2024-05-10
La Statale di Milano cede agli estremisti palestinesi. No al convegno su Israele
L’evento, già saltato una volta, è stato cancellato definitivamente dal rettore. Gli organizzatori: «Scelta politica. Nelle università dettano legge i violenti».«La bellezza non salva il mondo», spiega spesso il maestro di estetica Elio Franzini, filosofo e rettore uscente della Statale di Milano. Sarà vero, ma di sicuro non lo salverà neppure la pavidità in ermellino. Ieri, l’ateneo ha cancellato il convegno Israele unica democrazia del Medio Oriente per le «troppe tensioni e per il clima di contrapposizione». Comunque la si pensi sul duro scontro che oppone i sostenitori della Palestina e quelli dello Stato ebraico, quando un’università toglie la parola a qualcuno offre un micidiale saggio del proprio disfacimento. Gli organizzatori del convegno erano l’Associazione Italia Israele di Savona, guidata da Cristina Franco, e l’Associazione milanese pro Israele, presieduta da Alessandro Litta Modigliani, che ieri hanno dato la notizia della cancellazione da parte del rettore Franzini. L’incontro era inizialmente previsto per martedì scorso ed era stato rinviato dalla Statale a seguito di presunti rischi di incidenti. In realtà, dalla Questura non risultano conferme di minacce, ma in ogni caso è stata proposta dall’ateneo la modalità online. Una modalità che gli organizzatori hanno respinto, visto che non c’è il Covid, ma al massimo un’epidemia di schiene un po’ piegate. «È evidente che non esiste la volontà politica di consentire lo svolgimento in presenza, all’interno dell’ateneo, di un convegno che rappresenti le ragioni e ricostruisca la storia di Israele e la sua realtà presente anche per quanto concerne gli aspetti di diritto internazionale», lamentano Litta Modigliani e la Franco. Che poi allargano la denuncia a quanto sta succedendo da mesi: «Nelle università italiane dettano legge i violenti, i facinorosi, gli estremisti che hanno impedito di parlare a Maurizio Molinari e David Parenzo, mentre a Milano c’è spazio solo per la propaganda di Francesca Albanese e Moni Ovadia e in diversi atenei si è data, senza obiezione alcuna, voce a personaggi come Leila Khaled o Omar Barghouti». Khaled è un’ex militante dell’Olp e oggi attivista palestinese, mentre Barghouti è fondatore del Bds, il sedicente «movimento nonviolento a guida palestinese per il boicottaggio, il disinvestimento e le sanzioni contro Israele». Il rettore Franzini, che nelle prossime settimane lascerà il posto alla linguista Marina Brambilla (ieri silente sulla delicata vicenda), non ci sta a farsi trascinare sul banco degli imputati e lo si capisce da quanto ha scritto agli organizzatori del convegno saltato: «Pur prendendo atto, con rammarico e dalla stampa, che la proposta di svolgere il convegno online non ha incontrato il vostro favore, mi trovo costretto a confermare il mio orientamento». La sua tesi è che in queste settimane si sia fatto troppo clamore sull’iniziativa e questo sarebbe, indirettamente, anche colpa di chi sostiene Israele. Nella lettera, infatti, lamenta che «se possibile, la campagna mediatica che nostro malgrado ci ha coinvolti e la polarizzazione delle diverse posizioni ha ulteriormente acuito le tensioni e il clima di contrapposizione. Non ritengo quindi che a oggi vi siano le condizioni, anche di collaborazione e fiducia reciproca, necessarie per contemplare un rinvio del vostro convegno in presenza». Il problema del rettore uscente è che si trova preso tra due fuochi, con gli studenti di entrambi gli schieramenti che lo criticano. Ma soprattutto, avendo ospitato in precedenza in due diversi dipartimenti dell’ateneo degli incontri pro Palestina organizzati dai collettivi di sinistra, Franzini è andato in difficoltà sotto il profilo della terzietà. E l’allarme sicurezza, non confermato, sull’appuntamento pro Israele deve essergli sembrato una via di uscita. Anche se non proprio onorevole e in linea con l’articolo 21 della Costituzione sulla libertà di pensiero, che proprio in un’università dovrebbe avere il suo tempio. Grande «delusione» per la scelta della Statale è stata espressa anche da Davide Romano. Il direttore del Museo della Brigata ebraica partigiana ritiene che si tratti di «uno smacco per la nostra città di Milano», dove in pratica «viene sospesa la Costituzione», ma soprattutto teme che «la cancellazione dell’evento sia di grande incoraggiamento per la galassia degli estremisti Propal, che ora faranno ancora più pressioni, se non violenze, sul mondo universitario per vietare le opinioni diverse dalle loro». Non proprio all’erta il sindaco, Beppe Sala, che nei giorni scorsi aveva postato su Instagram la foto del proprio cagnolino con la didascalia «Sul pezzo». Sei giorni fa, quando si era saputo dello slittamento del convegno pro Israele, se l’era cavata così: «In sintesi, è un tema di grande dibattito ma sono questioni su cui la politica milanese sta cercando di tenere la barra diritta». Mentre Franzini è tornato sul fattaccio per assicurare che «nell’ambito dell’autonoma programmazione culturale di questo ateneo, continueremo a trattare in sicurezza e con moderazione le vicende dell’attualità politica internazionale, ponendo accento alle ragioni dei conflitti, alla condanna di ogni forma di razzismo e violenza e auspicando la pace». Si comincia con una cancellazione.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.