I vostri soldi, la stangataora viaggia in auto. In un anno 500 euro in più in manutenzione

Un’auto più salata. Nel 2021, la spesa media sostenuta dagli italiani per l’utilizzo della propria vettura si è attestata su circa 3.600 euro, in aumento del 15,9% in più rispetto al 2020.
In termini assoluti, si tratta di un rincaro per tasche degli automobilisti di 500 euro: è quanto emerge dall’annuario statistico dell’Automobil Club d’Italia, da cui si rileva come la spesa complessiva sia cresciuta del 16,2%, superando di poco i 144 miliardi di euro, circa 20 miliardi in più rispetto al 2020. La componente maggiore è rappresentata dall’acquisto dei veicoli e dalle rate di ammortamento: la crescita è del 9,1%, arrivando a 41 miliardi.
Tuttavia, l’incremento maggiore, con un +33,3%, è attribuibile ai carburanti (39 miliardi). In aumento risultano anche manutenzione e riparazione (25 miliardi e +17,4%).
IL GETTITO FISCALE
E, visto che in Italia aumenta il gettito fiscale complessivo, cresce pure la componente auto: poco meno di 62 miliardi di euro (+17%) sono confluiti nelle casse dello Stato. I maggiori incassi sono legati alla vendita dei carburanti (34,7 miliardi), mentre l’Iva ha generato 7,4 miliardi e le tasse automobilistiche 6,5 miliardi.
Per quanto riguarda il parco auto circolante con +10,1% di prime iscrizioni e +5,4% di autovetture (1.520.000 unità), la domanda ha mostrato una leggera ripresa dopo il tonfo causato dalla pandemia, ma rimane ancora molto lontana dagli anni migliori per il settore, quando si superavano i 2 milioni di targhe, o dal triennio 2017-19, caratterizzato da immatricolazioni annue intorno agli 1,9 milioni. L’Aci sottolinea inoltre come il mercato sia ormai «sempre più di sola sostituzione».
L’anno scorso il parco circolante è cresciuto di «sole 29 mila unità. Un quadro dovuto, probabilmente, al fatto che si è quasi raggiunto il punto di saturazione». L’auto in ogni caso resta in testa al gradimento degli italiani. Il rapporto autovetture-popolazione residente risulta, infatti, pari a 672 auto ogni mille abitanti (897 se si considerano tutte le tipologie di veicoli). I due indicatori sono in crescita rispetto al 2020 e risultano i più alti in Europa.
Ma urge rinnovare il parco circolante. L'Aci ribadisce, infine, il suo allarme sull'urgenza di svecchiare il parco circolante: nel 2021, l’età mediana delle auto è di 12 anni e 2 mesi (4 mesi in più rispetto al 2020). Le euro 0-1-2 (che hanno almeno 19 anni) sono 7.232.410, poco meno di 1 su 5 (il 18% circa del totale), mentre le rottamate, pari a 1.491.282, presentano un'età mediana di 17 anni e 5 mesi (5 mesi in più del 2020).
«I dati del rapporto scontano comunque l’effetto della pandemia - spiega Marco Ciglione - che lavora nell’area statistica dell’Aci -. Ad esempio le revisioni si sono arrestate per mesi. Adesso sono riprese e dunque peseranno sul prossimo dossier. Come pure i costi dell’energia i cui aumenti più significativi sono avvenuti negli ultimi mesi». Ma prima dei costi di manutenzione vengono i listini delle auto nuove ed usate. Un mercato letteralmente impazzito a causa della carenza delle componenti elettroniche dovuto prima al Covid e poi alla guerra in Ucraina. Se nel 2021 i listini del nuovo avevano visto rincari attorno al 3% quest’anno il range potrebbe raggiungere il 6%.
Paragonato all’Europa vediamo che il nostro Paese detiene il record: in Italia il balzo potrebbe appunto toccare il 6% contro un +4% in Germania, +2,4% in Spagna e +5,0% in Francia. Una prospettiva allarmante per i consumatori finali. Se il mercato del nuovo langue a causa soprattutto dei tempi lunghi di consegna (fino ad un anno) sono le quotazioni dell’usato ad aver subito una accelerata senza precedenti con balzi in aumento sino al 20%.
