2025-03-22
Dietro la Squadra Fiore rispuntano anche i faccendieri del caso Eni
Piero Amara (Imagoeconomica)
Per Calamucci, i capi degli spioni sarebbero l’ex 007 Bonomo e il militare Renda, gancio con Armanna. Chat clamorosa su 161,3 miliardi di euro dall’Oriente da prelevare in contanti. I legami con il Pd.C’è uno strano incrocio tra i presunti spioni della misteriosa Squadra Fiore, una specie di centrale di dossieraggio con base a Roma, e i faccendieri del cosiddetto «complotto» ai danni dei vertici dell’Eni, vale a dire l’ex manager del Cane a sei zampe Vincenzo Armanna e il suo vecchio sodale Piero Amara. Ma nel filone capitolino dell’inchiesta che ha travolto l’agenzia investigativa milanese Equalize ci potrebbero essere punti di contatto anche con la politica e, in particolare, con il Pd, come già emerso nel procedimento meneghino.I magistrati hanno iniziato a unire i puntini grazie alle dichiarazioni dell’indagato Nunzio Samuele Calamucci (agli arresti domiciliari), quarantacinquenne geometra di Bollate con la passione per i pc e le spie. L’uomo è, in un certo senso, un ammiratore di Amara, l’ex avvocato siciliano che si sarebbe inventato la storia della famosa Loggia Ungheria. In un suo verbale l’hacker con un passato in Equalize ha ripetuto agli inquirenti una sua gettonata massima: «La Loggia Ungheria esiste veramente, Amara dice l’80% di verità e un 20% di fandonie». Ma per le Procure di mezza Italia quell’associazione segreta, invece, sarebbe una bufala.Calamucci con i pm, ma anche con i cronisti, ha raccontato di aver scoperto, mentre era in missione a Roma, la Squadra Fiore, a suo dire, una struttura clandestina (concorrente dell’Equalize) composta da ex appartenenti ai servizi segreti, ai carabinieri, alla Guardia di finanza, ma anche da un militare distaccato all’agenzia per la cybersicurezza nazionale.Dalla Procura di Roma è trapelato che, dal marzo del 2024, è in corso un’inchiesta su questo team e che il gruppo avrebbe una sede legale in Florida, uffici a New York e nella Capitale, nell’elegante quartiere dei Parioli. La squadra sarebbe composta da almeno cinque persone e tra i reati ipotizzati ci sarebbe, ovviamente, l’accesso abusivo a sistema informatico.Calamucci, nei suoi verbali segretati, avrebbe indicato come figure di primo piano della formazione clandestina Rosario Bonomo (ex finanziere e per quattro anni, dal 2011 al 2015, all’Agenzia informazioni e sicurezza interna) e Francesco Renda, primo graduato di truppa (il vecchio caporalmaggiore in servizio permanente) del Secondo reggimento aviazione dell’esercito Sirio (elicotteristi) di Lamezia Terme. Entrambi, come vedremo, sono collegati in qualche modo alla politica e al Pd. Ma Renda è anche il gancio con Armanna & C..I VERTICI Il «pentito» avrebbe riferito, secondo quanto riportato dal Fatto quotidiano, quanto segue: «Durante il pranzo con Lorenzo Sbraccia (imprenditore romano per cui i pm milanesi hanno chiesto l’arresto, ndr) e con Rosario Bonomo, incrocio Francesco Renda (il sopracitato “Ciccio”). Renda fece cenno alla Squadra Fiore».Il verbale prosegue: «Renda lo conosco come fonte su un gruppo di Discord che si chiamava 007, lo troverete nei device. Mi contattò nel 2021 dicendo di avere informazioni importantissime su Eni». Renda avrebbe anche rivelato a Calamucci di lavorare per l’Agenzia per la cybersicurezza nazionale, che dipende dalla presidenza del Consiglio. Un’informazione a cui non abbiamo trovato riscontro. Bonomo e Renda, con La Verità, non solo hanno negato (come era prevedibile) di lavorare per una struttura illegale, ma persino di conoscersi.In due hanno in comune la mansione ricoperta nei servizi e nell’esercito: entrambi hanno fatto gli autisti.servizi ed ex demBonomo, classe 1974, napoletano, oggi è un consulente di Sbraccia per cui svolgerebbe l’incarico di security manager. Dall’entourage dell’imprenditore fanno sapere: «Sbraccia, che si occupa