2021-04-20
Speranza ha mentito. Era stato informato del rapporto dell’Oms prima della censura
Il titolare della Salute sapeva dell'esistenza del report scomodo. Gliela rivelò Ranieri Guerra, proprio il giorno in cui il documento sparì Sul caso del report dell'Oms censurato perché troppo critico nei confronti dell'Italia se ne stanno sentendo e leggendo di tutti i colori. Roberto Speranza ripete da mesi, in tutti i salotti tv, che lui con la censura non c'entra nulla, e ribadisce di essere sotto attacco per motivi politici. Tanti sedicenti intellettuali si sono schierati al suo fianco. Persino un bel po' di giornalisti cercano di proteggere il ministro, forse perché non hanno letto le carte della Procura di Bergamo che indaga sulla gestione italiana del virus. Ecco perché è bene tentare - documenti alla mano - di rispondere ad alcuni interrogativi ancora in sospeso. 1 Speranza sapeva che sarebbe stato pubblicato un report dell'Oms sull'Italia? Avrebbe dovuto saperlo fin dall'inizio, cioè da quando il gruppo di Zambon e soci iniziò il lavoro. Il compito di Ranieri Guerra era quello di tenerlo informato, e a quanto pare fu almeno in parte eseguito. Esiste una email risalente al 14 aprile 2020, dunque precedente alla pubblicazione del report (avvenuta a maggio), in cui Guerra scrive a Francesco Zambon: «Bisognerebbe condividere con Speranza un indice più aggiornato di quello che volete fare così che benedica anche questa parte». Le cose sono due: o Guerra ha mentito, oppure il ministro sapeva che sarebbe uscito un report. Viene poi da chiedersi: ma davvero l'Oms ha bisogno della «benedizione» di un governo per far uscire uno studio su uno Stato? Non dovrebbe essere indipendente? Mah. 2 Speranza ha chiesto che il report non fosse pubblicato? Qui bisogna essere precisi. Dai documenti non risulta che il ministero abbia fatto pressioni prima del 13 maggio 2020. Quel giorno Zambon pubblicò il report, che rimase online qualche ora, poi lo ritirò per una piccola modifica, ma gli fu impedito di pubblicarlo nuovamente. Ranieri Guerra, scrivendo a Silvio Brusaferro, ha detto di essere intervenuto personalmente per far ritirare il documento. Il problema è capire cosa sia avvenuto dopo il 13 maggio e come si sia comportato il ministero. 3 Quando il report fu pubblicato Speranza si arrabbiò? A quanto pare sì. Il 15 maggio 2020 Hans Kluge, direttore dell'Oms Europa, scrisse a Zambon: «Questo non cambia il punto centrale: il mio rapporto con il ministro, che era molto contrariato. [...] Silvio (Brusaferro dell'Iss, ndr) ha detto che loro sono costantemente attaccati dalla stampa e che ogni parola può essere mal interpretata». Lo stesso Guerra, il 14 maggio, scrisse a Zambon: «Ci sono già segni di tumulto istituzionale», riferendosi alla reazione italiana. Sempre Guerra rivelò a Repubblica di aver ricevuto una telefonata da Speranza che gli disse: «Pubblicate un rapporto sull'Italia e io lo vengo a sapere dal sito Web?». 4 Quindi che cosa c'entra Speranza con la censura? Come dicevamo, il nodo della questione è ciò che avvenne dopo il 13 maggio 2020. Il giorno successivo, il 14, Guerra scrisse a Brusaferro: «Sono stato brutale con gli scemi del documento di Venezia. Ho mandato scuse profuse al ministro e ti ho messo in cc di alcune comunicazioni. Alla fine sono andato su Tedros (direttore generale dell'Oms, ndr) e fatto ritirare il documento. Sto ora verificando il paio di siti laterali e di social media dove potrebbe essere ancora accessibile per chiudere tutti i canali». 5 A che cosa si riferisce Guerra quando parla di «scuse profuse» al ministro? Ieri Report ha mostrato l'email che la mattina del 14 maggio 2020, alle 9.18, Ranieri Guerra inviò a Roberto Speranza, con Silvio Brusaferro in copia. «Buongiorno ministro e buongiorno Silvio», scrisse Guerra. «È con molto dispiacere personale che confermo la pubblicazione del rapporto elaborato dall'ufficio di Venezia senza l'autorizzazione degli uffici centrali di Ginevra, che era stata negata venerdì e ribadita lunedì dopo mio intervento piuttosto pesante. Avevo imposto», continuava Guerra, «la discussione preliminare con te, Silvio, Franco Locatelli, Andrea Urbani e Ruocco per lo meno al fine di evitare di accendere inutili e dannose polemiche. Il momento è delicato, si sarebbe potuto utilizzare il rapporto come camera di amplificazione degli straordinari provvedimenti di governo. Purtroppo mi è stata negata ogni possibilità di intervento, rivendicando da parte degli autori la libertà, l'autonomia e l'indipendenza senza valutare i danni collaterali e l'inevitabile crollo della reciproca fiducia. Non so che dire al di là della mia personale dissociazione dal rapporto, che però farà danni ugualmente».6 Dopo che la mail di Guerra fu spedita a Speranza e Brusaferro che cosa accadde? Pochi giorni dopo, il 18 maggio, Guerra si incontrò con il capo di gabinetto di Speranza, Goffredo Zaccardi e poi scrisse a Brusaferro: «Cdg (il capo di gabinetto, ndr) dice di vedere se riusciamo a farlo cadere nel nulla. Se entro lunedì nessuno ne parla vuole farlo morire. Altrimenti lo riprendiamo assieme. Sic». Riepiloghiamo. Speranza sapeva che sarebbe uscito un report dell'Oms. Può darsi che, prima del 13 maggio 2020, non ne conoscesse l'intero contenuto. Quando ne è venuto a conoscenza, si è irritato. Il rapporto è stato pubblicato il 13 e censurato il 14 maggio, dopo che Guerra ebbe informato il ministro della avvenuta pubblicazione. Il 18 maggio, il capo di gabinetto di Speranza ha dato indicazioni perché il report fosse «fatto morire». Infatti il documento non è più stato ripubblicato, anche se lo stesso Guerra (così risulta) non avrebbe avuto problemi a rimetterlo online dopo averne emendato le parti «scomode». Il ministro ora liquida tutto come un affare interno all'Oms. Ma allora perché si è risentito per non aver potuto leggere il report in anticipo? E perché così tante persone a lui vicine si sono spese per oscurarlo? Ad alcune domande abbiamo risposto noi. Ora tocca a Speranza rispondere.
Giancarlo Tancredi (Ansa)
Ecco #DimmiLaVerità del 17 settembre 2025. Il nostro Giorgio Gandola commenta le trattative nel centrodestra per la candidatura a presidente in Veneto, Campania e Puglia.
Francesco Nicodemo (Imagoeconomica)