2024-10-15
«Stellantis non dice nulla su progetti e investimenti. Sa solo chiedere soldi»
Alberto Gusmeroli (Imagoeconomica)
Il presidente della commissione Alberto Gusmeroli che ha audito l’ad: «Gli italiani usati per coprire le perdite del gruppo. Se siamo qui è colpa del Green deal voluto dalla sinistra».Onorevole Alberto Gusmeroli, come presidente della commissione Attività produttive, commercio e turismo alla Camera, dei deputati lei era seduto accanto a Carlos Tavares durante l’audizione…«Senza ovviamente poter ribattere o esprimermi in quanto presidente col collega del Senato. Ero arbitro dell’audizione».Motivi di galateo istituzionale. Ora però, come direbbe lei, «ne ha facolt໫Audizione lacunosa».Che cosa è mancato?«L’auto è un settore strategico. Intorno a essa si struttura una filiera fatta di indotto, componentistica e rete vendite. Mi sarei aspettato l’illustrazione di un piano industriale almeno in termini essenziali. Un po’ di chiarezza su progetti e investimenti per i siti produttivi italiani. Il trend occupazionale e produttivo è preoccupante in Italia».Che in numeri significa?«Almeno 14.000 posti di lavoro persi da Stellantis in 10 anni. -35% di produzione nel 2024. Ad oggi soltanto 400.000 le unità prodotte nonostante i 950 milioni di incentivi pubblici». Il ceo di Stellantis, a dire il vero, può accampare qualche utile scusa per tutto questo…«Lo stop nel 2035 al motore endotermico voluto da Bruxelles con l’univoca transizione verso l’elettrico è un vincolo pesantissimo. Non sostenibile nei tempi e con effetti poco significativi sulle emissioni di CO2. Di contro, grossi vantaggi per i produttori cinesi di batterie, che dispongono di oltre l’80% delle materie prime con cui sono costruite. Ecco, su questo punto ci saremmo aspettati proposte da Stellantis. Come Lega daremo battaglia laddove possibile per interrompere questo insensato conto alla rovescia».Che proposte avrebbe voluto sentirsi dire e che invece non ha sentito?«A settembre Acea (l’Associazione delle case produttrici europee) aveva ad esempio chiesto alla Commissione europea di posticipare al 2027 l’entrata in vigore delle sanzioni per il superamento dei limiti sulle emissioni di CO2 previsti per il 2025. Una richiesta motivata dall’oggettiva impossibilità di raggiungere gli obiettivi prefissati. Eppure, Stellantis non ha sottoscritto il documento. In compenso la soluzione di Tavares per assorbire il 40% di extra costo di un’auto elettrica rispetto a una tradizionale è stata quella di chiedere nuovi incentivi allo Stato. Sul piano industriale Stellantis neanche un cenno ulteriore».Scenari alternativi rispetto al solo elettrico? Lei ne vede?«Assolutamente sì. Basti pensare ai combustibili sintetici e ai biofuel, oltre alla mobilità a idrogeno. Diversificare le fonti rende possibile coniugare gli obiettivi di decarbonizzazione con la sostenibilità economica e sociale delle misure intraprese». Avete provato a sondare altri anelli della catena auto?«Come no. Interessante il confronto con chi le auto deve venderle. Ci parlano di forti sollecitazioni sulla rete affinché si immatricolino quanti più veicoli elettrici possibile. Il mercato non assorbe questa offerta e si riempiono i piazzali delle concessionarie. Il magazzino se non gira diventa obsoleto e perde valore». Le case automobilistiche sono in un vicolo cieco. Se non rispettano certi target di vendita di auto elettriche devono pagare già dal 2025 multe pesantissime, che gli addetti ai lavori stimano fino a 15 miliardi. Le aziende chiedono incentivi pubblici per invogliare i consumatori.«Abbiamo già dato - e abbondantemente - quanto a sostegno pubblico. Rileggevo un mio articolo del 2009. Analizzavo la proiezione internazionale dell’allora Fiat Spa (poi Fca con l’acquisizione di Chrysler). Senza le forti iniezioni di denaro pubblico il risanamento dei conti non sarebbe stato possibile. Esiste un tema etico: prima di distribuire lauti dividendi agli azionisti bisogna pensare agli occupati e alla vasta filiera dell’indotto. E oggi si ripropone ancora la situazione di 15 anni fa, quando ricordavo che gli italiani, con le loro imposte, finanziano gli aiuti all’industria (cassa integrazione, incentivi alla rottamazione eccetera). I contribuenti non possono essere solo “soci poveri”, che partecipano alle perdite senza mai godere delle ricadute positive degli utili».Un’inversione di tendenza è possibile?«Prima di tutto ricordiamoci del patrimonio di conoscenze che l’Italia ha, anche per quanto concerne la componentistica. Senza eguali al mondo per qualità e prezzi. Serve puntare a un deciso incremento delle unità prodotte, ampliando e innovando le piattaforme presenti nei diversi siti, riattivando produzioni di veicoli alimentati a gas naturale e investendo nelle nuove tecnologie. La ricerca è un asset strategico per l’intero comparto: fondamentale preservare e aumentare i brevetti depositati in Italia».Il Pd paventa un progressivo «disimpegno» dall’Italia di Stellantis…«Se oggi ci troviamo in questa situazione è perché tutta la sinistra europea ha voluto e imposto questa transizione non ragionata, irragionevole e cieca rispetto ai tempi e alle necessità degli Stati. Si è scelto di tirare dritto sul solo elettrico. Nessuna analisi costi-benefici. Nessuna considerazione sui contraccolpi occupazionali in Italia a vantaggio della concorrenza predatoria cinese. Perché una transizione sia positiva e accolta dai cittadini deve generare sviluppo, non crisi economica, perdita di posti di lavoro e di produttività! Ciò detto, l’impegno di Stellantis a rimanere nel nostro Paese ribadito a parole durante l’audizione deve essere declinato in numeri e progetti concreti. Serve chiarezza sul piano industriale e sul destino degli stabilimenti italiani». Alla fine, qual è il bilancio dell’audizione?«Auspico possa essere la premessa per profonde riflessioni di Stellantis, visti gli unanimi pareri negativi ricevuti. Mi aspetto facciano tesoro delle osservazioni per un possibile cambio di rotta. Come Lega la priorità resta la salvaguardia dei posti di lavoro. L’automotive è un’eccellenza industriale del made in Italy a cui hanno concorso tutti, a partire dalle tute blu. Queste per prime meritano rispetto e tutela».
(Totaleu)
Lo ha dichiarato l'europarlamentare della Lega Roberto Vannacci durante un'intervista al Parlamento europeo di Bruxelles.