2022-03-31
Spallanzani, l’ombra di Sputnik sulle nomine
Da sinistra, Francesco Vaia e Alessio D'Amato (Ansa)
Oggi la scelta del nuovo direttore generale dell’ospedale romano. In corsa anche Francesco Vaia, ma i passati legami con l’istituto Gamaleya per lo sviluppo del siero russo irrompono sulla promozione. L’assessore Alessio D’Amato: «Stop a ricostruzioni su presunte spy story».Il riaccendersi - in questi giorni - dell’interesse mediatico per i rischi della passata collaborazione tra la Russia e l’istituto Lazzaro Spallanzani di Roma sul vaccino Sputnik V non è collegato solo all’invasione russa. C’è un’altra questione in ballo, assai più italiana, e riguarda le poltrone. Oggi pomeriggio la settima commissione «Sanità, politiche sociali, integrazione sociosanitaria, welfare» del Consiglio regionale del Lazio discuterà lo schema di decreto del presidente della Regione, Nicola Zingaretti, sulla nomina del direttore generale dello Spallanzani. In corsa per prendere il posto c’è il professor Francesco Vaia, attuale direttore sanitario che insieme all’assessore laziale alla Sanità, Alessio D’Amato, ha avuto un ruolo di primo piano nell’operazione Sputnik. A dicembre Vaia ha ricevuto l’Ordine di Cavaliere di Gran croce al merito della Repubblica italiana per il ruolo svolto dall’istituto nel contrasto alla pandemia da Covid-19 e il 24 marzo sono arrivate, dopo la pubblicazione del conferimento in Gazzetta Ufficiale, le congratulazioni dell’assessore D’Amato perché «il servizio Sanitario Regionale continua a distinguersi come modello di eccellenza riconosciuto in tutto il Paese». Gli echi dell’affaire Sputnik e i rischi per i dati scambiati con Gamaleya prima che il 25 febbraio la Regione sospendesse la collaborazione, non agevolano la nomina. Le tempistiche sono sfortunate ma aspettare che passi la buriana non è semplice. L’iter è già stato avviato lo scorso 3 marzo con un decreto firmato da Zingaretti sulla nomina della commissione di tre esperti per la selezione dei candidati. La lista degli idonei selezionata dai tre esperti (Valeria Tozzi dell’università Bocconi, Giampaolo Grippa designato da Agenas e Massimo Annicchiarico, direttore regionale Salute e Integrazione Sociosanitaria) non risulta ancora pubblicata sul sito della Regione. Ma come ha fatto notare nei giorni scorsi Andrea Capucci sul quotidiano Il Manifesto, Vaia nel 2022 compie 68 anni, tre in più dell’età massima per aspirare all’incarico di direttore generale. Il 18 novembre del 2021, però, è passato (con il parere contrario del governo) un emendamento di Italia Viva al cosiddetto Decreto Capienze che ha esteso a 68 anni il limite massimo d’età per la nomina di direttori generali nella Sanità fino alla fine dello stato di emergenza, ovvero fino a oggi 31 marzo. Data decisiva, dunque, per far sì che Vaia abbia i requisiti anagrafici necessari per poter ambire all’incarico. Vedremo se il professore sbaraglierà gli altri candidati o se le ombre russe lo faranno cadere a un passo dal traguardo. Rompendo anche il fin qui solido legame con l’assessore D’Amato, cui spetta la scelta e che, tra l’altro, punta sulla gestione della pandemia e sull’eccellenza dell’Istituto per le malattie infettive come biglietto da visita per la sua corsa personale come futuro candidato Pd alla presidenza del Lazio dopo Zingaretti. Le manovre si intrecciano. Anche perché cavalcare la vicenda potrebbe tornare utile ad altri candidati della coalizione centrosinistra alle regionali del 2023 che vedono al momento tra i nomi più gettonati, anche quello dell’attuale vicepresidente, Daniele Leodori, esponente di area centrista Dem e gradito allo stesso Zingaretti. Ieri sera D’Amato ha diffuso una nota per difendere «lo straordinario impegno dello Spallanzani e dei suoi vertici dirigenziali». Comunicando anche di avere ricevuto una lettera aperta firmata da tutti i capi Dipartimento, dalla Direzione scientifica, dai primari, i dirigenti sanitari e amministrativi dell’Istituto «che rigettano in toto interpretazioni fuorvianti che in questi giorni stanno circolando a mezzo stampa su presunte spy story. «Io stesso» ha aggiunto «ho avuto nel pomeriggio un colloquio con la massima autorità per la sicurezza della Repubblica che conferma la totale fiducia nel più importante Istituto di malattie infettive italiano e che nulla di concreto sussiste rispetto ad alcune ricostruzioni giornalistiche». Anche perché, con l’arrivo dei miliardi del Pnrr diretti alla sanità, cavalcare la vicenda potrebbe tornare utile ad altri candidati della coalizione centrosinistra alle regionali del 2023 che vedono al momento tra i nomi più gettonati, anche quello dell’attuale vicepresidente, Daniele Leodori, esponente di area centrista dem e gradito allo stesso Zingaretti.Di certo, lo Spallanzani può vantare molti successi ma anche qualche scelta poco comprensibile dal punto di vista scientifico. Come quella sul vaccino «italiano» sviluppato dalla Reithera, di cui i ricercatori dello Spallanzani avrebbero dovuto coordinare la sperimentazione. Vaia, con il placet di D’Amato, non ha mai dato il via libera al reclutamento dei volontari preferendo scommettere sul vaccino russo Sputnik, per altro mai autorizzato dall’Ema, proponendone anche la produzione nelle aziende del territorio. Eppure Reithera aveva fatto proprio con l’istituto la prima fase della sperimentazione - il primo studio di fase Uno di vaccinazione profilattica in Italia - ed era quasi scontato che il rapporto continuasse anche per la Fase 2 con l’istituto che doveva essere uno dei centri per arruolare i volontari. Invece, il percorso non è andato avanti interrompendosi attorno a metà marzo del 2021, dunque ben prima dello stop della Corte dei conti al finanziamento per lo sviluppo di Reithera avvenuto a maggio, ma nelle stesse settimane in cui è iniziata la collaborazione tra il tandem Vaia-D’Amato con i russi di Gamaleya.
Il Gran Premio d'Italia di Formula 1 a Monza il 3 settembre 1950 (Getty Images)
Elbano De Nuccio, presidente dei commercialisti (Imagoeconomica)
Pier Silvio Berlusconi (Ansa)