2023-02-12
Spunta il «quadrumvirato del Pd» ed è fuggi fuggi dai salotti buoni dem
Nell’inchiesta Qatargate è ricostruito un retroscena su quattro eurodeputati socialisti che potrebbe allargare il perimetro dell’indagine. Botte a sinistra. Marc Tarabella: «Accusato solo dalle parole del criminale Panzeri».Marc Tarabella, l’eurodeputato fermato venerdì sera dalla polizia federale ad Anthisnes, la cittadina belga della quale è sindaco, ieri ha incontrato il giudice istruttore Michel Claise, a capo dell’inchiesta. Ha risposto alle domande «con franchezza e in un’atmosfera serena», fa sapere il suo difensore, Maxime Tioller, che sottolinea: «L’unica prova contro il mio cliente sono i commenti del signor Panzeri». Il riferimento è a Pier Antonio Panzeri, ex eurodeputato Pd-Articolo1 arrestato il 9 dicembre scorso, che da alcune settimane sta collaborando con gli inquirenti. «È la parola di un criminale, Panzeri», aggiunge il legale, «contro quella di un uomo che è stato onesto per tutta la vita, Tarabella». L’arresto è comunque stato provvisoriamente convalidato. Per l’altro eurodeputato dem finito in manette, il già bassoliniano Andrea Cozzolino, invece, l’iter è un po' diverso. Venerdì sera gli investigatori della Guardia di finanza gli hanno notificato il mandato di arresto europeo emesso dalla Procura federale belga con il quale è stato privato della libertà personale. Cozzolino, che era in una clinica per accertamenti, è stato portato nel carcere napoletano di Poggioreale venti minuti dopo la mezzanotte. La Corte d’appello di Napoli, che ha valutato il provvedimento cautelare, ha disposto gli arresti domiciliari («una misura umiliante e immotivata», secondo gli avvocati Federico Conte e Dezio Ferraro), ritenendo «moderato» il pericolo di fuga, anche per le sue condizioni di salute. Nei prossimi giorni verrà esaminata la richiesta di estradizione in Belgio. Nel mandato d’arresto vengono ricostruite le accuse: associazione per delinquere, corruzione e riciclaggio. Anche in questo caso il protagonista è Panzeri,che «tra le persone già incolpate nell’ambito del presente procedimento», si legge nel documento giudiziario, «è sospettato di aver organizzato degli interventi mediante retribuzione su membri del Parlamento europeo, a vantaggio dello Stato del Qatar e di quello del Marocco». Il perno attorno al quale sembra ruotare tutta la vicenda, però, è uno 007 marocchino: «Sembra che il signor Abderrahim Atmoun abbia giocato un ruolo importante nell’ambito di una supposta corruzione», scrivono i giudici, «attraverso una rimessa di denaro in contante proveniente dal Marocco, al fine di ottenere, tramite le supposte ingerenze, delle decisioni del Parlamento europeo favorevoli al Marocco. Gli elementi del procedimento sembrano indicare che il mandante delle ingerenze sia lo Stato del Marocco». Secondo i magistrati, «la squadra» delle barbe finte «incaricata sarebbe comandata da un ufficiale […] del Dged (l’agenzia di intelligence con base Rabat, ndr). Si tratta di Mohamed Belharache, che agirebbe attraverso l’intermediazione» di Atmoun , «un diplomatico cooptato che lavorerebbe a stretto contatto con i servizi di informazione marocchini».Nell’atto notificato a Cozzolino viene riportato anche uno stralcio del verbale di Francesco Giorgi (già assistente di Panzeri prima e di Cozzolino poi nonchè marito dell’ex vicepresidente del Parlamento europeo Eva Kaili): «A vostra domanda i deputati corrotti sono Tarabella e indirettamente Cozzolino. Cozzolino era implicato sul Marocco, aveva dei contatti con Atmoum grazie a Panzeri. Panzeri era il presidente della commissione Maghreb, poi ha passato il testimone a Cozzolino. Riceveva delle cravatte o dei completi. Panzeri continuava a riceverne anche dopo il passaggio di testimone. Non conosco l’ammontare esatto, ma è più basso di quello del Qatar, parliamo di qualche decina di migliaia di euro».Nelle carte è ricostruito un retroscena su un «quadrumvirato» di eurodeputati socialisti che potrebbe allargare ulteriormente il perimetro dell’inchiesta. Una riunione su