2019-09-05
Speranza-Salute, la contraddizione di un giovane vecchio sempre a galla
Il neoministro è la cambiale pagata all'estrema sinistra di Leu per raggranellare voti ed evitare le forche caudine della sfiducia. Un uomo sughero transitato da Massimo D'Alema a Walter Veltroni a Pier Luigi Bersani prima di lasciare i dem.A parte il cognome beneaugurante per un ministero che si richiama alla Salute, sarà interessante scoprire come le competenze da dottore in Scienze politiche di Roberto Speranza troveranno modo di esprimersi alla guida del dicastero che annovera, tra gli altri, «compiti in materia sanitaria, di profilassi e raccordo con le istituzioni internazionali ed europee nel campo della salute». Stando a quel che recita il sito web dell'istituzione di Lungotevere Ripa.Quarant'anni, natali lucani e pasque romane, Speranza è la cambiale che il governo Conte bis paga ai sinistri di Mdp/Leu per raggranellare voti in Parlamento ed evitare le forche caudine della sfiducia. Definito dal suo mentore Pier Luigi Bersani un «giovane di lungo corso» (e ribattezzato dal toscanaccio Vauro «un giovane vecchio»), Speranza è un classico esempio di uomo-sughero. Capace di galleggiare anche in mezzo alle tempeste che, si sa, affondano i bastimenti ma lasciano intatti i fuscelli.Il tranquillo Roberto respira la politica fin da bambino, e non solo perché il papà Michele è stato un socialista di ferro negli anni Settanta. Sotto la guida illuminata di Massimo D'Alema scala le gerarchie interne della sinistra giovanile, gli eredi della Fgci, e ne conquista la presidenza. Siamo nel 2007. Nel 2008, grazie a Walter Veltroni, entra nel comitato nazionale dei Giovani democratici con il compito di dar vita alla nuova organizzazione giovanile del Partito democratico. Tra un impegno e l'altro, trova il tempo di vincere una borsa di studio in Storia dell'Europa mediterranea all'Università della Basilicata, Ateneo che sarà accusato da un «corvo» di essere particolarmente sensibile alla presenza dei giovani piddini che riescono a vincere i concorsi per dottorati di ricerca.Dopo un'esperienza come assessore all'Urbanistica a Potenza, ottiene i galloni di segretario regionale dei dem in Basilicata. Bersani lo vuole con sé a Roma per coordinare la macchina delle primarie del 2013 che vedranno la vittoria del Rottamatore, Matteo Renzi. Nello stesso anno, diventa capogruppo Pd alla Camera scatenando le ire dei colleghi che non lo ritengono all'altezza del compito. Si dimetterà due anni dopo in polemica continua col premier Renzi sull'Italicum e sul Jobs act.Pur inseguendo la visibilità sui media, fa parlare poco di sé. Sposato con la compagna storica, da cui ha avuto due figli, riesce a muoversi con una certa disinvoltura tra due gigantesche ruote dentate della politica lucana come i fratelli Gianni e Marcello Pittella senza finirne stritolato. Pochi incidenti di percorso: nei curricula disseminati sul web, dimentica di dire - chissà perché - di essere stato segretario nazionale dei Giovani laburisti, i socialisti di Valdo Spini, poi confluiti nel Partito democratico. La Guardia di finanza lo segnala alla Corte dei conti della Basilicata con l'accusa di aver alterato la concorrenza locale blindando l'azienda di trasporto pubblico con tariffe ultraconvenienti, ai tempi del suo impegno nell'amministrazione comunale a Potenza. I giudici, dopo una istruttoria, archiviano la sua posizione e quella di altri dieci politici. Nel 2017, in una inchiesta con 11 arresti, finisce in alcune intercettazioni tra indagati che vorrebbero agganciarlo e convincerlo a nominare un loro amico all'Ente per lo sviluppo dell'irrigazione lucana, senza però riuscirci. Sempre nel 2017 fonda Mdp-Articolo 1 con cui dà avvio all'avventura di Leu insieme a Piero Grasso e a Laura Boldrini. Alle elezioni del 2018 cerca di proporsi come l'anti-Renzi, ma con scarsi risultati. In una intervista del febbraio 2018 a Repubblica Firenze, annuncia di voler «de-renzizzare la Toscana» e denuncia che «ogni voto al Pd favorisce il Renzi-Berlusconi». Rieletto proprio in Toscana alla Camera, con rinnovato vigore Speranza comincia la sua personale battaglia contro un altro Matteo, Salvini.Che culmina, qualche mese fa, con l'annuncio di una denuncia contro il leader leghista per istigazione all'odio razziale. «Ora basta», spiega Speranza motivando il ricorso all'autorità giudiziaria. «Salvini insiste anche oggi con il censimento dei Rom. Per me non bastano più le parole. Per questo ho deciso di denunciare il ministro ai sensi della legge Mancino 654/75». Si mostra, inoltre, particolarmente critico anche nei confronti dell'autonomia differenziata tanto da dichiarare (2019) che «il governo è impegnato in un vertice dopo l'altro alla ricerca di un equilibrio che non trova mai». «Nel frattempo arriva l'autonomia differenziata che spaccherà davvero l'Italia, rendendolo un paese “arlecchino" in cui in ogni regione ci saranno diritti e servizi diversi. Ci opporremo con ogni forza a questo provvedimento». Il karma della politica un po' lo sbeffeggia se gli affida oggi la guida del ministero che, più di tutti, è regionalizzato: la Salute e la Sanità. Trovandogli inoltre, come alleati, quegli stessi grillini che, nel dicembre 2015, volevano trascinarlo in tribunale per l'uso di un elicottero di Stato - insieme all'immancabile Renzi - in occasione dei funerali di Antonio Luongo, coordinatore regionale del Pd, che si tennero a Potenza. Strano il destino, ma si sa: finché c'è vita c'è Speranza.
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