2023-07-23
Anche se i dati mostrano che l’Italia è all’avanguardia in molti campi, dal riciclo al biologico, Angelo Bonelli e soci continuano a lanciare allarmi e a chiedere sacrifici. Però rifiutano l’energia atomica: non gli conviene.Tra i tanti aspetti deliranti dello psicodramma in corso sul caldo e sul presunto «negazionismo climatico» ce n’è uno più grottesco di altri. È stupefacente notare come l’intera discussione mediatica prescinda dalla realtà e dalla concretezza dei fatti. I sedicenti ambientalisti che da giorni frignano contro la destra inquinatrice, infatti, sembrano non avere alcuna conoscenza della nazione in cui vivono: non sanno che cosa l’Italia stia davvero facendo ai fini di tutelare la natura e, soprattutto, non hanno alcuna proposta utile al fine di risolvere il problema che dicono di avere tanto a cuore. A leggere i giornali e a sentire le dichiarazioni di politici tipo il velleitario imbavagliatore Angelo Bonelli, sembrerebbe che l’Italia sia nel pieno della catastrofe ambientale, ma continui dissennatamente a distruggere il creato. Beh, è clamorosamente falso. Come abbiamo più volte documentato su queste pagine e su Verità e Affari e come ha ben riassunto Sergio Giraldo in una efficace serie di tweet, la nostra nazione è decisamente all’avanguardia più o meno su tutte le tecnologie verdi. Citiamo giusto qualche esempio tratto dal Rapporto GreenItaly, realizzato dalla Fondazione Symbola e da Unioncamere, con la collaborazione del Centro studi Tagliacarne. Se nel 2021 la produzione di elettricità da fonti rinnovabili nel mondo è stata pari al 28,3% del totale, nello stesso anno in Italia il 36% dei consumi elettrici è stato soddisfatto da fonti rinnovabili. Oltre il 40% dell’industria e della manifattura nostrane ha investito in prodotti green. Inoltre, riporta il Rapporto GreenItaly, «siamo leader nell’economia circolare con un avvio a riciclo sulla totalità dei rifiuti - urbani e speciali - del 83,4% (2020): un risultato ben superiore alla media europea (53,8%) e a quella degli altri grandi Paesi come Germania (70%), Francia (64,5%) e Spagna (65,3%)». Ricorda poi Giraldo che qui da noi «il riciclo dei rifiuti industriali ha superato il 70% e lo smaltimento in discarica è sceso al 6%. L’industria italiana del riciclo è un comparto rilevante e strategico del sistema produttivo nazionale: 4.800 imprese e 236.000 occupati». Non solo: «L’Italia nel 2020 ha riciclato il 72% di tutti i rifiuti, urbani e speciali-industriali. Trattasi di primato in Ue, dove la media si attesta al 53% e la mitica Germania arriva al 55%». Andiamo avanti? Siamo leader nel biologico europeo, con un’incidenza sulla superficie agricola utilizzata del 17,4% (2021) e abbiamo il distretto biologico più grande d’Europa. Secondo la Fondazione Symbola, «l’agricoltura italiana è tra le più sostenibili in Europa, con una quantità di emissioni pari a 30 milioni di tonnellate di CO2 equivalenti, nettamente inferiori a quelle di Francia (76 milioni), Germania (66 milioni), Regno Unito (41 milioni) e Spagna (39 milioni). Il settore ha ridotto del 20% l’uso di pesticidi (2011-2018), a fronte di un aumento negli altri Paesi europei (Francia e Germania), ha aumentato l’utilizzo e la produzione di energie rinnovabili e ha ridotto i consumi di acqua». Circa la metà delle nostre aziende agricole, per giunta, ha un elevato livello di sostenibilità. Persino nell’arredamento siamo una eccellenza: «Il 95% del legno viene riciclato per produrre pannelli per l’arredo, mentre il 67% delle imprese utilizza materie prime seconde e l’81% legno prodotto in modo sostenibile e recentemente si è dotata di un piano per accelerare nella transizione ecologica». Potremmo andare avanti ancora, ma il concetto ci sembra chiaro: una marea di imprenditori italiani è «ecologico» già da parecchio tempo. Dunque in che modo staremmo distruggendo l’ambiente? Certo, secondo gli attivisti il grande problema sono le emissioni di CO2. Ebbene anche qui è difficile collocare l’Italia sul banco dei cattivi. Nella classifica sulle emissioni di CO2 relative a ogni Stato realizzata da Our World in Data l’Italia è al diciannovesimo posto con 355.454.172 tonnellate di CO2 emesse nell’aria ogni anno. Se consideriamo invece la classifica di emissioni pro capite realizzata dalla stessa fonte, «l’Italia si posiziona sessantunesima, con 5,4 tonnellate metriche prodotte a persona». Più o meno in tutte le classifiche, comunque, siamo di gran lunga dietro alla Germania (e alla Francia, e al Regno Unito) e più vicini alla Spagna per quantità di emissioni. Emissioni che, per altro, in tutta Europa sono da tempo in calo: addirittura di 11 punti in più rispetto agli standard previsti per il 2020. Tutto questo, però, sembra non interessare ai