2023-01-18
Spento il fuoco sulle intercettazioni
Carlo Nordio (Imagoeconomica)
Dopo Giorgia Meloni, pure Carlo Nordio zittisce le polemiche di Pd e M5s sulla riforma: «Ascolti indispensabili contro mafia e terrorismo. Ma va cambiato l’abuso per i reati minori».Secondo un copione tipicamente italico, il coro bipartisan di gioia e soddisfazione per la cattura di Matteo Messina Denaro è durato lo spazio di un mattino. Già nella serata di lunedì, infatti, le opposizioni erano riuscite a individuare il fronte polemico perfetto per mettere in ombra un successo che, nel loro schema, non è pienamente godibile in quanto avvenuto sotto il governo del centrodestra.Così, nelle ultime ore, alimentato dagli esponenti del fronte giallorosso e ben amplificato dal circuito mediatico mainstream, è montata una polemica sullo strumento delle intercettazioni, innescata da chi, nelle fila del M5s e del Pd, ha voluto leggere nelle parole pronunciate dal Procuratore capo di Palermo, Maurizio De Lucia, subito dopo l’arresto del boss, un atto d’accusa contro l’annunciata riforma della giustizia, nella quale alle intercettazioni è riservato un capitolo importante. De Lucia si è limitato a dire che senza le intercettazioni non ci sarebbe stata la cattura di Messina Denaro e che, per questo tipo di reati e di profili criminali, sono imprescindibili. Apriti cielo: nel giro di pochi minuti le dichiarazioni improntate alla concordia e all’unità nazionale della sinistra hanno lasciato il passo a quelle che facevano leva sulle dichiarazioni di De Lucia per accusare l’esecutivo di voler spuntare le armi dei magistrati e della polizia. Tanto che lo stesso premier Giorgia Meloni, avendo subodorato la trappola, ha immediatamente tentato di disinnescare la polemica facendo eco al magistrato siciliano e puntualizzando che «le intercettazioni, per come sono usate nei procedimenti di mafia, sono fondamentali, uno strumento di indagine del quale non si può fare a meno e nessuno ha mai messo in discussione nulla per questo genere di reati. Quello su cui cerca di centrare l’attenzione il ministro della Giustizia - ha aggiunto - quando parla del tema, è soprattutto il tema del rapporto tra le intercettazioni e quel che diventa di pubblico dominio, anche nella fase in cui le intercettazioni non dovrebbero essere pubbliche». Ciò però non è bastato, anzi ha dato lo spunto all’accoppiata M5s-Pd per aprire un fronte parallelo, nel quale la polemica latente sarebbe tra il presidente del Consiglio e il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, in presunto attrito sulla riforma delle intercettazioni. In realtà, se è vero, come dice il proverbio, che «carta canta e villan dorme», tutte le bozze, i ddl e le dichiarazioni dei cultori della materia nel centrodestra - a partire dallo stesso Guardasigilli - hanno sempre teso a escludere i reati di mafia e terrorismo dalla riforma delle intercettazioni, il cui fine sarebbe non tanto quello di diminuire l’utilizzo di questo strumento, quanto quello di prevenire o impedire abusi e fughe di notizie, che magari sbattano in prima pagina elementi privati degli indagati, che non hanno alcuna relazione col filone principale dell’indagine. A questo punto, dunque, è dovuto intervenire Nordio, il quale ha ribadito che «le intercettazioni sono assolutamente indispensabili nella lotta alla mafia e al terrorismo e per comprendere i movimenti di persone sospettati di reati gravissimi». «Quello che va cambiato - ha puntualizzato - è l’abuso che se ne fa per reati minori, con la diffusione sulla stampa di segreti individuali che non hanno a che fare con le indagini. Credo - ha concluso - che ci sia malafede quando si confondono i due campi». Incuranti di questo ultimo concetto, i parlamentari grillini - trascinati dall’ex-togato Federico Cafiero De Raho - hanno allora spostato il focus aprendo un terzo fronte polemico, attribuendo con un disinvolto sillogismo al ministro e al governo in generale l’intenzione di voler impedire le intercettazioni per i reati di corruzione. Il viceministro della Giustizia, Francesco Paolo Sisto, infine, dopo aver ribadito per l’ennesima volta per conto della maggioranza che le intercettazioni per mafia e terrorismo non si toccano, ha aggiunto che «qualche volta le finalità di indagine vengano superate poi dalla lesività della loro diffusione».
Silvia Salis (Imagoeconomica)
Il vicepresidente americano J.D. Vance durante la visita al Santo Sepolcro di Gerusalemme (Getty Images)
Roberto Cingolani, ad di Leonardo (Getty Images)