del bonus 110 ed è un tipo ansioso, partecipa a infuocate riunioni condominiali e aveva bisogno di una figura del genere». A presentare Bonomo al suo datore di lavoro è stato l’ex parlamentare del Pd Giovanni Legnini, il quale, tra i vari importanti incarichi ricoperti, è stato anche vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura. Carmine Gallo, ex ad di Equalize, scomparso lo scorso 9 marzo, ha raccontato ai pm milanesi: «Bonomo è un ex uomo dei servizi messo a disposizione da Legnini. Bonomo gli fa un po’ di accertamenti a Sbraccia. Ho conosciuto Bonomo con Legnini da Sbraccia e poi l’ho rivisto un paio di volte a Milano». L’ex agente conferma la vicinanza all’ex parlamentare («Legnini era il mio professore di diritto alle superiori, in Abruzzo») e che a presentargli Sbraccia sarebbe stato il suo vecchio docente.Bonomo, il cui grado da barba finta era quello di segretario, equiparabile a un sottufficiale come il maresciallo dei carabinieri o l’ispettore nella polizia, all’Aisi aveva un ruolo esecutivo e ha fatto lo chauffeur del generale Luigi Ciro De Lisi, quando questi era capo reparto Intelligence economico finanziaria dell’Aisi. Bonomo, dopo aver lasciato i servizi, avrebbe mantenuto i contatti con lo staff dei successori di De Lisi, il suo vecchio ufficio.Chi lo ha conosciuto, ricorda i suoi solidi rapporti con esponenti del Vaticano. Mentre non si è segnalato per le capacità informatiche, anche perché nell’intelligence non avrebbe mai ricoperto ruoli tecnici.«In effetti dentro ai servizi ho svolto l’incarico di autista. Perché me sono andato? Mi ero stufato» ammette con La Verità Bonomo. E i rapporti Oltretevere? «Non li nego. Ma erano contatti che definirei da cerimoniale. Diciamo che io ho avuto dei rapporti, ma lei lo sa come funziona l’ambiente capitolino, no? Quando non hai più un ruolo, quando non sei più nessuno, come si dice a Roma, il sipario scende e arrivederci». Lei è un esperto informatico? «No, mi dispiace. Ho grossi problemi col telefono, nel senso che lo so usare fino a un certo punto, non ho mai avuto nessuna specializzazione informatica».Quindi non è un hacker o un esperto di queste cose? «Assolutamente no. Se le hanno detto questo, le hanno riferito qualcosa che non è assolutamente vero». Un interrogativo sorge spontaneo: ma se con Sbraccia lavorava un membro della Squadra Fiore perché l’imprenditore si rivolgeva a Equalize? In un’intercettazione l’imprenditore spiega preoccupato agli investigatori milanesi che lo hanno rifornito di visure riservate con i precedenti di polizia (i cosiddetti Sdi) di avere saputo che quelle informazioni sono contenute in una banca dati super protetta: «Questo me lo ha detto Bonomo… quello che avete portato a Roma è Serpico». Che parte in commedia recita l’ex 007? Fa il ladro o la guardia? Le indagini ce lo diranno. Lui, con noi, però, non si è negato, ma si è professato all’oscuro di tutto.SOLDATI & POLITiciÈ stato più sfuggente Renda. Dal 1999 percepisce redditi dall’Esercito e di mestiere fa il «conduttore» di mezzi terrestri, come ci è stato confermato dalla Difesa. Il sottoufficiale vive a due passi dalla caserma, a Lamezia, e, quando abbiamo suonato al suo campanello, abbiamo trovato il cognato, il quale ci ha riferito che il parente farebbe il sindacalista e per questo sarebbe spesso in giro per l’Italia. Renda ha confermato il ruolo di difensore dei diritti dei lavoratori in divisa, ma ha negato di conoscere Calamucci, Bonomo e anche tutti gli altri indagati.Renda è anche appassionato di politica: nel 2012, a Catanzaro, è stato inserito in una lista d’appoggio al candidato sindaco di centrodestra. Nel 2016 ha corso alle amministrative di Cosenza, questa volta con il Pd. Nel 2021, ha conquistato un posto da consigliere comunale a Sangineto, paesino di 1.200 anime, sempre nel Cosentino.Nel 2019 aveva tentato l’avventura a Lamezia terme, la sua città, sostenendo il candidato