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2020-05-02
Lo sport che non sta a guardare: sudare a casa per beneficenza
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In questi giorni di iniziative per raccogliere fondi da destinare alle associazioni benefiche impegnate nell'emergenza sanitaria generata dal coronavirus se ne contano moltissime. Tra queste ce ne sono alcune di carattere sportivo davvero interessanti e originali, su tutte quella di far correre agli appassionati di running una maratona virtuale. In che modo? A pensarci è stata la Nikolajewka Onlus, un'associazione bresciana che opera nelle attività socio-sanitarie assistenziali ed educative per persone con disabilità fisiche gravi e gravissime, che in questo difficile periodo ha dovuto mettere in campo tutte le sue risorse per garantire i propri servizi agli ospiti. La Cooperativa sociale ha creato la Run loves life, un evento sulla propria pagina Facebook della durata di tre giorni, dal primo al 3 maggio. Ci si può iscrivere con una libera offerta a partire da 5 euro, e si può partecipare solo correndo, camminando o pedalando: su tapis roulant o cyclette per chi ha questi attrezzi a disposizione, nel cortile di casa o addirittura, per chi abita in un condominio, facendo su e giù per le scale. L'obiettivo è percorrere una distanza minima di 5 chilometri e raccogliere fondi per acquistare dispositivi di protezione necessari a fronteggiare l'emergenza covid-19.
E a proposito di pedalare, anche il ciclismo italiano non è rimasto a guardare. Già nel weekend di Pasqua, alcuni famosissimi corridori si sono attivati correndo le tappe del Giro d'Italia dalle proprie abitazioni. La Cpa (Associazione corridori professionisti), in collaborazione con Garmin Edge e Tacx, ha organizzato il Giro d'Italia Legends e il Giro d'Italia Virtual. Al primo evento, svoltosi proprio il 12 aprile scorso, hanno aderito nomi come Mario Cipollini, Stefano Garzelli, Francesco Moser, Giuseppe Saronni, Paolo Bettini, Davide Cassani e Gianni Bugno. Un modo per raccogliere sì fondi benefici, ma anche per non far sentire agli appassionati di bicicletta la mancanza della corsa a tappe che sarebbe dovuta scattare il 9 maggio e che è stata rinviata a data da destinarsi, con ogni probabilità in ottobre. Al secondo evento, il Giro d'Italia Virtual, possono partecipare tutti gli amatori da sabato 18 aprile a domenica 10 maggio attraverso sette tappe. Il ricavato sarà devoluto alla Croce rossa italiana.
E poi c'è tutto il mondo del calcio. Mentre presidenti, leghe e governo discutono su quando e come ricominciare gli allenamenti e i campionati, tra alcuni calciatori è partita una sfida tutta social fatta di flessioni: farne il più possibile in un video di 15 secondi da postare su Instagram con una canzone in sottofondo da cantare e taggare altri tre calciatori da sfidare che a loro volta faranno lo stesso con altri tre e così via. Ognuno effettuerà una donazione all'ospedale di Bergamo Giovanni XXIII, fin da subito messo a dura prova dall'emergenza. A organizzarla e promuoverla è stata l'Asi, associazione che rappresenta lo sport di base in Italia. Tra i calciatori hanno già partecipato Francesco Acerbi e Luis Alberto della Lazio, Rafael Toloi dell'Atalanta e l'ex Milan e Juventus Alessandro Matri, ma anche grandi del passato come i campioni del mondo nel 1982 Bruno Conti e Ciccio Graziani.
E che dire invece di Mike Tyson. L'ex pugile americano ha stupito tutti decidendo di tornare sul ring all'eta di 53 anni, ma solo per beneficenza. Iron Mike, a 15 anni di distanza dal suo ritiro dalla boxe, ha rimesso su i guantoni e ha ricominciato ad allenarsi tornando in una forma discreta. Durante una diretta Instagram ha annunciato: «Il mio corpo è davvero a pezzi e dolorante per aver ricominciato ad allenarmi, ma penso di poter fare qualche esibizione, tre o quattro round, per beneficenza e sarò in forma. Da diverse settimane faccio due ore di cardio al giorno tra cyclette e tapis roulant, poi faccio anche pesi ma è complicato. Però voglio tirare su un po' di soldi e aiutare qualche senza tetto o tossicodipendente».
