2022-12-19
Stefania Craxi: «Sinistra al soldo di forze straniere»
Stefania Craxi (Imagoeconomica)
La presidente della commissione Esteri del Senato: «È il loro vecchio vizio, dall’oro di Mosca ai contanti del Qatar. Sono garantista ma non dimentico i moralisti dei miei stivali chi mi hanno fatto la predica».«È un vecchio vizio della sinistra italiana: finire al servizio di potenze straniere. Così, oggi siamo passati dall’oro di Mosca ai contanti del Qatar. Io resto la più garantista in assoluto: ma allo stesso tempo non dimentico chi finora mi ha fatto la morale. Ecco, ai tanti moralisti “dei miei stivali” voglio ricordare che, a maggior ragione dopo l’inchiesta di Bruxelles, non sono titolati a dare lezioni». Stefania Craxi, Forza Italia, presidente della Commissione Esteri del Senato: che impressione le ha fatto la montagna di banconote trovata in casa di Antonio Panzeri?«Ho pensato che la politica è sempre più debole e influenzabile. Il tema dei condizionamenti stranieri verso le realtà occidentali, e soprattutto europee, è preminente. Dobbiamo affrontarlo rapidamente con forza, senza cedere a retoriche più o meno forcaiole, sapendo che è un nodo di sistema che riguarda la qualità delle nostre democrazie». Cosa l’ha più colpita?«Il presunto coinvolgimento di assistenti parlamentari, che denota come gli apparati, burocratici e parapolitici, hanno preso il sopravvento sulla politica e le stesse rappresentanze parlamentari». Mentre gli inquirenti cercano di ricostruire i flussi di denaro anche in Italia, ci si chiede quanto estesa sia la rete corruttiva. Abbiamo a che fare con singole «mele marce», oppure è solo la punta di un iceberg?«Non do giudizi nel merito. Bisogna far vale sempre e comunque i principi del garantismo. E poi, non conosco le carte, e sarebbe sbagliato mettere tutti i protagonisti in un calderone, considerato che molti dei soggetti coinvolti si dichiarano innocenti. Credo, però, che rischiano di aprirsi nel livello comunitario molti bubboni. Le istituzioni europee sono obbligate riformarsi con urgenza, perché c’è un evidente mancanza di democrazia. Io queste istituzioni continuerò a difenderle: temo che qualcuno voglia dipingere un europarlamento di inquisiti, facendo crollare un’intera classe politica, come trent’anni fa. Se adottassi il metodo usato contro mio padre, oggi dovrei sventolare le manette: ma noi siamo fatti di un’altra pasta». Nota qualche analogia tra il presente e l’epoca di Mani Pulite? «Sono tempi, contesti e situazioni troppo diversi per essere accostate. Semmai una similitudine si può trovare in un certo vezzo della sinistra comunista, sempre pronta a fare la morale, affetta da quello che è stato chiamato il “complesso dei migliori”. Vedremo come si concluderanno le indagini, ma come diceva Nenni, “se giochi a fare il puro, prima o poi incontri uno più puro di te che ti epura”. Ma i moralisti fanno sempre una brutta fine: è la storia che si incarica di definirli spergiuri».Quest’ultima frase è una celebra citazione di Bettino Craxi, che a Montecitorio invitava i partiti senza peccato a scagliare la prima pietra. Oggi la superiorità morale della sinistra è tramontata? «Non è mai esistita. Semmai, c’era ieri e in parte oggi, una “doppia morale”. Altro che virtù pubbliche e vizi privati. Nel ’92 si sono messi al servizio di un’operazione golpista, ricevendo protezione e teorizzando una presunta verginità, proprio loro che, oltre alle tangenti dalle aziende, prendevano soldi e ordini da una potenza militare nemica dell’Italia e dell’Occidente. Per inciso, senza un minimo di autocritica sul passato, ci danno anche lezioni sul piano internazionale, mentre a Bruxelles si riempiono la bocca della parola diritti per poi prendere soldi da governi autocratici».I vertici della sinistra italiana si dicono «sconcertati» e si dichiarano «parte lesa». Cosa ne pensa? «La responsabilità penale è sempre personale. Forse non lo è stata solo nel “caso Craxi”. E comunque fanno bene ad essere sconcertati, visto anche tutto ciò che più di recente hanno detto e fatto sulla Lega di Salvini. La verità, però, è che i partiti, o come vogliamo chiamare questi succedanei, vivono nella società. E nella società ci sono buoni, brutti, disonesti, persone perbene. Dovrebbero ricordarlo anche quando queste vicende interessano altri, senza sciacallaggi e mistificazioni. Ma si sa: coltivare la memoria non è il pregio di questa sinistra». Enrico Letta riunisce con la massima urgenza la commissione di Garanzia del Pd, per tutelare «l’onorabilità della comunità dei democratici».