LE VENDITE
Entrando nel dettaglio e guardando alle tipologie di vetture vendute su internet, vediamo che le utilitarie sono quelle che hanno visto maggiormente crescere il loro prezzo medio nell’ultimo periodo: questa tipologia ha fatto registrare a gennaio il +17% rispetto al 2021, +20% guardando ai tre anni. Discorso simile per berline e citycar, che segnano un +15% e un +16% a gennaio 2022 paragonato a un anno fa. Aumenti importanti anche per crossover e monovolume (+12%). Ancora più incredibile la crescita del prezzo medio online per station wagon e Suv (rispettivamente +13% e +10%).
Per quanto riguarda l’alimentazione, le vetture a metano sono quelle cresciute di meno (+10%), quelle diesel hanno fatto registrare un +12%, e le benzina +15%. Meglio ancora va all’ibrido col +17% e al GPL, che segna un incredibile +22%. Per l’elettrico una situazione differente: negli ultimi tre anni ha visto calare il suo prezzo medio: dal 2019 ad oggi le vetture elettriche costano circa l’8% in meno. Nell’ultimo anno però anche queste ultime hanno visto aumentare il loro prezzo dell’11%.
«Continuiamo così: facciamoci del male», diceva Nanni Moretti, e non è un caso che male fa rima con patrimoniale. L’incredibile ennesimo autogol politico e comunicativo della sinistra ormai targata Maurizio Landini è infatti il rilancio dell’idea di una tassa sui patrimoni degli italiani. I più ricchi, certo, ma anche quelli che hanno già pagato le tasse e le hanno pagate più degli altri.
A segnare il cambiamento di rotta, qualche giorno fa, è stato Bill Gates, niente meno. In vista della Cop30, il grande meeting internazionale sul clima, ha presentato un memorandum che suggerisce - se non un ridimensionamento di tutto il discorso green - almeno un cambio di strategia. «Il cambiamento climatico è un problema serio, ma non segnerà la fine della civiltà», ha detto Gates. «L’innovazione scientifica lo arginerà, ed è giunto il momento di una svolta strategica nella lotta globale al cambiamento climatico: dal limitare l’aumento delle temperature alla lotta alla povertà e alla prevenzione delle malattie». L’uscita ha prodotto una serie di reazioni irritate soprattutto fra i sostenitori dell’Apocalisse verde, però ha anche in qualche modo liberato tutti coloro che mal sopportavano i fanatismi sul riscaldamento globale ma non avevano il fegato di ammetterlo. Uscito allo scoperto Gates, ora tutti possono finalmente ammettere che il modo in cui si è discusso e soprattutto si è agito riguardo alla «crisi climatica» è sbagliato e dannoso.
Strano tipo il presidente della Repubblica tedesca: nell’anniversario della caduta del muro di Berlino (il 9 novembre, che però è lo stesso della Repubblica di Weimar e della Notte dei Cristalli), si ricorda anche che c’è un partito che prima tutti avevano sottovalutato e che ora diventa il problema numero uno della Germania. Il presidente si chiama Frank-Walter Steinmeier e quel partito di cattivoni è Alternative für Deutschland. Pare che Afd sia un movimento talmente pericoloso da meritarsi o la messa al bando o un cordone sanitario che ne impedisca qualsiasi incarico di governo. Peccato che negli ultimi sondaggi Afd ha superato la Cdu e oscilla tra il 26 e il 27%. Non solo, nel Meclemburgo-Pomerania e soprattutto in Sassonia-Anhalt, Afd si aggira attorno al 40%: se così fosse il partito guidato da Alice Weidel potrebbe nominare il governatore per scelta degli elettori. A meno che la Corte Costituzionale non la metta al bando. A questo punto la domanda di fondo è: conviene davvero giocare a questo gioco e tenere fuori dalla democrazia Alternative für Deutschland?














