2022-06-11
Lo stallo continua ma si apre il fronte Usa-Cina su Taiwan
Sergej Lavrov: «Dialogo? Ci siamo, però si balla in due». Nessun passo avanti sul grano. E Pechino avverte: «Pronti a fare la guerra».Nonostante l’ottimismo del segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres, non si è sbloccata nemmeno ieri la vicenda delle 20 milioni di tonnellate di grano che restano ferme nei depositi ucraini anche se il ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba, ieri su Twitter ha scritto: «L’Ucraina vuole riprendere completamente le esportazioni e siamo in una fase attiva di colloqui per trovare soluzioni». Forse il suo ottimismo si fonda sul fatto che la trattativa procede? Possibile che a breve ci siano novità. A questo proposito e, più in generale rispetto al conflitto in corso, il ministro degli Esteri russo, Sergej Lavrov, ha dichiarato all’agenzia Tass che «la Russia è aperta al dialogo, ma bisogna essere in due per ballare il tango». Per quanto riguarda invece la decisione sui militari britannici e marocchino, che per i russi sono «mercenari e non dei prigionieri di guerra», condannati ieri a morte nel Donetsk, Lavrov ha affermato che la decisione «è stata presa in base alle leggi della Repubblica popolare del Donetsk e non si deve interferire». Inoltre il ministro russo ha chiesto «di non speculare sull’argomento». Il premier britannico, Boris Johnson, si è invece detto «sconvolto» per le condanne a morte inflitte ai due britannici Aiden Aslin e Shaun Pinner da parte dei filorussi del Donetsk e ha ordinato ai ministri di fare «tutto ciò che è in loro potere» per ottenerne la liberazione. Sulla guerra in Ucraina è intervenuto anche l’ex presidente Usa, Barack Obama: «È tutt’altro che finita e i costi umani continueranno a salire. Abbiamo assistito all’eroica resistenza del popolo ucraino all’aggressione russa. Si sono uniti per difendere non solo la loro sovranità, ma la loro identità democratica, e hanno radunato gran parte del mondo dietro i valori dell’autodeterminazione e della dignità umana». Mentre da Bologna è arrivato un invito al dialogo dell’economista statunitense Jeffrey Sachs: «Sono convinto che Joe Biden e Vladimir Putin debbano parlarsi, perché abbiamo bisogno di far finire la guerra. E la guerra non si fa finire sul campo di battaglia, ma con la diplomazia». Qualche segnale incoraggiante sul terreno è arrivato ieri dallo scambio di prigionieri, tra i quali Oleg Pylypenko, capo della comunità territoriale di Shevchenkivska, che era in prigione da due mesi. Sempre a proposito di diplomazia il ministro degli Esteri svedese, Ann Linde, ha affermato ieri in Parlamento che il suo Paese mira a compiere progressi costruttivi nei colloqui con la Turchia: «La nostra domanda di aderire alla Nato ha ricevuto ampio sostegno tra i membri della Nato. La nostra ambizione è, in uno spirito costruttivo, fare progressi sulle questioni sollevate dalla Turchia». Svezia e Finlandia hanno chiesto di aderire alla Nato il mese scorso alla luce dell’invasione russa dell’Ucraina, ma il presidente turco, Recep Tayyip Erdoğan si opposto alla richiesta. Il presidente turco accusa infatti i due Paesi di ospitare membri del Partito dei lavoratori del Kurdistan (Pkk), gruppo che considera un’organizzazione terroristica, e seguaci del suo ex amico e sodale politico Fethullah Gulen, che Ankara accusa di aver organizzato il tentato di colpo di Stato dell’estate 2016. A proposito di Erdogan , preoccupano e molto le sue parole pronunciate alla vigilia di Efeso-2022, la più grande esercitazione pianificata dalle forze armate dall’esercito di Ankara quest’anno, cui prenderanno parte più di 10.000 uomini appartenenti a esercito, marina e aeronautica. Il presidente turco ha minacciato la Grecia sulle isole dell’Egeo: «Esortiamo la Grecia a tenere a bada parole e azioni, a usare la testa e tornare in sé se non vuole pentirsene come avvenuto un secolo fa. Sono serio, non sto scherzando, qualcuno è stato viziato negli anni passati e fino a quando questi vizi non saranno eliminati questo argomento rimane sensibile». Il riferimento non certo velato è alle pretese territoriali della Grecia nel Mediterraneo Orientale e al sostegno che negli anni scorsi Atene ha ricevuto dall’Ue, in particolare dalla Francia e dagli Stati Uniti. Ma le brutte notizie non finiscono qui, perché la tensione tra gli Stati Uniti e la Cina si alza e di molto. A Singapore dove è in corso lo Shangri-La Dialouge, il principale vertice sulla difesa dell’Asia e si sono incontrati Il segretario alla Difesa americano, Lloyd Austin, e la sua controparte cinese, Wei Fenghe, che lo ha gelato su Taiwan: «È parte della Cina e il principio della “Unica Cina” è il fondamento politico delle relazioni sino-americane: è impossibile usare Taiwan per controllare la Cina. Inoltre la Cina non esiterà a iniziare una guerra se Taiwan dichiarerà l’indipendenza».