Il sindaco blatera di una città sul modello svizzero, più green, dove è vietato fumare all'aperto e zeppa di piste ciclabili. E non si preoccupa delle continue illegalità alle quali ha abbandonato tutti i quartieri. Salvo sgomberare un campo rom in vista del voto.
Il sindaco blatera di una città sul modello svizzero, più green, dove è vietato fumare all'aperto e zeppa di piste ciclabili. E non si preoccupa delle continue illegalità alle quali ha abbandonato tutti i quartieri. Salvo sgomberare un campo rom in vista del voto.Immagini, nemmeno poi così nascoste o di periferia, raccontano di una Milano immersa nel degrado, nella sporcizia e nell'illegalità. Una Milano lontana e diametralmente opposta a quella dipinta e pensata dall'attuale sindaco Beppe Sala, che ha pensato che per riqualificarla sarebbe bastato tirare su grattacieli e torri tra l'architettonica Piazza Gae Aulenti e l'innovativa City Life. Come se la cifra del decoro di una città dipendesse dalla bellezza dello skyline, piuttosto che dalla pulizia e sicurezza di strade, marciapiedi e parchi frequentati da cittadini e turisti, obbligati ogni giorno a fare i conti con immagini poco gradevoli e a tratti anche raccapriccianti. E non stiamo parlando soltanto di quartieri periferici di Milano come Quarto Oggiaro oppure Rogoredo, già noti per i numerosi problemi e di cui si parla spesso, ma di vie e punti centrali della città, come piazza della Repubblica, stazione Centrale, Porta Venezia e Navigli, soltanto per citarne alcuni. Zone di cui invece non si racconta mai abbastanza, probabilmente perché si pensa sia oro tutto ciò che luccica.Proprio in Repubblica, tra i due lussuosi hotel che delimitano i lati della piazza - il Westin Palace e il Principe di Savoia - c'è chi dorme sdraiato sulle aiuole, rigorosamente senza scarpe e calze, appoggiate lì in parte. Da qui è sufficiente percorrere via Vittor Pisani per raggiungere la stazione Centrale e incontrare, nell'ordine, extracomunitari sdraiati sui marciapiedi o sotto i portici, talvolta anche sugli ingressi di civici in corrispondenza di uffici e appartamenti, a bere alcolici e fumare; chi si lava alle fontanelle pubbliche in piazza Duca d'Aosta, e anche chi urina per strada in piazza Luigi di Savoia, lato ovest della stazione, dove migliaia di viaggiatori e turisti attendono ogni giorno i taxi, e dove il parchetto che fino a poche settimane fa era diventato ormai terra di bivacco, deposito di coperte, sporcizia e immondizie, è stato ora recintato con delle inferriate e abbellito al suo interno con giochi per bambini nel tentativo, fallito, di allontanare il degrado. Un'azione di riqualifica in prossimità delle elezioni comunali, al pari dello sgombero di un campo rom abusivo avvenuto due giorni fa in via Bonfadini, periferia Est di Milano, e mai presa in considerazione nei quattro anni precedenti dell'amministrazione Sala. Senza dimenticare poi, sempre restando in piazza Duca d'Aosta, i soliti accampamenti di massa che non fanno nemmeno più notizia, tra rider in attesa di chiamate, venditori di sigarette di contrabbando e spacciatori di droga. Nonostante il regolare presidio della zona da parte di Esercito e forze dell'ordine. Proseguendo il breve viaggio, senza allargare troppo il raggio d'azione, a una delle fermate dell'autobus in viale Abruzzi, alle 9 del mattino, c'è una signora che si cambia gli abiti sulla banchina. Ok ok, stazione Centrale e limitrofi si sa che è così ormai, potrebbe dire qualcuno senza stupirsi. Proviamo a cambiare zona e spostiamoci verso Porta Venezia. Per esempio in Corso Buenos Aires, la più lunga via dello shopping in Europa, con più di 350 negozi, tanto che qualcuno osa paragonarla perfino alla Fifth Avenue di New York. Ebbene, anche qui, dove si spaccia droga a qualunque ora del giorno e della notte, dove decine e decine di immigrati fanno assembramenti tra i Bastioni e Piazza Oberdan, capita anche di incontrare chi rovista, uno per uno, tra tutti i cestini dell'immondizia, tirando su qualunque cosa, tra il viavai generale di pedoni, biciclette, monopattini e la rassegnazione e la paura di residenti e commercianti. E spostandosi ancora in un'altra zona, il risultato non cambia. Anzi. Ci si trova, forse, davanti a uno degli esempi più eclatanti di questa doppia faccia della stessa medaglia che è Milano. Parliamo di piazza XXIV Maggio: da un lato la Darsena e i Navigli con i locali, la movida, gli aperitivi, le passeggiate e una bella vista, dall'altro i portici diventati il riparo di senzatetto con veri e propri accampamenti allestiti davanti a vetrine di banche e negozi e a pochi passi da ristoranti e bar. C'è poi il degrado della zona Fiera, dove qualche giorno fa a momenti non si riusciva a camminare lungo i giardinetti di via Marco Ulpio Traiano a causa di spazzatura, bottiglie di vetro lasciati sul vialetto e sulle panchine.Ogni anno, Legambiente elabora un report sulle performance ambientali dei capoluoghi italiani basandosi sulle scelte urbanistiche legate alla crescita degli spazi naturali. Nel 2020 Milano si è piazzata al 29° posto, troppo lontana dalle posizioni di vertice per una città che si è stampata addosso l'etichetta di metropoli moderna, internazionale e al passo con i tempi, immaginata da Sala sul modello svizzero, più green, dove è vietato fumare all'aperto, e piena di piste ciclabili. Ma dove tutto ciò stride con le code chilometriche che si formano ogni giorno fuori dalle mense per poveri, con l'aumento di senzatetto che dormono e si lavano per strada, con gli immigrati che bivaccano e che spacciano, con gli episodi di violenza. Immagini di irregolarità e illegalità, che più che avvicinare Milano alla Svizzera, la accomunano a una di quelle città sudamericane, dove tutto è permesso, senza controlli e senza interventi.
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