2023-04-06
Chi è nel panico sul razzismo da stadio non sa che hanno già preso i razzisti
Romelu Lukaku è stato offeso da degli idioti, ma sentenziare che resteranno impuniti e dipingere un Paese xenofobo è pura malafede: ci sono norme e sanzioni che vengono puntualmente applicate. Sarà così pure stavolta. La notizia avrebbe dovuto essere che Romelu Lukaku è ancora in grado di beccare la porta, però siamo in Italia. All’indomani di Juve-Inter, opportunamente, tiene banco una polemica da zero a zero. Riassunto: degli astrofisici nella curva della Juventus hanno ragliato insulti razzisti contro il bomber interista d’origini africane, il quale dopo aver trasformato il rigore del pareggio nerazzurro all’ultimo minuto ha ritenuto opportuno lavare l’onta sfidando gli ultrà con un’esultanza provocatoria a muso duro, cui è seguita una zuffa da terza categoria trasmessa in prima serata. Uno scempio totale. A un giorno di distanza l’opinione pubblica interviene più scoordinata di Bremer sull’azione del penalty. La traccia del temino al corso avanzato di perbenismo recita più o meno così: «Questo è un paese irrimediabilmente condannato al razzismo o siamo in grado di accendere la torcia del progresso? Proceda il candidato a dare sfoggio di multiculturalismo isterico». Quotidiani e radio sportive brulicano di indignati speciali in servizio permanente, Internet si affolla di antirazzisti militanti in cerca della certificazione quotidiana dei propri sani valori: diamo un calcio al razzismo perché qui nessuno sta facendo niente e chissà dove andremo a finire. Si affannano nella ricerca di «una soluzione», urge «fare qualcosa». Come se la Lega Calcio fosse in mano al Ku Klux Klan e pagassimo il biglietto per andare a vedere gli atleti di colore sbranati dai leoni. Se non siete già inginocchiati nel giardino condominiale per testimoniare il vostro sostegno al movimento Black Lives Matter, potete fermarvi un secondo e ricredervi: esistono già tutte le contromisure necessarie a combattere il razzismo negli stadi. Anzi, sbalordite: verranno applicate anche al caso di Lukaku. E adesso si vola: le hanno già applicate, perfino settimana scorsa. Bum. Al derby Lazio-Roma un cattedratico nella gradinata biancoceleste si è fatto immortalare con la maglietta «Hitlerson 88», chiaro gesto di apologia nazista, mentre due sodali si sono distinti per aver reiterato il saluto romano. Siccome siamo nel 2023 e non nei campi di cotone dell’Alabama in secoli che non sono questo - nonostante a parecchi venga comodo raccontarla così - lor signori sono andati incontro a quanto previsto dalle norme in materia. «Grazie alla collaborazione tra la Società Sportiva Lazio, il proprio servizio di sicurezza, gli steward e le forze dell’ordine, anche mediante l’utilizzo delle telecamere di sorveglianza dello Stadio Olimpico, si è proceduto in breve tempo all’individuazione» del trio, per cui il club ha reso noto che «disporrà il non gradimento quindi l’allontanamento a vita dallo stadio e si costituirà parte civile per la richiesta di risarcimento danni negli eventuali procedimenti penali che seguiranno». Alcuni dei soggetti che hanno offeso Lukaku (il quale ieri, comprensibilmente turbato, è tornato a chiedere provvedimenti) sono stati filmati e il video è disponibile sui siti delle principali testate online. Non sarà difficile risalire a nomi e cognomi. La Juventus, la giustizia ordinaria e persino Lukaku stesso: tutti hanno gli strumenti per fare pulizia. Sbaglia anche chi punta il dito sull’arbitro, che dopo l’esultanza avvelenata del centravanti belga lo ha sanzionato con un secondo cartellino giallo, determinandone l’espulsione (su cui l’Inter valuta un ricorso). Un atleta pagato milioni deve essere consapevole dei propri diritti ma anche di come vadano difesi. Inseguire un branco di cavernicoli fino a raggiungere il loro livello non è la mossa corretta, contribuisce solo a surriscaldare gli animi e far degenerare il quadro, cosa che è puntualmente accaduta. Il calciatore belga avrebbe potuto girarsi verso il direttore di gara, anziché verso i trogloditi ululanti, e chiedere il suo intervento. Suoi illustri colleghi (Boateng o Balotelli per buttar lì due nomi a caso) hanno interrotto partite. Ci sono ispettori federali a bordo campo in ogni incontro ufficiale, pronti a raccogliere segnalazioni di questo tipo e adeguatamente formati su come procedere. La Juventus sarebbe stata tenuta a diffondere annunci per intimare al pubblico di desistere, ferma restando la ricerca dei responsabili. La questione è molto semplice: negli stadi i razzisti ci sono, ma basterà aspettare che li acchiappino tutti.
Giancarlo Tancredi (Ansa)
Ecco #DimmiLaVerità del 17 settembre 2025. Il nostro Giorgio Gandola commenta le trattative nel centrodestra per la candidatura a presidente in Veneto, Campania e Puglia.
Francesco Nicodemo (Imagoeconomica)