2024-03-18
Stellantis stacca la spina all’elettrico
Delusa dal flop della 500 green, l’azienda con sede olandese sta pensando di riportare nello stabilimento di Mirafiori la produzione della storica vettura Fiat a motore termico.Il green a tutti i costi non piace ma soprattutto non vende, anche se incentivato. Lo dimostra la marcia indietro di Stellantis che, secondo un’anticipazione del sito Torinocronaca.it, è pronta a staccare la spina alla nuova 500e per mettere su strada la cara vecchia Fiat 500 a motore. Sono i numeri a guidare la scelta: la 500e non si vende. Prodotta nello storico stabilimento di Mirafiori, la 500 elettrica non va: nei primi due mesi dell’anno, secondo i dati Unrae, sono state vendute 479 Fiat 500e, che corrispondono a due turni circa di lavoro giornaliero. Al contrario, della vecchia 500 equipaggiata con il tre cilindri da 900 centimetri cubici, prodotta nello stabilimento polacco di Tychy, quello che con la 126 ha motorizzato l’intera Polonia, ne sono stati venduti almeno 10 volte tante, circa 4.500 esemplari. Il problema è chiaro: l’auto elettrica è cara e non si vende, anzi la 500e sarebbe troppo costosa anche rispetto ad altri modelli del Gruppo Stellantis. Un mercato che non decolla con l’obbligo per le Case automobilistiche di cancellare la produzione di auto diesel e benzina, pena pesantissime multe. Oltreoceano anche Ford ha comunicato l’urgenza di rivedere le proprie strategie sui veicoli elettrici e di riesaminare la necessità di un’integrazione verticale per le batterie. Del resto la casa automobilistica di Detroit aveva già annunciato che avrebbe rinviato o tagliato 12 miliardi di dollari di spesa sui veicoli elettrici a causa della lentezza delle vendite. Il progetto dell’ex gruppo Agnelli di rallentare con l’elettrico non avrebbe ancora l’ok del ceo Carlos Tavares ma non dovrebbe subire stop perché oltre alle vendite il piano potrebbe ridare slancio allo stabilimento di Mirafiori, dove i sindacati metalmeccanici protestano per altre tre settimane di cassa integrazione dal 2 al 20 aprile, che vanno a sommarsi alle sette settimane di Cig in corso sulle linee della 500e (1.200 operai) e della Maserati (1.000 operai). Riconsiderare la centralità di Mirafiori significherebbe anche ricreare un clima di «pace» tra il Gruppo Elkann e il governo italiano dopo lo scontro di febbraio sugli ecobonus, anziché mettere in campo il piano per produrre un milione di auto in Italia. «Senza sussidi per l’acquisto di veicoli elettrici, si mettono a rischio gli impianti in Italia» aveva detto Tavares riferendosi agli impianti di Melfi, Pomigliano e Mirafiori le tre fabbriche, eccellenze del Made in Italy a quattro ruote, le più in pericolo e a rischio chiusura, anche perché ormai Stellantis considera centrale soltanto Parigi. Ora, a parte che la Francia possiede una partecipazione del 6,1% in Stellantis, il governo Meloni, attraverso il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso ha messo sul tavolo dell’automotive un piano di incentivi da 950 milioni di euro. I numeri delle vendite della 500e dimostrerebbero però che i bonus non bastano e allora meglio fare un passo indietro e rimettere in linea a Mirafiori la vecchia 500, la prima city car disegnata da Dante Giacosa. Materialmente si può fare, perché la scocca dell’auto è quasi la stessa e quindi l’assemblaggio di propulsore e trasmissione avviene proprio secondo il vecchio schema mentre i motori Firefly arriverebbero dalla Polonia o dal Brasile. La maggiore produzione a Mirafiori sarebbe prevista per il 2027, data stimata per l’uscita della nuova 500, ma considerato che l’attuale «e» è già vecchia e nessuno la vuole, il progetto potrebbe avere una bella accelerazione.
Antonio Decaro con Elly Schlein a Bari (Ansa)
La Mushtaha Tower di Gaza crolla dopo essere stata colpita dalle forze israeliane (Ansa)