nostri bellicosi ambientalisti, i quali continuano a berciare che non si fa abbastanza: evidentemente non conoscono i dati. Tra l’altro, potrebbe persino avere senso stracciarsi le vesti se gli appelli green venissero sistematicamente ignorati. Ma qui succede l’esatto contrario: il martellamento ecologista è costante, a ogni livello, dalle serie tv ai libri di scuola, dai film ai talk show. Non c’è sindaco che non si inventi restrizioni al traffico o campagne in ossequio alla nuova religione verde. Senza contare le norme europee che, volenti o nolenti, ci tocca rispettare. E allora? Perché ragliano Bonelli e soci? La domanda è chiaramente retorica: lo fanno per ritagliarsi uno spazio politico (il che è legittimo). E pure (cosa un filo più discutibile) per sostenere interessi molto precisi. Il fatto è che le campagne in corso terrorizzano la popolazione non certo per promuovere la «difesa della natura» in senso lato e nobile, ma un certo tipo di politiche green che con l’ecologia hanno poco a che fare. Portiamo un altro piccolo esempio, giusto per gradire. Come si diceva, siamo a buon punto nella riduzione delle emissioni. Cosa dovremmo fare per ridurle ulteriormente? Semplice: passare al nucleare. In questo modo avremmo energia pulita a costo non eccessivo, potremmo serenamente avviarci alla transizione elettrica senza smontare la nostra economia e ridurremmo drasticamente la CO2. Facile no? Solo che i nostri amici verdi il nucleare non lo vogliono, lo osteggiano o comunque non rientra nel loro campo di interesse. Nel caso di militanti e politici si tratta per lo più di una impuntatura ideologica, ma nel caso delle istituzioni sovranazionali la storia è diversa. La rivoluzione green, infatti, si rivela utile se permette di impoverire le popolazioni e di aggiogarle a qualche potenza mondiale che produce batterie o simili. Se invece c’è il rischio che una nazione ne ricavi un po’ di autonomia energetica con relativa indipendenza politica, le ragioni ambientali vengono meno. Il risultato è ciò che abbiamo sotto gli occhi. L’Italia fa tutto ciò che le viene richiesto sul piano ecologico e anche di più: si sta avviando a fare pure ciò che la danneggia. Però giornali e attivisti esaltati continuano a gridare che moriremo per colpa del clima, e che la soluzione è comprare auto elettriche e spegnere i condizionatori. Come se i poveri soffrissero meno il caldo.
Stephen Miran (Ansa)
L’uomo di Trump alla Fed: «I dazi abbassano il deficit. Se in futuro dovessero incidere sui prezzi, la variazione sarebbe una tantum».
È l’uomo di Donald Trump alla Fed. Lo scorso agosto, il presidente americano lo ha infatti designato come membro del Board of Governors della banca centrale statunitense in sostituzione della dimissionaria Adriana Kugler: una nomina che è stata confermata dal Senato a settembre. Quello di Stephen Miran è d’altronde un nome noto. Fino all’incarico attuale, era stato presidente del Council of Economic Advisors della Casa Bianca e, in tale veste, era stato uno dei principali architetti della politica dei dazi, promossa da Trump.
Ecco #EdicolaVerità, la rassegna stampa podcast del 10 novembre con Carlo Cambi
Martin Sellner (Ansa)
Parla il saggista austriaco che l’ha teorizzata: «Prima vanno rimpatriati i clandestini, poi chi commette reati. E la cittadinanza va concessa solo a chi si assimila davvero».
Per qualcuno Martin Sellner, saggista e attivista austriaco, è un pericoloso razzista. Per molti altri, invece, è colui che ha individuato una via per la salvezza dell’Europa. Fatto sta che il suo libro (Remigrazione: una proposta, edito in Italia da Passaggio al bosco) è stato discusso un po’ ovunque in Occidente, anche laddove si è fatto di tutto per oscurarlo.
Giancarlo Giorgetti e Mario Draghi (Ansa)
Giancarlo Giorgetti difende la manovra: «Aiutiamo il ceto medio ma ci hanno massacrati». E sulle banche: «Tornino ai loro veri scopi». Elly Schlein: «Redistribuire le ricchezze».
«Bisogna capire cosa si intende per ricco. Se è ricco chi guadagna 45.000 euro lordi all’anno, cioè poco più di 2.000 euro netti al mese forse Istat, Banca d’Italia e Upb hanno un concezione della vita un po’…».
Il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, dopo i rilievi alla manovra economica di Istat, Corte dei Conti e Bankitalia si è sfogato e, con i numeri, ha spiegato la ratio del taglio Irpef previsto nella legge di Bilancio il cui iter entra nel vivo in questa settimana. I conti corrispondono a quelli anticipati dal nostro direttore Maurizio Belpietro che, nell’editoriale di ieri, aveva sottolineato come la segretaria del Pd, Elly Schlein avesse lanciato la sua «lotta di classe» individuando un nuovo nemico in chi guadagna 2.500 euro al mese ovvero «un ricco facoltoso».







