2025-02-21
Stangata del Tar sui balneari: «Non è valida la proroga delle concessioni al 2027»
Bocciato in Liguria il ricorso contro una gara del Comune di Zoagli: «Fra Ue e Italia non c’è un accordo scritto». Contraddette sentenze precedenti. Spiagge in rivolta.Ci risiamo: i balneari aprono gli ombrelloni non per i turisti, ma per ripararsi dalle incertezze della giustizia. È di queste ore l’ennesima pronuncia di un Tar che, in difformità con altre Corti amministrative, sostiene che le concessioni balneari, in base alla Bolkestein che lo stesso autore ha smentito, sono scadute, vanno messe a gara e che quello che dice l’Europa è legge insormontabile. Siamo a una riedizione in chiave turistica del «lodo Albania»: ciò che il governo fa i giudici smontano. Stavolta non si tratta di migranti, ma di molte ombre e pochissima luce sul diritto a gestire uno stabilimento balneare. Il Tar della Liguria ha detto che la proroga delle concessioni dei lidi approvata lo scorso anno nel cosiddetto decreto Infrazioni poi convertito in legge con cui Giorgia Meloni riteneva di aver preso il tempo sufficiente per rispondere alla procedura d’infrazione avviata da Bruxelles senza buttare a mare - è il caso di dirlo - 7.000 «bagnini», 30.000 imprese, 300.000 posti di lavoro e un settore che vale circa il 20% del nostro turismo (malcontati sono 14 miliardi diretti che arrivano a 60 con l’indotto) è carta straccia. Il pronunciamento è intervenuto a seguito del ricorso presentato da quattro stabilimenti balneari contro il Comune di Zoagli che aveva rimesso a gara le concessioni sostenendo che erano scadute a fine 2023. Questo termine era stato fissato dal governo Draghi in obbedienza a Bruxelles. Proprio all’Europa si richiamano i giudici liguri sostenendo: «Non esiste alcun accordo scritto tra lo Stato italiano e la Commissione europea che imponga alle amministrazioni locali di estendere le concessioni fino al 2027. Inoltre, anche se tale accordo esistesse, non potrebbe prevalere sulla giurisprudenza della Corte di giustizia dell’Unione europea, che ha già sancito l’incompatibilità delle proroghe automatiche con il diritto comunitario.» Insomma, stando ai giudici, Giorgia Meloni avrebbe mentito sull’accordo preso con Bruxelles. «Siamo all’assurdo», commenta Bettina Bolla, anche lei ligure, presidente di un’associazione agguerrita com’è Donne da mare-Base balneare che fa fronte comune con Assobalneari guidata da Fabrizio Licordari, «perché i Tar continuano a emettere provvedimenti contraddittori. Per i giudici del Lazio, del Veneto e della Puglia le concessioni sono valide. Il dottor Antonio Pasca del Tar di Lecce ha sancito che il decreto Meloni che porta le concessioni al 2027 non è una proroga ed è quindi del tutto legittimo. Come si fa a fare impresa con questa incertezza?». Bettina Bolla torna alla carica: «Sono andata di proposito a incontrare Frits Bolkestein che purtroppo è scomparso nei giorni scorsi e ne sono profondamente addolorata perché era un gentiluomo, preparato e intelligente. Parlammo e mi confermò: la mia direttiva con voi non c’entra nulla. Io mi occupo di servizi, voi siete concessionari di beni. Bolkestein l’ha ripetuto alla Camera dei deputati. Siccome il nostro ministero dell’Economia riteneva che le concessioni demaniali fossero concessioni su beni lui era d’accordo di escluderle dal perimetro della sua direttiva. Se anche l’interpretazione autentica viene ignorata non so più di chi fidarmi». È però certo che esiste un accordo - bollinato dalla presidenza del Consiglio e dalla Ragioneria dello Stato - tra Italia e Commissione europea sulle concessioni balneari. Questo testo che evidentemente i giudici liguri non conoscono è confermato dalla portavoce per il Mercato interno, Johanna Bernsel: «Ci sono stati scambi costruttivi attraverso i quali la Commissione e le autorità italiane hanno raggiunto un’intesa sul quadro legislativo della riforma delle concessioni balneari alla luce del diritto dell’Ue, con una soluzione completa, aperta da attuare entro i prossimi tre anni». La soluzione sta nel decreto Infrazioni - le norme attuative stanno per essere emesse - attraverso cui il governo ha stabilito che le concessioni balneari andranno a gara entro il giugno 2027, che sono in vigore fino a quella data e che i vincitori delle gare dovranno versare un indennizzo economico ai precedenti titolari. Proprio su questa introduzione dell’indennizzo il fronte dei balneari si è spaccato dopo una prima frattura che ci fu l’estate scorsa quando in agosto Sib e Fiba indissero lo sciopero dell’ombrellone mentre gli altri continuarono il dialogo col governo. Il Sib autore dello sciopero, che aderisce alla Confcommercio, è d’accordo sulle gare a fronte degli indennizzi, mentre il gruppo più consistente, riunito attorno ad Assobalneari, invece contesta proprio la natura della Bolkestein. Resta il fatto che per il quinto anno consecutivo la stagione turistica si inaugura con gli ombrelloni «rinviati a giudizio». Ed è singolare che intanto Spagna e Portogallo - non ancora in procedura d’infrazione; sono stati ammoniti da Bruxelles, ma non si sa perché con loro la Commissione ci va più cauta - abbiano prorogato le loro concessioni per 75 anni. Da loro è davvero stessa spiaggia stesso mare, da noi lido che vai legge che trovi.