
Lo sdoganamento dei farmaci blocca pubertà mostra che anche qui si sta abbattendo ogni confine in nome dei diritti Lgbt. Chi dovrebbe porre limiti tace: dal mondo cattolico arriva giusto un invito alla prudenza. Wyley Simpson ha barba e baffi, eppure sui social network è apparso con il bel ventre tondo regalato dalla gravidanza. Sembra a tutti gli effetti un uomo, ma è rimasto incinto e ha partorito. E adesso vive con il suo compagno maschio e il figlioletto in Texas. Ovviamente, Wyley era una donna: ha deciso di cambiare sesso, ha cominciato ad assumere gli ormoni per diventare maschio, ma la natura è stata più veloce, ed ecco il risultato. Il caso della madre senza seni e con la barba è l'estremo approdo di una tendenza che negli Stati Uniti, in Canada, nel Regno Unito e altrove si è affermata già da anni, ma che qui da noi comincia ora ad affacciarsi con prepotenza sulla scena. Quale sia la moda ormai lo sappiamo: in nome dei «diritti della minoranza» si concede qualunque cosa. Per esempio si somministrano ai minorenni farmaci per bloccare la pubertà in attesa che i ragazzi o le ragazze inizino il percorso per cambiare sesso. In Inghilterra questi medicinali sono diffusi su larga scala, anche perché in soli 5 anni, da quelle parti, il numero di giovanissimi intenzionati a «transitare» è aumentato del 400%. Adesso autorevoli scienziati britannici si sono resi conto che, nel loro sistema, qualcosa non funziona. Si sono accorti che si sta mettendo a rischio la salute (e la vita) di tantissimi ragazzini pur di accogliere le richieste degli attivisti Lgbt. Non si fanno adeguati controlli, non si approfondiscono a sufficienza i singoli casi: quando un minorenne si presenta al «Gender institute» foraggiato dal servizio sanitario nazionale, il gioco è fatto.Va di moda l'«approccio affermativo»: se un bimbo o un adolescente dichiara di appartenere al sesso opposto al suo, bisogna assecondarlo, altrimenti si passa per pericolosi omofobi reazionari. E così, un pezzetto dopo l'altro, si arriva a vicende come quella di Wyley Simpson. Direte: il passo è lungo. Mica tanto, in realtà. In Italia, per esempio, è già permesso cambiare sesso sui documenti anche se non si è ancora fatto ricorso alla chirurgia. Oltremanica questa possibilità esiste già da tempo e sapete che cosa è accaduto poco tempo fa? Una signora inglese ha dichiarato di sentirsi uomo e si è rivolta all'anagrafe per farsi riconoscere il nuovo sesso sui documenti. Agli occhi dello Stato, la nostra donna è diventata un uomo trans di nome TT. Appena dopo aver ottenuto la certificazione di virilità, la signora ha pensato bene di avere un figlio. Ha fatto ricorso a una banca del seme e ha approfittato dei suoi attribuiti femminili per restare incinta. Nove mesi dopo ha dato alla luce un bambino, ma non vuole essere registrata come madre del piccolo. Per la burocrazia britannica è un uomo, quindi vuole comparire sul certificato di nascita del piccolo come «padre». Una volta che ci si è inginocchiati all'ideologia, tutto è concesso, tutto va bene, compresi i «padri» barbuti che partoriscono. Se non si mette un argine, se non si segna un limite, è solo questione di tempo. Il problema è: a chi tocca fissare un limite? Ci si aspetterebbe che la prima a muoversi in questo senso fosse la Chiesa cattolica. Eppure, in questi giorni, i vescovi sono rimasti in silenzio.Papa Francesco, in tempi non sospetti, si è espresso con estrema chiarezza contro la pericolosa moda del «neutro». Ci attendevamo quindi una decisa levata di scudi dei prelati contro la liberalizzazione della triptorelina (il medicinale che blocca la pubertà). Invece niente. Tutti zitti. Anzi, per la verità qualcuno ha parlato. Laura Palazzani, vicepresidente del Comitato nazionale per la bioetica e membro corrispondente della Pontificia accademia per la vita, ieri ha rilasciato una densa intervista a Vatican News. La Pontificia accademia per la vita, giova ricordarlo, è stata istituita da san Giovanni Paolo II allo scopo di difendere il valore della vita umana e la dignità della persona. Ebbene, il massimo che la Palazzani ha saputo o potuto fare è stato dichiarare che la triptorelina va somministrata «solo in casi molto circoscritti, con prudenza, con una valutazione caso per caso». Maurizio Bini, il luminare che guida l'ambulatorio per la transizione di genere dell'ospedale Niguarda di Milano, è stato molto più determinato. I professori di Oxford che criticano l'operato del «Gender institute» di Londra sono stati estremamente più duri. Davvero il mondo cattolico non può fare altro che invitare blandamente alla prudenza? Nel Regno Unito di questi problemi si stanno occupando la Bbc, il Telegraph, il Times. Qui, a parte la Verità, i giornali fanno per lo più finta di nulla, comprese le principali testate di orientamento cattolico. Non si tratta solo di opporsi alla diffusione di un farmaco. Si tratta di fermare un'ideologia che punta a cancellare ogni confine. Le famiglie, da sole, non possono opporsi a questa offensiva. La politica - a parte piccole ma radiose eccezioni - preferisce cedere il passo. Se pure la Chiesa arretra, che cosa resta? Facile rispondere: non rimane niente, non ci sono più baluardi. Se l'ideologia della «dismisura» vince, non basta tutta la prudenza del mondo. Parlatene con la «madre» barbuta, di prudenza...