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Dalle maratone virtuali ai campioni dei calcio che si sfidano a suon di flessioni, fino a Mike Tyson che a 53 anni torna sul ring, sono tante le iniziative sportive a scopo benefico che stanno intrattenendo gli appassionati in questo lungo periodo di quarantena.In questi giorni di iniziative per raccogliere fondi da destinare alle associazioni benefiche impegnate nell'emergenza sanitaria generata dal coronavirus se ne contano moltissime. Tra queste ce ne sono alcune di carattere sportivo davvero interessanti e originali, su tutte quella di far correre agli appassionati di running una maratona virtuale. In che modo? A pensarci è stata la Nikolajewka Onlus, un'associazione bresciana che opera nelle attività socio-sanitarie assistenziali ed educative per persone con disabilità fisiche gravi e gravissime, che in questo difficile periodo ha dovuto mettere in campo tutte le sue risorse per garantire i propri servizi agli ospiti. La Cooperativa sociale ha creato la Run loves life, un evento sulla propria pagina Facebook della durata di tre giorni, dal primo al 3 maggio. Ci si può iscrivere con una libera offerta a partire da 5 euro, e si può partecipare solo correndo, camminando o pedalando: su tapis roulant o cyclette per chi ha questi attrezzi a disposizione, nel cortile di casa o addirittura, per chi abita in un condominio, facendo su e giù per le scale. L'obiettivo è percorrere una distanza minima di 5 chilometri e raccogliere fondi per acquistare dispositivi di protezione necessari a fronteggiare l'emergenza covid-19.E a proposito di pedalare, anche il ciclismo italiano non è rimasto a guardare. Già nel weekend di Pasqua, alcuni famosissimi corridori si sono attivati correndo le tappe del Giro d'Italia dalle proprie abitazioni. La Cpa (Associazione corridori professionisti), in collaborazione con Garmin Edge e Tacx, ha organizzato il Giro d'Italia Legends e il Giro d'Italia Virtual. Al primo evento, svoltosi proprio il 12 aprile scorso, hanno aderito nomi come Mario Cipollini, Stefano Garzelli, Francesco Moser, Giuseppe Saronni, Paolo Bettini, Davide Cassani e Gianni Bugno. Un modo per raccogliere sì fondi benefici, ma anche per non far sentire agli appassionati di bicicletta la mancanza della corsa a tappe che sarebbe dovuta scattare il 9 maggio e che è stata rinviata a data da destinarsi, con ogni probabilità in ottobre. Al secondo evento, il Giro d'Italia Virtual, possono partecipare tutti gli amatori da sabato 18 aprile a domenica 10 maggio attraverso sette tappe. Il ricavato sarà devoluto alla Croce rossa italiana.E poi c'è tutto il mondo del calcio. Mentre presidenti, leghe e governo discutono su quando e come ricominciare gli allenamenti e i campionati, tra alcuni calciatori è partita una sfida tutta social fatta di flessioni: farne il più possibile in un video di 15 secondi da postare su Instagram con una canzone in sottofondo da cantare e taggare altri tre calciatori da sfidare che a loro volta faranno lo stesso con altri tre e così via. Ognuno effettuerà una donazione all'ospedale di Bergamo Giovanni XXIII, fin da subito messo a dura prova dall'emergenza. A organizzarla e promuoverla è stata l'Asi, associazione che rappresenta lo sport di base in Italia. Tra i calciatori hanno già partecipato Francesco Acerbi e Luis Alberto della Lazio, Rafael Toloi dell'Atalanta e l'ex Milan e Juventus Alessandro Matri, ma anche grandi del passato come i campioni del mondo nel 1982 Bruno Conti e Ciccio Graziani.E che dire invece di Mike Tyson. L'ex pugile americano ha stupito tutti decidendo di tornare sul ring all'eta di 53 anni, ma solo per beneficenza. Iron Mike, a 15 anni di distanza dal suo ritiro dalla boxe, ha rimesso su i guantoni e ha ricominciato ad allenarsi tornando in una forma discreta. Durante una diretta Instagram ha annunciato: «Il mio corpo è davvero a pezzi e dolorante per aver ricominciato ad allenarmi, ma penso di poter fare qualche esibizione, tre o quattro round, per beneficenza e sarò in forma. Da diverse settimane faccio due ore di cardio al giorno tra cyclette e tapis roulant, poi faccio anche pesi ma è complicato. Però voglio tirare su un po' di soldi e aiutare qualche senza tetto o tossicodipendente».