«Visto che sono così solerti sulla trasparenza, perché non accolgono la richiesta del centrodestra di istituire una commissione di inchiesta su Tangentopoli?». Trent’anni fa c’era chi «rubava» per sé, e chi per il partito. Oggi le accuse parlano di ruberie nel nome dei «diritti umani». Dopo il caso di Mimmo Lucano e di Soumahoro, è come se si imponesse una nuova forma di corruzione, ancora più odiosa?«Anche qui, non mischiamo vicende tra loro dissimili, non facciamo confusione e non pensiamo che tutto sia da buttare via. Conosco bene la realtà di Lampedusa, dove uomini e donne, associazioni, prestano un’opera meritoria in condizioni inaccettabili. L’Europa benpensante e perbenista, dovrebbe andare lì e vedere. Ciò che la sinistra non capisce è che il modello che difendono si presta a storture di ogni tipo, non affronta i problemi, non li risolve. Non aiuta i migranti ma spesso li rende schiavi, merce di un sistema inumano».Tutti i protagonisti politici di questa vicenda vengono definiti «socialisti europei». Da socialista, cosa ne pensa? «Le famiglie europee non rappresentano più correnti ideali, programmatiche e identitarie. Questa è una realtà di fatto che vale ancor più per i socialisti europei, all’interno dei quali ci sono tendenze non sovrapponibili. Sono ormai grupponi per la gestione del parlamento, di poltrone e risorse, mentre le discussioni politiche si dividono per interessi nazionali. Questo è una questione su cui riflettere, una conseguenza dell’assenza di un’Europa politica e di una costruzione comunitaria fallace. Manca l’Europa che serve». Per le istituzioni europee è un danno di immagine importante. Dove c’è un difetto di democrazia e un eccesso di tecnocrazia, arrivano le lobby? «Le lobby sono sempre esistite ed esisteranno. Vanno regolate, riconosciuto loro il diritto di interlocuzione: ma è essenziale una democrazia forte. Perché la democrazia, la politica, è rappresentazione di interessi legittimi. Bisogna semmai ricondurre gli interessi particolari all’interesse generale. Democraticizzare le istituzioni comunitarie è poi necessario a prescindere. Ma in questo caso specifico, c’entrano poco le lobby, che comunque possono essere normate. Qui, se provato, c’è di mezzo uno Stato corruttore. È molto più grave». Servono nuove regole per separare la politica dal lobbismo?«Non servono altre leggi, tantomeno forcaiole. Serve un sistema politico e istituzionale più forte e robusto, anche e soprattutto a Bruxelles».In generale, come pensa che la stampa stia affrontando lo scandalo?«Come sempre. Cerca il capro espiatorio, lo identifica e non cura del fatto che questo possa essere innocente. Il processo mediatico, perché in molti casi di questo si parla, non risponde al diritto di cronaca, è figlio della barbarie e non del diritto». Da Matteo Renzi in affari con gli arabi, a Massimo D’Alema con il suo ruolo di consulente per una cordata di sceicchi in vista dell’acquisizione della raffineria di Priolo. Comportamenti legittimi ma inopportuni? «Renzi fa il conferenziere, un mestiere svolto da molti ex premier in tutto il mondo, ma, certo, a esperienza politica conclusa. D’Alema, invece, è un caso più unico che raro: lui comunista - come tutt’ora rivendica - si ergeva a primate della politica, continua a fare e disfare nelle retrovie, e poi fa il consulente delle multinazionali? Diciamo che non Craxi, ma un qualsiasi ex Presidente del Consiglio della prima Repubblica non l’avrebbe mai fatto». Cosa pensa delle ultime proposte del ministro della Giustizia Nordio riguardo intercettazioni, immunità e avvisi di garanzia? «Cosa dire? Forza Nordio. Attendiamo da decenni una riforma ragionevole. Mi auguro, ma non mi illudo, che sia giunta l’ora, anche perché questa maggioranza si è impegnata con gli elettori per una riforma del sistema giustizia. Quanto alla nostra sinistra: è quella che conosciamo. Il garantismo non fa parte del suo bagaglio, e non da oggi. Tanto più che ormai insegue solo i pentastellati, che dettano loro l’agenda dentro e fuori il Parlamento. Ma così facendo si condannano all’irrilevanza e alla scomparsa. Personalmente, me ne farò una ragione».
Francesca Albanese (Ansa)
Andrea Sempio. Nel riquadro, l'avvocato Massimo Lovati (Ansa)