sindaco Massimo Cristiano, altro personaggio degno d’attenzione. Come Renda è un primo graduato di truppa (è entrato nell’esercito nel 2000) e pure lui fa parte del Secondo reggimento Sirio. Perito elettronico, cinque missioni internazionali alle spalle, nel 2022 era vicesegretario regionale del sindacato Itamil. Al pari di Renda è un transumante della politica. Nel 2010 è entrato in Consiglio comunale a Lamezia con l’Udc, poi è passato al Movimento territoriale e lavoro e da lì si è trasferito, armi e bagagli, in Italexit. Nel 2024, lui e Renda si sono avvicinati, alla vigilia delle elezioni europee, pur senza essere candidati, a Sud chiama Nord, il partito fondato dal sindaco di Taormina Cateno De Luca. Il 9 marzo di un anno fa Scn, per annunciare «l’ingresso di un nuovo membro di spicco», dirama questo comunicato: «Il commissario regionale Massimo Cristiano ha dichiarato che Francesco Renda, noto per il suo impegno nel sociale e attualmente consigliere comunale nella città di Sangineto, si è unito al partito».Cristiano con noi si agita un po’: «Dovrei fare mente locale… mi segno il suo numero e la richiamo… io non sono più di quella famiglia politica e non ho contatti con Renda… non so se sia un militare». Peccato che i due lavorino nella stessa caserma, facciano entrambi i sindacalisti e politica insieme. Renda su Whatsapp ha inserito come immagine del profilo una sua foto con moglie e figli (mentre Bonomo ha scelto l’effigie di un leone che ruggisce). Ma qualcosa nel suo curriculum di autista dell’esercito non torna. Infatti, il suo nome compare nelle carte del procedimento avviato a Milano sul presunto complotto ai danni dell’Eni che sarebbe stato ordito da Amara e dal sodale Armanna. E nella testa ci torna subito in mente la frase di Calamucci secondo cui Renda sarebbe entrato in contatto con la Squadra Fiore dicendo di «avere informazioni importantissime» sul Cane a sei zampe.L’AFFARE EMIRATINOA collegare le due vicende è stato, con un esposto alla Procura di Milano, l’avvocato Luca Santa Maria, già difensore di Armanna, ex manager dell’Eni, licenziato in tronco e imputato per associazione per delinquere e calunnia (nei confronti dei vertici dell’azienda partecipata e anche confronti di Santa Maria), ma anche per rivelazione di segreti inerenti a un procedimento penale.Dall’informativa della Guardia di finanza che il legale ha allegato al suo atto apprendiamo che il militare, classe 1979, dal 2016 percepisce uno stipendio annuo inferiore ai 30.000 dal centro unico stipendiale interforze del ministero della Difesa. Dal 1999 a nove anni fa è stato, invece, pagato direttamente dal suo reggimento. Ma forse, non soddisfatto, ha deciso di arrotondare.Il 20 agosto 2019, in una chat di Whatsapp, Armanna indica al «soldato» Renda, salvato sul cellulare con il nome di «Francesco Antonino La Boccetta», il conto della società Taha limited, a lui riconducibile e acceso presso la Fab first di Abu Dhabi, «come rapporto da utilizzare per la ricezione di somme di denaro». L’inglese Admiral company sembra interessata a creare una provvista di contante e i due compari si mettono in moto. Armanna: «I 50 li bonificherebbero a Dubai?». Renda: «Gli dobbiamo dire noi dove. Loro li vogliono lì». Armanna spiega la procedura e specifica: «La banca rilascia il fisico (il contante, ndr) alla ricezione del bonifico». Renda, che evidentemente tiene il rapporto con il «cliente», domanda: «Quanto chiedo?». Evidentemente per consegnare il cash senza far comparire i reali beneficiari. Armanna spiega che a loro l’operazione «costa il 7%» e per questo consiglia: «Almeno il 10 così ci dividiamo il 3». Renda rilancia: «Provo al 12». Armanna suggerisce di «non forzare», con questa giustificazione: «Di queste ne possiamo fare quante ne vuoi e se il prezzo è giusto ritornano».In una seconda informativa le Fiamme gialle fanno riferimento a un altro affare tentato pochi giorni prima. Questa