2022-02-24
Stellantis galoppa. Non ci sono più scuse per scaricare l’Italia
Triplicato l’utile netto. Il gruppo, che godrà degli incentivi per l’auto, ora deve mantenere le promesse sulla gigafactory.Un bilancio d’oro nel primo anno di vita di Stellantis, il gruppo automobilistico nato dalle nozze tra Peugeot e Fca. I ricavi sono volati a 152 miliardi di euro, +14% sull’anno precedente. Ma ancor di più l’ha fatto la profittabilità, con un utile operativo rettificato raddoppiato a ben 18 miliardi e un margine sui ricavi salito all’11,8%, un livello mai raggiunto dalle due case automobilistiche prese singolarmente. Segno che le sinergie di costo, una delle promesse dell’operazione, hanno più che funzionato. L’efficientamento dei costi ha portato a risparmi netti di oltre 3,2 miliardi. E così la gestione ha visto esplodere gli utili netti, saliti a 13,3 miliardi dai 4,8 del 2020 proforma. Così tanti profitti si tradurranno in un ricco dividendo per gli azionisti che sarà di 3,3 miliardi di euro. Di questi, 475 milioni finiranno alla Exor della famiglia Agnelli, azionista al 14,4%. E a seguire agli altri soci forti tra cui la famiglia Peugeot e lo Stato francese. Numeri più che enfatizzati dall’ad Carlos Tavares : «I risultati record di oggi dimostrano che Stellantis è ben posizionata per realizzare una forte performance, anche nei contesti di mercato più incerti». Del resto l’enfasi è più che giustificata, dato che il mercato dell’auto ha sofferto anche nel 2021 per i blocchi della pandemia e la crisi dei semiconduttori che ha portato a minori volumi complessivi di vendite nel mondo. Ecco perché i dati del bilancio 2021 hanno sorpreso gli analisti che non si aspettavano indicatori in così grande spolvero con il calo delle vendite. E a guardar bene in quasi tutti i Paesi le consegne di autovetture sono risultate cedenti. Il mercato Usa ha visto un calo del venduto di quasi il 2% ma con ricavi saliti di ben il 15%. Analogo risultato in Europa con cali di oltre il 2% ma ricavi aggiuntivi del 5%. Se vendi meno e ricavi di più evidentemente la leva è il prezzo che ha più che compensato il calo delle consegne. Di fronte a tanta ricchezza Stellantis ha avuto una mano anche dal fisco, grazie alla sua domiciliazione in Olanda. Su profitti pre tasse di 13,2 miliardi ha pagato nel 2021 tasse per 1,9 miliardi con un prelievo effettivo del 14%. Al piano di sopra di Stellantis siede infatti Exor, la holding operativa della famiglia torinese. E proprio Exor ha appena chiuso un contenzioso con il fisco italiano, transando un importo di 746 milioni di cui oltre 100 di interessi, per il trasferimento in Olanda nel 2016 della vecchia Exor nella scatola vuota di Exor nv. Exor aveva all’epoca utilizzato la cosiddetta Pex, la norma che implica un abbattimento del 95% dell’imponibile sulla cessione di partecipazioni per la fuoriuscita degli asset dall’Italia. Un abbattimento tale che la società aveva pagato in tasse solo 170 milioni su asset e plusvalenze da partecipazioni di oltre 13 miliardi. Di fatto l’1,3% di prelievo fiscale, un’inezia per tagliare del tutto il cordone ombelicale con il nostro Paese, sfruttando i vantaggi societari e fiscali dell’Olanda. L’Agenzia delle entrate ha contestato l’uso della norma Pex, dato che è inapplicabile a chi non mantiene nessuna organizzazione stabile in Italia, come nel caso della fuga totale di Exor dal nostro Paese. Da lì un lungo contenzioso e alla fine Elkann ha deciso di transare per la somma di 746 milioni. Una vittoria per il fisco? Parrebbe proprio di no. Dato che l’ammontare vero, se fosse stata applicata la tassazione ordinaria, avrebbe comportato per Exor il pagamento all’Erario di una cifra vicina ai 4 miliardi. Vittoria di Exor quindi che è uscita dalla vicenda pagando meno del 20% del dovuto. La decisione di pagare, transando con lo sconto con l’Erario, è arrivata in contemporanea con la decisione del governo di stanziare 1 miliardo all’anno per otto anni per il comparto dell’auto. E con l’impegno a finanziare con circa 400 milioni di soldi pubblici l’investimento promesso da Stellantis per la gigafactory delle batterie elettriche a Termoli. Investimento su cui Tavares poche settimane prima aveva detto che nulla era ancora definito con il governo italiano. Sembra di tornare ai vecchi fasti della Fiat in crisi, ritenuta così fondamentale per il destino dell’Italia da venire costantemente sovvenzionata o direttamente o con le continue rottamazioni. Ancora quindi una mano tesa dello Stato nei confronti del gigante dell’auto, ora a guida di fatto francese, che sforna però al contrario della vecchia Fiat utili su utili. Con bilanci così scoppiettanti, tanto da destinare oltre 3 miliardi ai dividendi, forse i soldi per investire in Italia senza chiedere sempre la mano pubblica Stellantis potrebbe recuperarli con le sue forze. Ma ai piani alti, cioè il primo azionista che è Exor, la pensano da tempo diversamente. L’auto è sempre meno centrale nelle strategie finanziarie di John Elkann che con la fusione ha di fatto diluito il suo investimento nel comparto. Exor ormai è una holding finanziaria che punta a investire nei settori ad alta crescita come la moda e il tech. Exor tra l’altro incasserà 3 miliardi di plusvalenza dalla vendita recente di Partnerre. Finiranno investiti in Stellantis? Chissà, ma il dubbio è più che legittimo.
Giancarlo Tancredi (Ansa)
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Francesco Nicodemo (Imagoeconomica)