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Era inoltre il 22 dicembre, quando il Times of Israel ha riferito che «Israele ha avvertito l'amministrazione Trump che il corpo delle Guardie della rivoluzione Islamica dell'Iran potrebbe utilizzare un'esercitazione militare in corso incentrata sui missili come copertura per lanciare un attacco contro Israele». «Le probabilità di un attacco iraniano sono inferiori al 50%, ma nessuno è disposto a correre il rischio e a dire che si tratta solo di un'esercitazione», ha in tal senso affermato ad Axios un funzionario di Gerusalemme.
Tutto questo, mentre il 17 dicembre il direttore del Mossad, David Barnea, aveva dichiarato che lo Stato ebraico deve «garantire» che Teheran non si doti dell’arma atomica. «L'idea di continuare a sviluppare una bomba nucleare batte ancora nei loro cuori. Abbiamo la responsabilità di garantire che il progetto nucleare, gravemente danneggiato, in stretta collaborazione con gli americani, non venga mai attivato», aveva detto.
Insomma, la tensione tra Gerusalemme e Teheran sta tornando a salire. Ricordiamo che, lo scorso giugno, le due capitali avevano combattuto la «guerra dei dodici giorni»: guerra, nel cui ambito gli Stati Uniti avevano colpito tre siti nucleari iraniani, per poi mediare un cessate il fuoco con l’aiuto del Qatar. Non dimentichiamo inoltre che Trump punta a negoziare un nuovo accordo sul nucleare di Teheran con l’obiettivo di scongiurare l’eventualità che gli ayatollah possano conseguire l’arma atomica. Uno scenario, quest’ultimo, assai temuto tanto dagli israeliani quanto dai sauditi.
Il punto è che le rinnovate tensioni tra Israele e Teheran si stanno verificando in una fase di fibrillazione tra lo Stato ebraico e la Casa Bianca. Trump è rimasto irritato a causa del recente attacco militare di Gerusalemme a Gaza, mentre Netanyahu non vede di buon occhio la possibile vendita di caccia F-35 al governo di Doha. Bisognerà quindi vedere se, nei prossimi giorni, il dossier iraniano riavvicinerà o meno il presidente americano e il premier israeliano.
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Il Comune fiorentino sposa l’appello del Maestro per riportare a casa le spoglie di Cherubini e cambiare nome al Teatro del Maggio, in onore di Vittorio Gui. Partecipano al dibattito il direttore del Conservatorio, Pucciarmati, e il violinista Rimonda.
Muwaffaq Tarif, lo sceicco leader religioso della comunità drusa israeliana
Il gruppo numericamente più importante è in Siria, dove si stima che vivano circa 700.000 drusi, soprattutto nel Governatorato di Suwayda e nei sobborghi meridionali della capitale Damasco. In Libano rappresentano il 5% del totale degli abitanti e per una consolidata consuetudine del Paese dei Cedri uno dei comandanti delle forze dell’ordine è di etnia drusa. In Giordania sono soltanto 20.000 su una popolazione di 11 milioni, ma l’attuale vice-primo ministro e ministro degli Esteri Ayman Safadi è un druso. In Israele sono membri attivi della società e combattono nelle Forze di difesa israeliane (Idf) in una brigata drusa. Sono circa 150.000 distribuiti nel nNord di Israele fra la Galilea e le Alture del Golan, ma abitano anche in alcuni quartieri di Tel Aviv.
