2021-04-21
Sul Sostegno bis pende l’incognita dello stop alle moratorie dei mutui
Il decreto, che potrebbe essere approvato venerdì, darà aiuti anche in base all'utile. Allarme di Bankitalia: istituti più rigidi verso i prestiti alle imprese. Senza una proroga, la sospensione delle rate scadrà il 30 giugno.Gli occhi sono naturalmente puntati sul Consiglio dei ministri di giovedì, quello che dovrebbe varare il decreto legge sulle riaperture. Ma non va sottovalutata la convocazione che realisticamente avverrà 24 ore dopo, venerdì, quando è previsto il varo di un altro atteso dl, il Sostegno bis. Com'è noto, il «sostegno» più importante è quello delle riaperture in sé: e non a caso gli esponenti del mondo imprenditoriale, qualunque sia il testo di decreto legge che sarà varato giovedì, puntano su un significativo miglioramento parlamentare delle misure, in particolare per ciò che riguarda i noti punti critici: il coprifuoco (che ammazzerebbe l'attività serale dei ristoranti), il pass interregionale (di dubbia costituzionalità, peraltro), e - sempre dal punto di vista della ristorazione - il divieto di consumare al chiuso (che non esisteva, ancora un mese e mezzo fa, per le zone gialle). Ma veniamo al venerdì e al decreto Sostegno bis. La scorsa settimana, prima in un cdm e poi in un faccia a faccia tra Mario Draghi (accompagnato dal ministro Daniele Franco) e una delegazione leghista (composta dai capigruppo Riccardo Molinari e Massimiliano Romeo, dal ministro Giancarlo Giorgetti, dal sottosegretario Claudio Durigon, e dal responsabile economico del partito Alberto Bagnai), erano stati fissati due paletti. Si era stabilito che, oltre a una nuova quota di sostegni (equivalente a quella già disposta il mese scorso per il bimestre gennaio-febbraio), ci sarebbe stato pure un intervento ulteriore e aggiuntivo, un «saldo», stavolta basato non sulla riduzione di fatturato ma sull'utile, sull'imponibile fiscale, quindi su un riferimento ancora più certo ed effettivo. Se così fosse, starebbe qui il risultato strappato positivamente dal partito di Matteo Salvini: i due interventi non sarebbero alternativi, ma avverrebbero entrambi. E come accadrebbe tutto questo? In prima battuta, replicando l'operazione già fatta con il primo decreto Sostegno. Sarà dunque confermato il superamento del modello (contestatissimo) adottato dall'esecutivo Conte, cioè quello basato sui codici Ateco. Questo porta con sé un inevitabile allargamento della platea dei beneficiari, arrivata a 3 milioni di percettori. L'altra volta furono destinati al ristoro delle aziende circa 12 miliardi, che, divisi per i 3 milioni di beneficiari, determinavano una media di circa 4.000 euro a testa. Molto poco, dunque: il governo sottolineava tuttavia che si trattava di una somma da riferire a un solo bimestre, quello di gennaio-febbraio. È immaginabile che accada sostanzialmente lo stesso anche per il bimestre marzo-aprile: altri 12 miliardi circa. E qui scatterebbe la seconda parte dell'operazione, quella sollecitata dalla Lega: e cioè l'ipotesi che una somma ulteriore e aggiuntiva (tra i 5 e i 10 miliardi: più probabile che si resti vicini al lato più piccolo della forchetta) venga utilizzata nel decreto per un «saldo», per una somma che scatterebbe realisticamente tra giugno e luglio, e che sarebbe legata all'imponibile fiscale. Quindi, subito un «acconto» (equivalente al decreto Sostegno uno), e poi un «saldo» basato sul nuovo criterio.Sono inoltre sul tavolo almeno altre due questioni da non sottovalutare, e la cui soluzione non è scontata. La prima ha a che fare con la moratoria dei mutui, che andrebbe prorogata almeno fino a fine anno. In queste condizioni, è infatti impensabile che le famiglie siano tutte in grado di riprendere a onorare gli impegni con puntualità, in una situazione di economia ancora ferma (o al massimo in ripartenza lentissima). Il governo deve fare qualcosa, naturalmente evitando un'eventuale occhiuta e arcigna risposta europea. Un segnale eloquente di irrigidimento già arriva da un'indagine di Bankitalia che sottolinea un'accentuata percezione di rischio da parte degli istituti. Risulta infatti che nel primo trimestre del 2021 si siano fatti più stretti i criteri di erogazione dei prestiti a favore delle imprese, mentre risulterebbero invariate le politiche di offerta relative ai prestiti alle famiglie per l'acquisto di case. Secondo l'Abi, se le moratorie si interromperanno il 30 giugno, quasi 3 milioni tra famiglie e imprese rischiano di trasformarsi in cattivi pagatori.La seconda questione, a sua volta scottante, è la necessaria estensione dell'arco temporale dei prestiti con garanzia pubblica, operazione che va anche in qualche misura rifinanziata. Possibile che venerdì si decida anche su questo. Resta infine un punto procedurale per entrambi i decreti, quello di giovedì e quello di venerdì: i decreti legge entrano in vigore subito. Tuttavia, come La Verità ha già auspicato, sarebbe molto positivo se ci fosse un'intesa tra governo e presidenti delle Camere affinché l'esame parlamentare per la conversione in legge non usi tutti i 60 giorni (altrimenti le eventuali modifiche parlamentari migliorative scatterebbero troppo tardi, a babbo morto), ma ne usi molti di meno, con un lavoro super intenso di commissioni e Aula, giorno e notte. Come se si trattasse di una manovra di bilancio da licenziare tassativamente entro una certa scadenza.