2018-06-05
Sta nascendo il fronte dei pragmatici che dà ragione alla svolta dell’Italia
La Merkel riconosce gli errori sull'immigrazione. Il «New York Times» vede nel nuovo esecutivo la risposta alle rigidità Ue. Per il «Financial Times» è ora che qualcuno si batta per la sostenibilità dell'euro e le riforme.Esiste certamente il «partito dei rosiconi» (copyright Mario Giordano): di chi non si dà pace per la sola esistenza del governo gialloblù, e già organizza la resistenza ai Parioli, tra apericena di lotta e terrazze romane come nuove trincee del progressismo, in attesa di trasferirsi tutti a Capalbio per la sessione estiva della battaglia. Ma per fortuna, più realisticamente, in Europa (e non solo) comincia ad affacciarsi anche un «partito dei pragmatici»: di chi mantiene consistenti perplessità (a volte anche assai motivate) verso Cinque stelle e Lega, ma ritiene surreale negare la realtà. E la realtà dice almeno tre cose: che gli italiani hanno scelto quei due partiti, che il grosso degli elettori ha rifiutato la tirannia (e l'infallibilità) europea, e che il tema dell'immigrazione fuori controllo non può essere liquidato come un'esagerazione italiana.Il primo segnale l'ha dato domenica Angela Merkel in persona, mostrandosi più avveduta di tanti merkeliani (tedeschi e italiani). Dopo le dichiarazioni controproducenti di Günther Oettinger (suo compagno di partito) e del solito lussemburghese Jean-Claude Juncker, la cancelliera ha compiuto un atto di realismo e di onestà intellettuale, riconoscendo che l'Italia è stata per troppo tempo lasciata sola a fronteggiare l'emergenza migranti. Meglio tardi che mai: vedremo ora se la Germania si metterà di traverso rispetto all'ineludibile rivisitazione del Trattato di Dublino.Ma, al di là della Merkel, le cui intenzioni andranno verificate alla prova dei fatti, va segnalata una seconda sorpresa, e un'ulteriore potenziale tessera del «partito dei pragmatici»: Roger Cohen, editorialista del super-progressista New York Times, sempre spietato verso qualunque cosa non di sinistra in America, figuriamoci nel resto del mondo. Cohen, naturalmente, non si sottrae agli stereotipi: «Pure Adolf Hitler fu eletto democraticamente», «la vigilanza è doverosa», i due partiti vincitori in Italia porteranno «bigottismo e incompetenza a livelli inusuali». Però, una volta pagato il dazio al politicamente corretto, Cohen assesta tre colpi non da poco ai «rosiconi». Primo: «Gli elettori vanno rispettati sempre, anche se si è in profondo disaccordo con le loro scelte». Secondo: le dichiarazioni di Juncker sono state «disastrose», la forma di «arroganza che fa da propellente ai partiti antiestablishment». Terzo: pur con tutti gli errori dell'Italia, sia le rigidità economiche europee che la mancata solidarietà sull'immigrazione hanno esacerbato gli elettori italiani. Morale? «Bisogna fare un brindisi a questo pessimo governo», conclude Cohen, «perché alla fine farà bene all'Europa».Ma c'è chi si è perfino spinto oltre Cohen, guadagnandosi la leadership indiscussa del «partito dei pragmatici»: Wolfgang Munchau, il fiammeggiante commentatore del Financial Times. Premessa: il quotidiano della City, in queste settimane, non ha risparmiato nulla all'Italia. Diversamente dagli altri principali quotidiani inglesi (l'euroscettico Telegraph e il compassato Times), che già da settimane invitavano a considerare con meno spocchia il voto italiano, il Ft è sempre stato severo. Ha duramente bacchettato (anche motivatamente) le prime bozze di intesa M5s-Lega; ha molto drammatizzato (qui, con meno ragioni) il nervosismo dei mercati all'inizio della scorsa settimana; ha partecipato alla rappresentazione di Paolo Savona come una specie di pericoloso guerrigliero. E ancora ieri ha pubblicato una corrispondenza dall'Italia tutta centrata sulle contraddizioni nella compagine di governo.A maggior ragione, nella pagina