2021-09-17
«Sotto i 20 anni il vaccino non serve. Insistere vuol dire sprecare le dosi»
Il genetista Paolo Gasparini,, ordinario all'università di Trieste: «I giovani infettati sviluppano una malattia lieve. Sostenere che il farmaco riduca il contagio non ha fondamento. Non prevalga sull'individuo l'interesse della societ໫Da medico e ricercatore mi sono fatto la domanda: “Qual è l'obiettivo di vaccinare gli adolescenti?". Se li si vuole proteggere, allora bisogna essere così onesti da dire che i vaccini anti Covid non danno alcun beneficio ai ragazzi». Paolo Gasparini, 60 anni, ordinario di genetica medica presso l'università di Trieste e primario dell'omonimo servizio all'ospedale materno infantile Burlo Garofolo, è contrario a rincorrere i giovani con la siringa. Sta dicendo che non ha senso vaccinare gli over 12, come questo governo sta facendo?«Dico che nella fascia 0-20 anni il vaccino anti Covid non serve. I giovani, se infettati, normalmente sviluppano una malattia molto lieve, spesso asintomatica. Dal vaccino non ricavano vantaggi. Se invece l'obiettivo è ridurre la circolazione del virus beh, è quanto di più stupido ci si possa raccontare. Perché è privo di fondamento scientifico, il virus ormai è entrato negli esseri umani a livello planetario, continuerà a circolare. Un simile obiettivo, poi, ha una serie di implicazioni etiche rilevanti, che mi stupisce non siano state prese in considerazione».Ovvero?«Nel momento in cui, in termini di salute, facciamo prevalere l'interesse della società su quello dell'individuo, non agiamo molto diversamente da quello che fecero in Germania sterilizzando centinaia di migliaia di persone con handicap o negli Stati Uniti, separando alla nascita i gemelli monozigoti per conoscenze definite “utili alla società". Senza estremizzare, pensiamo a cosa succederebbe se un governo dicesse basta obesi, siete un costo, tutti a dieta. Fino a che punto lo Stato può imporsi?» Per tutelare la salute del soggetto e della società. Vaccinare a oltranza non serve?«Dovremmo fare una campagna come si fece per sconfiggere la poliomielite, ma serviranno decenni e bisognerà somministrare il vaccino con lo stesso ritmo in ogni parte del mondo. Mentre noi facciamo la terza dose in moltissimi Paesi arrancano con la prima. Intanto che cosa facciamo, chiudiamo i confini come fa la Nuova Zelanda e blocchiamo ogni attività economica?».Professore, perché ha definito una follia aver collegato il green pass al vaccino?«Il vaccino riduce la gravità della malattia, non il contagio. La possibilità di essere infettati è reale, malgrado la doppia dose restiamo contagiosi ancora non si sa per quanto tempo. Quindi affermare che con il certificato verde si può stare senza mascherina è una bestialità. Il pass non è una patente di non contagiosità, per l'ignoranza di chi ha fatto queste scelte si stanno favorendo atteggiamenti contrari al contenimento della pandemia».Il vaccino consente lavoro e socialità, senza sei emarginato. Questa è la situazione oggi in Italia.«Legare la lotta al Covid unicamente al vaccino non ha senso. È come andare in battaglia solo con il moschetto. Non so se sia una follia politica o ideologica. Dopo quasi due anni non si può più parlare di emergenza, servono altri strumenti per isolare focolai e contenere il virus, quali mascherina al chiuso, igiene delle mani, autentica ventilazione dei locali, utilizzo a tappeto dei test salivari, misurazione della temperatura corporea. E non si può prescindere dalla medicina del territorio, trascurata e bistrattata». Lei è tra i sottoscrittori dell'appello contro il green pass per accedere a lezioni ed esami nelle università. «Un'altra discriminazione con il bollino verde prevista da questo governo. Per me è un paradosso che qualcuno non possa entrare in luogo di studi che, lo dice il nome, è aperto a tutti». Discriminati sono anche i guariti.«Come tanti altri medici ho preso il Covid e adesso assieme ad altri 5 milioni di italiani vivo in un limbo senza pass. Insistono perché faccia un vaccino eppure ho un alto tasso di anticorpi neutralizzanti (che bloccano il virus Sars-CoV-2 rendendolo non più in grado di infettare le cellule, ndr). Tutta la letteratura scientifica conferma che i guariti hanno un'immunità naturale più forte di quella indotta da vaccino».Studi israeliani affermano che conferisce una protezione più duratura.«Certo. Non si può dire che duri tre anni ma è più protettiva. Infatti in Israele con il certificato di guarigione puoi andare ovunque. Il nostro ministero della Salute aveva detto che per noi ex Covid bastava un richiamo entro l'anno, anche se non ci sono evidenze scientifiche che veramente serva, ma nemmeno questa indicazione torna utile perché se non ci vacciniamo non abbiamo la carta verde. Eppure le reazioni avverse da vaccino, nei soggetti che già sono immuni, spesso hanno una gravità maggiore. Il nostro organismo non ha bisogno di essere sottoposto a un ulteriore stress».La preoccupazione, dicono, è per l'alta contagiosità della variante delta.«Ma se il tasso di reinfezione dei guariti è bassissimo, come si può sostenere che non siano più protetti? Quando si sono reinfettatati per lo più hanno preso un Covid leggero, poco più di un raffreddore. Non si può imporre il vaccino a tutti gli ex malati, bisogna raccomandarlo solo a chi ha più fragilità e molteplici patologie. Altrimenti è uno spreco di risorse economiche e umane, si buttano via milioni di dosi».Come esperto, che cosa risponde a quanti temono che i vaccini a mRna, come Pfizer e Moderna, possano provocare modificazioni genetiche?«Non modificano il genoma dell'individuo, quel rischio non c'è. Sono autorizzati per la prima volta sugli esseri umani, sicuramente nel breve termine conosciamo le diverse reazioni avverse che possono provocare, sul lungo e medio termine non ci sono dati».