiri da un consiglio scientifico che vede nelle sue file Enrico Letta, Romano Prodi, Andrea Riccardi, Angelo Panebianco, Federico Fubini (atlantisti di ferro più che compagni di merende dello zar) indebolisce le ragioni dei transfughi. Se poi si aggiunge che in cima al comitato dei saggi della rivista campeggia il nome di Rosario Aitala - il giudice della Corte penale internazionale che due anni fa firmò un mandato di cattura per Vladimir Putin - ecco che le motivazioni del commando in doppiopetto si scaricano in fretta come le batterie dell’auto full electric guidata da Ursula von der Leyen.
Eppure Federico Argentieri (studioso di affari europei), Franz Gustincich (giornalista e fotografo), Giorgio Arfaras (economista) e Vincenzo Camporini (ex capo di Stato maggiore dell’Aeronautica) hanno preso la porta e hanno salutato Lucio Caracciolo con parole stizzite per «incompatibilità con la linea politica». Avvertivano una «nube tossica» aleggiare su Limes. Evidentemente non sopportavano che ogni dieci analisi filo-occidentali ce ne fossero un paio dedicate alle ragioni russe. Un’accusa pretestuosa al mensile di geopolitica più importante d’Italia e a uno storico direttore che in 30 anni si è guadagnato prestigio e indipendenza pur rimanendo nell’alveo del grande fiume navigabile (e spesso limaccioso) della sinistra culturale.
«Io quelli che se ne sono andati non li ho mai visti. Chi ci accusa di essere filorusso non ha mai sfogliato la rivista», ha dichiarato il giornalista Mirko Mussetti a Radio Cusano Campus. Dietro le rumorose dimissioni ci sarebbero cause tutt’altro che culturali, forse di opportunità. Arfaras è marito della giornalista russa naturalizzata italiana Anna Zafesova, studiosa del putinismo, firma della Stampa e voce di Radio Radicale. Il generale Camporini ha solidi interessi politici: già candidato di + Europa, è passato con Carlo Calenda e ha tentato invano la scalata all’Europarlamento. Oggi è responsabile della difesa dell’eurolirica Azione. La tempistica della fibrillazione è sospetta e chiama in causa anche le strategie editoriali. Limes fa parte del gruppo Gedi messo in vendita (in blocco o come spezzatino) da John Elkann; la rivista è solida, quindi obiettivo di qualcuno che potrebbe avere interesse a destabilizzarne la catena di comando.
Ieri Caracciolo ha replicato ai transfughi sottolineando che «la notizia è largamente sopravvalutata». Lo è anche in chiave numerica, visto che i consiglieri (fra scientifici e redazionali) sono un esercito: 106, ben più dei giornalisti che lavorano. Parlando con Il Fatto Quotidiano, il direttore ha aggiunto: «Noi siamo una rivista di geopolitica. Occorre analizzare i conflitti e ascoltare tutte le voci, anche le più lontane. Non possiamo metterci da una parte contro l’altra ma essere aperti a punti di vista diversi. Pubblicare non significa condividere il punto di vista dell’uno o dell’altro».
Argentieri lo ha messo sulla graticola con un paio di motivazioni surreali: avrebbe sbagliato a prevedere l’invasione russa nel febbraio 2022 («Non la faranno mai») e continua a colorare la Crimea come territorio russo sulle mappe, firmate dalla formidabile Laura Canali. Caracciolo non si scompone: «Avevo detto che se Putin avesse invaso l’Ucraina avrebbe fatto una follia. Pensavo che non l’avrebbe fatta, ho sbagliato, mi succede. Non capisco perché a distanza di tempo questo debba provocare le dimissioni». Capitolo cartina: «Chiunque sbarchi a Sebastopoli si accorge che si trova in Russia e non in Ucraina; per dichiarazione dello stesso Zelensky gli ucraini non sono in grado di recuperare quei territori».
Gli analisti lavorano sullo stato di fatto, non sui desiderata dei «Volenterosi» guidati da Bruxelles, ai quali i media italiani hanno srotolato i tradizionali tappetini. E ancora convinti come Napoleone e Hitler che la Russia vada sconfitta sul campo. Se Limes non ha creduto che Putin si curava con il sangue di bue; che uno degli eserciti più potenti del mondo combatteva con le pale; che Mosca era ridotta a usare i microchip delle lavatrici per far volare i missili, il problema non è suo ma di chi si è appiattito sulla retorica dopo aver studiato la Storia sui «Classici Audacia» a fumetti. Nel febbraio del 2024 Limes titolava: «Stiamo perdendo la guerra». Aveva ragione, notizia ruvidamente fattuale. La disinformazione da nube tossica aleggia altrove.
Continua a leggereRiduci