Lo sceicco Muwaffaq Tarif è il leader religioso della comunità drusa israeliana e la sua famiglia guida la comunità dal 1753, sotto il dominio ottomano. Muwaffaq Tarif ha ereditato il ruolo di guida spirituale alla morte del nonno Amin Tarif, una figura fondamentale per i drusi tanto che la sua tomba è meta di pellegrinaggio.
Sceicco quali sono i rapporti con le comunità druse sparpagliate in tutto il Medio Oriente?
«Siamo fratelli nella fede e nell’ideale, ci unisce qualcosa di profondo e radicato che nessuno potrà mai scalfire. Viviamo in nazioni diverse ed anche con modalità di vita differenti, ma restiamo drusi e questo influisce su ogni nostra scelta. Nella storia recente non sempre siamo stati tutti d’accordo, ma resta il rispetto. Per noi è fondamentale che passi il concetto che non abbiamo nessuna rivendicazione territoriale o secessionista, nessuno vuole creare una “nazione drusa”, non siamo come i curdi, noi siamo cittadini delle nazioni in cui viviamo, siamo israeliani, siriani, libanesi e giordani».
I drusi israeliani combattono nell’esercito di Tel Aviv, mentre importanti leader libanesi come Walid Jumblatt si sono sempre schierati dalla parte dei palestinesi.
«Walid Jumblatt è un politico che vuole soltanto accumulare ricchezze e potere e non fare il bene della sua gente. Durante la guerra civile libanese è stato fra quelli che appoggiavano Assad e la Siria che voleva annettere il Libano e quindi ogni sua mossa mira soltanto ad accrescere la sua posizione. Fu mio nonno ha decidere che il nostro rapporto con Israele doveva essere totale e noi siamo fedeli e rispettosi. La fratellanza con le altre comunità non ci impone un pensiero unico e quindi c’è molta libertà, anche politica nelle nostre scelte».
In Siria c’è un nuovo governo, un gruppo di ex qaedisti che hanno rovesciato Assad in 11 giorni e che adesso si stanno presentando al mondo come moderati. Nei mesi scorsi però i drusi siriani sono stati pesantemente attaccati dalle tribù beduine e Israele ha reagito militarmente per difendere la sua comunità.
«Israele è l’unica nazione che si è mossa per aiutare i drusi siriani massacrati. Oltre 2000 morti, stupri ed incendi hanno insanguinato la provincia di Suwayda, tutto nell’indifferenza della comunità internazionale. Il governo di Damasco è un regime islamista e violento che vuole distruggere tutte le minoranze, prima gli Alawiti ed adesso i drusi. Utilizzano le milizie beduine, ma sono loro ad armarle e permettergli di uccidere senza pietà gente pacifica. Siamo felici che l’aviazione di Tel Aviv sia intervenuta per fermare il genocidio dei drusi, volevamo intervenire personalmente in sostegno ai fratelli siriani, ma il governo israeliano ha chiuso la frontiera. Al Shara è un assassino sanguinario che ci considera degli infedeli da eliminare, non bisogna credere a ciò che racconta all’estero. La Siria è una nazione importante ed in tanti vogliono destabilizzarla per colpire tutto il Medio Oriente. Siamo gente semplice e povera, ma voglio comunque fare un appello al presidente statunitense Donald Trump di non credere alle bugie dei tagliagole di Damasco e di proteggere i drusi della Siria».
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Con Luciano Pignataro commentiamo l'iscrizione della nostra grande tradizione gastronomica nel patrimonio immateriale dell'umanità