una «risoluzione del Qatar» che si sarebbe svolta il 7 dicembre 2021, «apparentemente nell’ambito delle istituzioni europee (riunione non identificata)», annotano le toghe. «Prima della riunione», è ricostruito nell’atto, «Giuseppe Meroni (ex collaboratore di Panzeri, ndr) ha chiesto istruzioni a Panzeri. Quest’ultimo, dopo l’incontro, ha ricevuto due sms da Meroni: «Qatar risolto» e «il quadrumvirato Cozzolino-Moretti-Arena-Tarabella ha colpito con precisione efficacia e attenzione»». Giorgi e l’eurodeputata italobelga Maria Arena, sottolineano gli inquirenti, «hanno fatto avere a Panzeri un debriefing della riunione». Di carne sul fuoco, insomma, Claise ne ha messa un bel po'. Anche se ieri, con una nota diffusa dal suo ufficio stampa, Alessandra Moretti ha smentito di aver preso parte al meeting riservato dichiarando «di non essere stata presente ad alcuna riunione sul Qatar a Bruxelles il 7 dicembre 2021», in quanto «quel giorno Moretti si trovava infatti in Italia, a Vicenza, per vaccinare i suoi figli e visitare un’azienda, essendo rientrata a Bruxelles in aereo solo la sera alle 20».Dopo la sua uscita «senza condizioni» dal carcere di Saint Gilles a Bruxelles, invece, ieri il direttore dell’Ong No peace whitout justice, Niccolò Figà Talamanca, ha commentato la sua vicenda: «Ci vorrà del tempo per riparare al dolore inferto, sia a me che alla mia famiglia». Ed è già pronto a tornare sul campo: «Ho lavorato tutta lavita al fianco di persone che sono state ingiustamenteincarcerate. Oggi sento di aver vissuto personalmente, anche se solo in minima parte, quello che alcuni di loro hanno sopportato per anni. Non vedo l’ora di dedicarmi di nuovo alla giustizia e ai diritti umani nel mondo». Nelle carte che stanno uscendo sul Qatargate, spunterebbe, secondo La Repubblica, il nome di Cristina Castagnoli, che avrebbe inviato «per errore» all’Alto rappresentante per la politica estera dell’Unione, Josep Borrell, una nota scritta da Giorgi che puntava a favorire la nomina di Dimitris Avramopoulos (lui, si, parrebbe, vicino ai protagonisti del Qatargate) a rappresentante europeo per il Medio Oriente, a scapito dell’italiano Luigi di Maio. Nomina che è nei poteri dell’Alto rappresentante. Una vicenda smentita dai portavoce delle istituzioni europee (che affermano che Borrell non ha mai ricevuto la mail), ma che ha acceso i riflettori sui «salotti buoni» del Pd a Bruxelles. Castagnoli, nelle istituzioni europee, non è un anonimo funzionario nella grigia macchina comunitaria. Nel mondo che ruota intorno alla comunità italiana di Bruxelles è considerata, per il suo savoir-faire uno dei perni di un’importante rete di relazioni, celebrate anche sui social network. Apprezzatissime le sue cene prenatalizie a base di pizzoccheri. Sbarcata a Bruxelles con una borsa di studio verso la a metà degli anni '90 e da sempre legata all’area politica del Pd, Castagnoli si fece notare dal gotha bruxellese nel 2006 quando, da giovane funzionario del Parlamento europeo, finì con una carambola che in pochi decifrarono nel gabinetto dell’allora neo commissaria bulgara Maglena Kuneva. Oggi lavora alla direzione generale del Parlamento europeo che si occupa della politica estera, strategica per gli interessi qatarioti. Il capo della Castagnoli è un altro italiano, ancora riferibile alla sfera di influenza dem, il fiorentino Pietro Ducci. Le sue lezioni fatte alla scuola politica del Partito democratico sono facilmente reperibili su Youtube. La funzionaria nell’ultimo periodo avrebbe cancellato dai suoi social i post che la potevano collegare a Panzeri.Ieri, dopo che la abbiamo contattata, la Castagnoli ci ha girato il testo in inglese della smentita dell’esistenza della mail a Borrell, poi si è sfogata così: «Panzeri era uno dei deputati del parlamento per cui lavoravo , insieme a molti altri. Siamo vittime di tutto questo. Mi scusi ma preferisco non parlare più». Ormai a Bruxelles uomini e donne legati al Pd preferiscono dimenticare i ruggenti tempi che furono.
Volodymyr Zelensky (Ansa)
Elly Schlein con Eugenio Giani (Ansa)