
Per l’amministrazione Trump la riforma delle forze armate rappresenta una priorità. A renderlo chiaro sono stati, ieri, il capo del Pentagono, Pete Hegseth, e lo stesso presidente americano durante un incontro, definito dal Wall Street Journal «senza precedenti», con i generali e gli ammiragli nella base militare di Quantico, in Virginia. L’obiettivo presentato dall’amministrazione americana è stato chiaro sin da subito: sradicare la cultura woke dall’esercito, rafforzare la capacità di deterrenza nei confronti degli avversari internazionali e impiegare le forze armate contro i disordini interni.
Donald Trump ha innanzitutto rivendicato di aver cambiato il nome del Pentagono da Dipartimento della Difesa a Dipartimento della Guerra, definendo questa mossa come «molto più di un semplice cambiamento di marchio». «Insieme stiamo risvegliando lo spirito guerriero», ha aggiunto, sottolineando di voler rendere l’esercito americano «più rapido e più feroce». «Come leader, il nostro impegno nei confronti di ogni patriota che indossa l’uniforme è quello di garantire che l’esercito americano rimanga il più letale e dominante del pianeta», ha continuato, per poi mettere nel mirino il politicamente corretto. «Stiamo riportando l’attenzione sulla forma fisica, l’abilità, il carattere e la forza, e questo perché lo scopo dell’esercito americano non è proteggere i sentimenti di nessuno. È proteggere la nostra repubblica», ha affermato, annunciando inoltre la possibilità di «ampliare» le forze armate. Trump ha anche parlato della potenza atomica degli Stati Uniti. «Ne abbiamo più di chiunque altro», ha dichiarato, riferendosi agli armamenti nucleari, «Ne abbiamo di migliori. Ne abbiamo di più moderni, ma è qualcosa a cui non vogliamo nemmeno pensare».
Il presidente si è poi soffermato sulla questione della capacità di deterrenza. «Il Dipartimento della Guerra fermerà le guerre», ha detto. «In futuro le forze armate degli Stati Uniti saranno del tutto ineguagliabili», ha continuato, precisando: «Siamo l’esercito degli Stati Uniti. Il migliore, il più audace, il più coraggioso che il mondo abbia mai visto». Trump si è inoltre concentrato sui problemi interni e sul ruolo che le forze armate potrebbero avere nel risolverli. «Siamo sotto invasione interna, non diversamente da un nemico straniero, ma più difficile sotto molti aspetti perché non indossano uniformi», ha detto. «Almeno quando indossano un’uniforme, puoi eliminarli. Queste persone non hanno uniformi, ma siamo sotto invasione dall’interno», ha proseguito. «Il mese scorso ho firmato un ordine esecutivo per fornire addestramento a una forza di reazione rapida che possa contribuire a sedare i disordini civili», ha aggiunto, sostenendo che i soldati dovrebbero usare le città americane maggiormente «pericolose» come dei «campi di addestramento».
A intervenire sugli stessi argomenti trattati dal presidente è stato anche Hegseth. «L’era della leadership politicamente corretta, eccessivamente sensibile e che non ferisce i sentimenti di nessuno finisce proprio adesso a tutti i livelli», ha dichiarato il capo del Pentagono, che ha anche annunciato una revisione delle «definizioni, adottate dal Dipartimento, della cosiddetta leadership tossica: bullismo e nonnismo».
L’obiettivo, ha proseguito, sarà quello di «consentire ai capi di far rispettare gli standard senza timore di ritorsioni o ripensamenti». Hegseth ha anche preso di mira gli ufficiali fuori forma fisica. «Francamente, è stancante osservare le formazioni di combattimento, o in realtà qualsiasi formazione, e vedere soldati obesi», ha detto, per poi aggiungere: «Allo stesso modo, è del tutto inaccettabile vedere generali e ammiragli obesi nei corridoi del Pentagono a capo di comandi militari in tutto il Paese e nel mondo».
Ma non è tutto. Hegseth si è anche soffermato sugli obiettivi di politica estera, prendendo nettamente le distanze dalla vecchia linea neocon, improntata all’interventismo militare e al nation building. «La nostra leadership civile e militare è piena zeppa di veterani provenienti dall’Iraq e dall’Afghanistan che dicono “mai più” al nation building e a nebulosi obiettivi finali», ha dichiarato, per poi aprire chiaramente a uno spoil system.
«È quasi impossibile cambiare una cultura con le stesse persone che l’hanno creata», ha affermato. Lo stesso Trump, rivolgendosi ai generali (piuttosto silenziosi) in sala, ha detto: «Se non vi piace quello che dico, potete andarvene. Naturalmente, se ne vanno anche il vostro grado e il vostro futuro».
Insomma, è chiaro che l’amministrazione Trump punta a una radicale riforma delle forze armate. D’altronde, la lotta alla cultura woke e agli apparati considerati riottosi ha sempre rappresentato una priorità dell’attuale presidente americano. Ricordiamo che, durante il primo mandato, i rapporti tra Trump e il Pentagono non erano stati sempre idilliaci. Tuttavia, dopo la crisi afgana dell’agosto 2021, gli apparati della Difesa statunitensi erano entrati in rotta di collisione con l’amministrazione Biden e, più in generale, con il Partito democratico americano. Questo non ha comunque impedito a Trump di procedere con l’estirpazione del progressismo annidatosi nel Pentagono: già a fine gennaio, aveva infatti firmato un decreto volto a vietare i programmi di diversità e inclusione presenti in questo dicastero. Infine, ma non meno importante, l’incontro di ieri a Quantico ha voluto anche essere un monito implicito alla Cina. Un modo, cioè, per far capire a Pechino che Washington è pronta a ogni eventualità.