2021-08-08
Nuova speranza dalla Spagna. Il terzo tribunale locale boccia il lasciapassare verde
Dopo Canarie e Cantabria, anche i giudici dell'Andalusia smontano il pass introdotto dal governo autonomo: «È discriminatorio, non tutela dal contagio, rovina l'economia».I giudici di tre Regioni della Spagna hanno bocciato il green pass. Discrimina i cittadini, non tutela dal contagio da coronavirus e pregiudica l'attività di bar, discoteche e ristoranti, quindi non deve essere obbligatorio. Mentre in Italia si applica la certificazione verde per rafforzare le barriere tra vaccinati Covid e non, aprendo la strada a ricorsi che travolgeranno i nostri tribunali e provocheranno un terremoto in ambito della giustizia Ue, come ricordato anche ieri dalla Verità, i vicini togati iberici hanno già detto che il lasciapassare è illegittimo. Premesso che il governo di Pedro Sánchez non ha ancora varato una legge che renda il pasaporte Covid, così come lo chiamano, imprescindibile per accedere a luoghi chiusi, e che poche Comunità autonome hanno deciso di muoversi nella direzione dell'obbligo, la prima ad esprimersi è stata la Camera contenziosa amministrativa del Tribunal superior de justicia delle Canarie (Tsjc). Il 29 luglio ha sospeso l'ordinanza del governo canario, con la quale si chiudevano i locali dalla mezzanotte alle sei del mattino e si imponeva il green pass per accedere alle sale interne di ristoranti, cinema, teatri, discoteche e palestre. I giudici della Corte superiore di giustizia, con sede a Santa Cruz de Tenerife, sostengono che i ristoratori non hanno titolo per chiedere documenti personali ai loro clienti «invadendone la sfera dei diritti e della privacy», in quanto la vaccinazione contro il Covid non è obbligatoria, e che dati sensibili come quelli che riguardano la salute del singolo cittadino devono essere protetti, non esibiti per poter accedere a un servizio a pagamento. La Corte ha ritenuto anche ingiusto penalizzare con chiusure anticipate locali che già sono costretti a rispettare il 50% della capienza al chiuso. Tre giorni fa si sono poi mossi i giudici della Cantabria, dando ragione ai ristoratori locali e bloccando i provvedimenti del governo autonomo pubblicati il 3 agosto. Nel decreto della Comunità autonoma si stabiliva che con il livello 3, l'equivalente della nostra fascia arancione, tutti gli esercizi commerciali dovessero vietare alla clientela l'accesso agli spazi interni. Una misura che avrebbe rimesso in ginocchio migliaia di lavoratori di 27 Comuni cantabrici in zona rischio (in Italia sappiamo bene quanto è costato il tira molla delle chiusure) e che ammetteva una sola eccezione: ingresso ai vaccinati, a quanti potevano esibire l'avvenuta guarigione dal Covid o un test negativo. Per il Tribunale supremo di questa verde Regione, stretta tra l'Atlantico e le montagne della Cordigliera, l'ordinanza del governo locale arreca ai ristoratori un «sicuro danno personale ed economico», perciò il green pass è stato bloccato.Terza a muoversi sul fronte giuridico è stata l'Andalusia. Contro la decisione del governo, fortemente osteggiata da Vox, di contenere la quinta ondata del coronavirus imponendo el pasaporte Covid per entrare in molti locali, la Corte con sede a Granada ha detto che questo provvedimento «non è giusto e nemmeno necessario». I magistrati del Tribunal superior de justicia de Andalucía (Tsja) sono contrari all'utilizzo obbligatorio della certificazione verde per entrare in discoteca e nei ristoranti. Ricordano che il green pass è stato pensato dall'Unione europea per agevolare, non per consentire, la libera circolazione mentre così applicato solleva «gravi dubbi»: verrebbero lesi diritti soggettivi e interessi legittimi. Anche i giudici andalusi pongono l'accento sulla violazione della privacy che si compie, facendo controllare a gestori di locali un documento così personale come l'attestato di avvenuta vaccinazione o di negatività al tampone Covid, ma sottolineano pure come si vada contro il regolamento della Commissione europea che stabilisce di vietare «ogni discriminazione diretta e indiretta delle persone non vaccinate». I certificati verdi digitali Covid Ue non sono una precondizione per esercitare il diritto alla libera circolazione, come invece sta facendo l'Italia e tenta di fare la Spagna, trovando però - a differenza di quanto accade da noi - la Corte superiore di giustizia a bloccare derive totalitaristiche e incostituzionali. C'è un'altra questione importantissima messa in evidenza dalla Tsja. I giudici parlano di rischio legato al green pass perché le persone che sono state vaccinate o hanno superato il Covid «possono essere potenziali trasmettitori». La certificazione non mette al riparo chi si è fatto inoculare entrambe le dosi e neppure chi non può, o non vuole una protezione contro il coronavirus con farmaci sperimentali. In aggiunta a questo, la Corte dichiara che «non si riesce a capire come sarà possibile evitare il possibile contagio» da parte di coloro che entreranno in ristoranti, cinema, palestre o discoteche «protetti dall'esibizione di un avvenuto tampone che solo dimostra che al momento della sua esecuzione non erano portatori del virus attivo, ma non che sono immunizzati». Con queste perplessità, certo che lasciare aperti ristoranti e discoteche non rafforzi la quinta ondata, l'alto tribunale andaluso ha detto stop a un lasciapassare che viola diritti fondamentali dei cittadini e che «stabilisce un trattamento differenziato per l'accesso a tali locali». In Italia, invece, solo una «tempesta legale» potrà bloccare il decreto in vigore e impedire che venga convertito in legge dal Parlamento.