2021-11-09
La Spagna schiva l’ondata senza card
Per i nostri politici, l'Italia resiste grazie al pass. Il Paese iberico non l'ha introdotto, eppure lì il tasso di iniezioni galoppa e l'incidenza dei nuovi casi è inferiore alla nostra.Preoccupa l'aumento dei contagi da Covid-19 e perciò pare ormai scontato che lo stato di emergenza venga prorogato fino al 31 marzo 2022. E così la strategia italiana è già pronta: green pass valido 12 mesi in vigore fino all'estate prossima, terza dose a tappeto e chiusure in base al cambio di colore delle Regioni. Tutto benché, negli ospedali, reparti ordinari e terapie intensive siano sotto la soglia critica. Ma la cosa che più rende soddisfatti virologi e politici è che ci sono Paesi in cui si torna a parlare di restrizioni, lockdown, coprifuoco e altri in cui si pensa di utilizzare il green pass basandosi sul modello italiano. Nessuna considerazione invece per i Paesi che hanno bocciato il green pass obbligatorio, soprattutto sul lavoro, e stanno meglio o come l'Italia per numero di contagi e di vaccinati. Peraltro l'obbligo del passaporto verde non ha dato quella prevista «spinta gentile» alla campagna vaccinale, anche se viene presentato dalle autorità come garanzia d'impennate di vaccinazioni e di contrasto al movimento no vax. Infatti, mentre l'Oms lancia l'allarme di una quarta ondata focalizzata proprio in Europa, con la tragica stima di 500.000 morti fino a febbraio prossimo, molti esperti sostengono la «bontà» della card: da Franco Locatelli («Abbiamo la situazione più favorevole d'Europa grazie a vaccini, mantenimento delle mascherine e green pass»), a Walter Ricciardi («Il green pass estensivo permette di frequentare ambienti al chiuso con un certo livello di sicurezza anche se col passare del tempo dovremmo pensare alla correzione del green pass»).Insomma, il lasciapassare metterebbe un freno alle ospedalizzazioni. Di sicuro, non aumenta le vaccinazioni né è una garanzia di sicurezza contro i contagi, come sostengono alcuni Paesi, quali Danimarca, Spagna e Portogallo, che hanno bocciato il provvedimento. In Spagna, in particolare, non è obbligatorio per accedere né al lavoro, né in palestra, a scuola, sui trasporti o nei bar e ristoranti e neanche per il personale sociosanitario delle Rsa. Esenti gli utenti di palestre e centri sportivi in tutto il Paese, dopo la sentenza del Tribunale supremo sul libero accesso a tutti. Fa giurisprudenza anche per le Baleari, dove il governo locale aveva introdotto l'obbligo di pass per i grandi eventi. Soltanto singole comunità autonome, come la Galizia, lo hanno adottato ma non con le severe regole in vigore in Francia o in Italia. Eppure, nella penisola iberica, dove l'unica misura restrittiva in vigore è quella dell'obbligo dell'uso della mascherina all'interno dei locali al chiuso, c'è un boom di vaccinazioni. Il 76,17% degli spagnoli ha già completato il ciclo vaccinale e il 78,9% ha ricevuto almeno una dose e questi numeri consentono a Madrid di attestarsi prima della Francia, dove la percentuale di vaccinati a ciclo completo è del 64%, e della Germania con il 63%. L'alto numero di cittadini immunizzati significa che si sono vaccinati spontaneamente e che gli obblighi non convincono gli scettici. Inoltre, il successo della campagna vaccinale iberica, secondo Josep Lobera, professore di sociologia all'Università autonoma di Madrid, sarebbe il frutto di un'efficace strategia comunicativa adottata dai governi a ogni livello e della grande fiducia dei cittadini nella sanità pubblica nel post franchismo. Risultato? Da inizio novembre, la Spagna supera di poco i 3.000 contagi giornalieri (da noi il trend è in diminuzione, ma resta attorno ai 5.000 al dì). L'incidenza è di 44,3 casi per milione di abitanti, in Italia di 85,4.Non ha subìto il ricatto del super green pass neanche il Portogallo, altro Paese con l'86% della popolazione immunizzata: l'ultimo bollettino lusitano parla di 1.382 nuovi casi e quattro morti. A Lisbona il pass è necessario soltanto per i grandi eventi culturali e sportivi, oltre che per accedere alle strutture al chiuso come ristoranti o palestre.
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La commemorazione di Charlie Kirk in consiglio comunale a Genova. Nel riquadro, Claudio Chiarotti (Ansa)