Elly Schlein (Getty images)
I dem vogliono affondare la riforma Nordio ma dimenticano che alle ultime elezioni politiche assicuravano la creazione di un nuovo «tribunale» disciplinare per i magistrati. Se lo fa il governo, però, è da boicottare.
«Proponiamo di istituire con legge di revisione costituzionale un’Alta corte competente a giudicare le impugnazioni sugli addebiti disciplinari dei magistrati e sulle nomine contestate». La citazione sopra riportata non proviene da un documento elettorale del centrodestra o da un intervento pubblico del guardasigilli Carlo Nordio, bensì dal programma elettorale del Pd alle elezioni politiche del 2022. Eppure, nonostante questo, durante l’approvazione della riforma della giustizia varata dal centrodestra, i dem, contrari al pacchetto di modifiche varato dalla maggioranza, hanno lanciato strali anche contro questo punto, dimenticandosi che era parte del loro programma. «Si vuole costituire una magistratura giudicante e una magistratura requirente come due corpi separati e culturalmente distanti, selezionati da due concorsi diversi, con due Csm distinti e con un’Alta corte disciplinare che risponde a logiche esterne alla magistratura stessa.
Papa Leone XIV (Ansa)
Nel commentare la dichiarazione dei vescovi Usa sull’immigrazione, il pontefice ha ribadito il diritto a controllare i confini. I media francesi hanno omesso il passaggio.
Papa Leone XIV ha risposto ai giornalisti che si trovavano a Castel Gandolfo martedì sera e si è espresso su vari argomenti: la pace in Ucraina, le stragi in Nigeria, i suoi progetti di viaggi apostolici per il 2026 e anche delle sue abitudini quando soggiorna a Villa Barberini. Tra temi trattati c’era anche la gestione dell’immigrazione negli Stati Uniti. Come scritto da Vatican News, il Santo Padre ha commentato la dichiarazione sui migranti pubblicata, giovedì scorso, della Conferenza episcopale statunitense.
Ursula von der Leyen (Ansa)
La Commissione prepara nuove regole per la circolazione rapida (massimo tre giorni) di truppe e cingolati tra i Paesi dello spazio Schengen. Un tempo simbolo di pace...
«Vi sono molte cose che contrassegnano l’Ue e la sua storica integrazione, ma due ne esprimono appieno l’anima: Erasmus e Schengen. È poco responsabile mettere a rischio la libertà di movimento degli europei». Firmato Sergio Mattarella. Correva l’anno 2018 e l’Austria in accordo con la Germania aveva proposto di chiudere il confine con l’Italia per non far arrivare i migranti. Sono passati sette anni e la Commissione europea presenta un regolamento per far viaggiare i carri armati senza frontiere. Schengen doveva essere il simbolo della pace e della libertà e ora diventa la Schengen con le stellette che ci costa malcontati 270 miliardi in dieci anni, in modo che le truppe si muovano liberamente e velocemente.
Sergio Mattarella e Giorgia Meloni (Ansa)
Dalla riforma della giustizia alla politica estera: sono molti i temi su cui premier e capo dello Stato dovranno confrontarsi nei prossimi mesi, malgrado le tensioni.
Come in una qualsiasi relazione, quando si insinua nella coppia lo spettro del tradimento, i rapporti si incrinano e non possono più tornare ad essere come erano prima. Lo tsunami che si è abbattuto sul Quirinale a seguito dello scoop della Verità, rischia di avere gravissime ripercussioni a lungo termine, sui legami tra governo e presidente della Repubblica. E anche se il Colle sminuisce la questione, definendola «ridicola», il consigliere per la Difesa del capo dello Stato, Francesco Saverio Garofani, non solo conferma ma aggiunge particolari che mettono a dir poco in imbarazzo i soggetti coinvolti. E hai voglia a dire che quelle fossero solo battute tra amici. La pezza peggiore del buco.