dei commenti, spiccava - in totale controtendenza - la sortita coraggiosa di Munchau. Già il titolo è subito sufficiente a chiarire dove si va a parare: «Non l'Italia, ma la mancanza di riforme europee romperà l'eurozona». Per chi non avesse capito bene, ecco il sottotitolo: «Basta trattare l'euro come un articolo di fede, piuttosto ci si batta per la sua sostenibilità». Munchau usa un sarcasmo favoloso per descrivere come i «credenti» europeisti considerino gli euroscettici alla stregua di «atei», tanto l'euro è diventato materia di religione. Ma poi va al cuore del problema, sia dal punto di vista italiano che da quello europeo.Partiamo dall'Italia. Per Munchau, è stato «l'incondizionato europeismo dei passati leader italiani a aprire la strada all'attuale rivincita nazionalista: i governi precedenti hanno accettato norme europee profondamente contrarie agli interessi italiani». Avete letto bene: Munchau ha scritto proprio così, squarciando il velo dell'ipocrisia. E giù gli esempi: tempi e modi del bail-in e il fiscal compact. Sistemati i vecchi governi, Munchau dà saggi consigli al nuovo esecutivo: niente risse con l'Europa, e niente proposte folli tipo la cancellazione di parte del debito. Meglio prendere una posizione forte per la riforma dell'eurozona, a partire dal Consiglio europeo di fine giugno, anche facendo sponda con Emmanuel Macron nella sua dialettica con la Merkel. E chiarendo che, in mancanza di riforme, non sarà la politica italiana, ma la realtà a portare a un'implosione del progetto europeo.Conclusione con tre proposte precise. Primo: far pesare l'Italia nelle nuove nomine europee, dal presidente della Commissione ai vertici di Consiglio europeo e Bce. Secondo: non esagerare con uno stimolo keynesiano insostenibile. Meglio scegliere una ragionevole politica fiscale espansiva, accompagnata da riforme di banche, giustizia e pubblica amministrazione. Terzo (e decisivo): non c'è nulla di male nel predisporre un «piano B», anzi c'è da essere sorpresi che i precedenti governi non ne abbiano lasciato uno in qualche cassetto. Ma non è il caso di far pronunciare gli elettori sulla partecipazione italiana all'euro: sarebbe una sconfitta per i politici che dovessero farlo. «L'uscita dall'eurozona», ecco la frase chiave di Munchau, «non è un esito da perseguire, ma un incidente al quale essere preparati».Quanto al punto di vista di Bruxelles, Munchau è addirittura sferzante: «Basta trattare il nuovo governo italiano come uno shock inatteso: è la logica conseguenza della malagestione economica di centrosinistra e centrodestra. Se siete pro euro, il mio consiglio è di smettere di trattare la moneta unica come un articolo di fede, e iniziare a lottare per la sua sostenibilità». Leggendo Munchau, la sensazione è che ieri a qualcuno debba essere andato di traverso il caffè, dalle parti di Berlino e Bruxelles.
Giorgia Meloni al Forum della Guardia Costiera (Ansa)
«Il lavoro della Guardia Costiera consiste anche nel combattere le molteplici forme di illegalità in campo marittimo, a partire da quelle che si ramificano su base internazionale e si stanno caratterizzando come fenomeni globali. Uno di questi è il traffico di migranti, attività criminale tra le più redditizie al mondo che rapporti Onu certificano aver eguagliato per volume di affari il traffico di droga dopo aver superato il traffico di armi. Una intollerabile forma moderna di schiavitù che nel 2024 ha condotto alla morte oltre 9000 persone sulle rotte migratorie e il governo intende combattere. Di fronte a questo fenomeno possiamo rassegnarci o agire, e noi abbiamo scelto di agire e serve il coraggio di trovare insieme soluzioni innovative». Ha dichiarato la Presidente del Consiglio dei Ministri Giorgia Meloni durante l'intervento al Forum della Guardia Costiera 2025 al centro congresso la Nuvola a Roma.
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