volta i soldi dovrebbero transitare su due conti riconducibili ad Armanna accesi nella Repubblica ceca. Scrivono i militari: «Nell'ambito di una chat Whatsapp intercorsa con Francesco Renda, nel periodo tra il 5 e il 13 agosto 2019, Armanna indica i citati conti correnti quali rapporti da utilizzare nell'effettuazione di un'operazione di cambio valuta da yen (giapponesi, ndr) a euro della quale lo stesso sembrerebbe essere uno dei promotori».containerSempre nell’informativa si legge: «Come si evince dalla lettera di intenti (allegata agli atti, ndr) inoltrata da Francesco Renda ad Armanna in data 8 agosto 2019, l’operazione sarebbe stata proposta dalla Extremala finance limited, società del Regno Unito, alla società monegasca Exolvo […] e prevedrebbe il cambio di banconote pari a 19.200 miliardi di yen nei corrispondenti 161,3 miliardi di euro (secondo il cambio dell’epoca, ndr). Tale operazione sarebbe preceduta da una transazione iniziale “di prova” pari a 100 milioni di yen (850.000 euro circa) da disporre via swift. Verrebbe, inoltre, riconosciuto un compenso pari al 3% alla provider bank coreana (Industrial bank of Korea) e alla provider bank europea (Banque Havilland, Monaco) che si sarebbero occupati del trasporto e della ricezione di container contenenti le banconote». Tutte informazioni che Renda riassume ad Armanna in un promemoria.Nella chat il soldato appare molto insistente e il manager più evasivo. Per questo, a un certo punto, il caporalmaggiore inoltra, alle 23 del 12 agosto, uno strano messaggio di un soggetto che si firma M.P. e che comunica con Armanna usando Renda come postino: «Caro Vincenzo, ti stimo perché sei una persona seria, ma questa situazione, non so se per colpa tua o dei tuoi referenti, l’avete presa un po’ troppo sottogamba. Ritengo doveroso ricordarti che grazie all'aiuto di amici altolocati, dell'amministrazione militare e civile americana (il Paese dove avrebbe la base la Squadra Fiore, ndr), possiamo continuare ad avere la credibilità che i tuoi referenti, a tutti i costi, sembrano volerci far perdere. Ciononostante ho assicurato tutti sull'ottima praticabilità della pista che ci accingiamo a percorrere, e questo solo per la stima e la fiducia che ripongo in te.Per favore ora, prima di muovere una foglia, comunicami il nome della fiduciaria che intendi interporre tra banca e società ceca, in modo che io possa concordare con esattezza i passi successivi». Gli investigatori chiedono ai magistrati milanesi di effettuare le rogatorie per saperne di più, ma nelle carte del procedimento non abbiamo trovato le risposte.Chiediamo a Renda delucidazioni sul suo legame con Armanna e il sottufficiale ci risponde: «L’ho conosciuto in treno». E come siete diventati amici? «Io non ho amici» è la secca replica. Quindi nega di aver frequentato il manager successivamente a quell’incontro casuale? «Sì». La telefonata si conclude e il caporalmaggiore da quel momento sparisce dai nostri radar.L’ultima parola la lasciamo ad Amara, il quale sta finendo di scontare i residui tre mesi di pena (fatte salve nuove condanne) in Umbria, in regime di semilibertà: «Armanna conosce molto bene Renda, io, invece, non ho avuto rapporti. Gli organizzava rapporti con banche strane per l’Europa e in giro per il mondo, conti correnti e trasferimenti di denaro. Questo faceva. A detta di Armanna gestiva questo servizio, anche in Estonia, Montenegro, Panama, naturalmente Dubai e così via… con conti ancora effettivamente cifrati e con cui, attraverso questo sistema, loro si occupavano di trasferimento di denaro all’estero. Se fosse vero o meno non lo so».Adesso sugli strani movimenti finanziari della Squadra Fiore stanno lavorando gli specialisti del Nucleo valutario della Guardia di finanza. Per capire se ci troviamo di fronte a personaggi di spessore o a pataccari (come Armanna e Amara) bisognerà attendere ancora un po’.Ha collaborato Mirella Molinaro