2024-02-01
Spunta l’ipotesi del doppio premier solo in caso di sfiducia «limitata»
Maria Elisabetta Alberti Casellati (Imagoeconomica)
Nuova riunione col ministro Maria Elisabetta Alberti Casellati: il centrodestra cerca l’intesa sulla riforma rendendo più difficile sostituire il presidente del Consiglio eletto. Da oggi palla ai leader. Fronda Fdi all’Ars, aria di crisi in Sicilia.Saranno Giorgia Meloni, Matteo Salvini e Antonio Tajani a dover trovare la sintesi conclusiva sulle modifiche al testo originario del ddl costituzionale sul premierato, ovvero l’elezione diretta del presidente del Consiglio. Il centrodestra ieri si è riunito per la seconda volta in 48 ore al Senato, e oggi ci sarà un nuovo incontro per trovare la sintesi definitiva da sottoporre ai leader. Intorno al tavolo, oltre naturalmente al ministro per le Riforme, Maria Elisabetta Alberti Casellati, che firma il ddl, ci sono il presidente della commissione Affari costituzionali, Alberto Balboni di Fdi, i capigruppo della Lega, Massimiliano Romeo; di Forza Italia, Maurizio Gasparri; di Fdi, Lucio Malan e dei Moderati, Michaela Biancofiore. Andiamo subito al sodo: dei tre punti ancora in discussione, ne è rimasto solo uno ancora da approfondire: quello relativo al secondo premier. Gli altri due nodi sono stati sciolti: non verrà inserito in Costituzione il premio di maggioranza del 55% degli eletti da assegnare al vincitore delle elezioni senza stabilire una soglia minima da raggiungere nelle urne, e il premier eletto, oltre alla nomina, potrà anche proporre al presidente della Repubblica la revoca dei ministri. Sono due modifiche al testo originario sulle quali c’è intesa in maggioranza. La questione più spinosa resta quella del cosiddetto «secondo premier»: che succede se il presidente del Consiglio viene sfiduciato? La versione originaria del testo prevede che il capo dello Stato «può conferire l’incarico di formare il governo al presidente del Consiglio dimissionario o a un altro parlamentare che è stato candidato in collegamento al presidente eletto, per attuare le dichiarazioni relative all’indirizzo politico e agli impegni programmatici su cui il governo del presidente eletto ha ottenuto la fiducia. Qualora il governo così nominato non ottenga la fiducia», recita ancora l’art. 94 della Costituzione così come modificato dal ddl Casellati, «e negli altri casi di cessazione dalla carica del presidente del Consiglio subentrante, il presidente della Repubblica procede allo scioglimento delle Camere». Fratelli d’Italia voleva modificare questo punto, legando la possibilità di nominare un nuovo premier solo a casi estremi, come la sua morte, un impedimento fisico o ad esempio la decadenza per la legge Severino. In caso di sfiducia al premier, sostanzialmente, il Parlamento dovrebbe condannarsi all’autoscioglimento: una modifica sulla quale la Lega in particolare ha delle perplessità.Parliamoci chiaro: i deputati e senatori, pur di non andarsene a casa, non farebbero mai mancare la fiducia al presidente del Consiglio, qualsiasi cosa questi faccia o dica, invocando il famigerato «senso di responsabilità», e la Repubblica italiana cambierebbe completamente natura. Da notare anche, ma questo punto sembra ormai chiarito definitivamente, che in Italia non potrà mai più esserci un presidente del Consiglio che non sia stato eletto anche deputato o senatore: niente più Mario Draghi, per fare un nome. Ma torniamo al nodo dello scioglimento delle Camere in caso di sfiducia al premier: «Resta un secondo premier in alcune ipotesi molto dettagliate», spiega il ministro Casellati, «è stata una giornata positiva, ci sono le premesse per una composizione concordata». Ipotesi molto dettagliate, ma quali? Qui l’affare si complica assai. L’intesa prevede, a quanto risulta alla Verità, ma occorrerà attendere gli approfondimenti giuridici, una differenza tra una sfiducia «solenne» e una su un provvedimento. Esempio uno. Le opposizioni presentano una mozione di sfiducia al governo e la mozione ottiene la maggioranza: a questo punto si sciolgono le Camere e si torna alle elezioni. Esempio due: i governi pongono la fiducia su decine di provvedimenti, che succede se un governo non ottiene la fiducia, per fare un esempio, sul decreto energia? In questo caso, a quanto ci risulta, l’accordo prevede che il premier venga rinviato alle Camere per chiedere di nuovo la fiducia oppure, a tutela della maggioranza che ha vinto le elezioni, viene incaricato un altro presidente del Consiglio, eletto con la stessa coalizione, che va a concludere la legislatura (sempre che, naturalmente, non venga sfiduciato pure lui o lei). Questa sostituzione di premier potrebbe avvenire una sola volta in una legislatura. Tutto questo andrà messo nero su bianco in maniera tale da poter essere inserito in Costituzione, e che sia pure convincente per i cittadini, poiché se non sarà approvata dai due terzi delle Camere, con due letture a Montecitorio e due a Palazzo Madama, saranno i cittadini a esprimersi. Il nodo è talmente ingarbugliato che potranno essere solo Giorgia Meloni, Matteo Salvini e Antonio Tajani a scioglierlo. «Io sono sinceramente favorevole al simul stabunt, simul cadent», latineggia Tajani a Cinque minuti, su Rai 1, «se cade il presidente del Consiglio, si torna a votare. Questa è la mia idea, però ancora il dibattito è lungo». Lungo ma mica tanto: il 5 febbraio scade il termine per la presentazione degli emendamenti.Intanto in Sicilia c’è aria di crisi: gli assessori di Fdi hanno disertato la riunione di giunta convocata dal presidente Renato Schifani per la nomina dei manager della sanità. E questo perché sono stati dieci i franchi tiratori del centrodestra che hanno votato contro il disegno di legge «salva-ineleggibili», proposto da Fratelli d’Italia e bocciato dall’Ars con 34 voti contrari e 30 favorevoli.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.