2021-10-07
Dostoevskij fu apostolo e profeta della bellezza della fede cristiana
A duecento anni dalla nascita, un libro del filosofo Vladimir Solov'ev ci aiuta a capire il cuore dell'opera del grande autore russo: i suoi personaggi cristici sono il centro attorno cui ruotano tutti i suoi romanzi.Pubblichiamo la prefazione del metropolita Hilarion di Volokolamsk al libro Fëdor Dostoevskij di Vladimir Solov'ëv, tra i massimi filosofi russi dell'Ottocento (Cantagalli, 88 pagine, 9,90 euro, a cura di Giuseppina Cardillo Azzaro e Pierluca Azzaro). In occasione del bicentenario della nascita di Dostoevskij, quello di Solov'ëv si configura come il ritratto spirituale di un amico e discepolo che del grande scrittore diceva: «C'era in lui qualcosa di più grande, e quel "di più" dà luogo alle sue peculiari caratteristiche e aiuta a spiegare l'azione ch'egli esercita sugli altri».Chi era Fëdor Mikhailovich Dostoevkij? «Egli era non solo un apostolo, ma un profeta. Era un maestro del bene e rappresentava la nostra coscienza sociale», sottolineava all'indomani della sua morte il famoso collezionista e mecenate Pavel Tretiakov in una lettera scritta al pittore Ivan Kramskoj.È difficile descrivere Fëdor Dostoevskij meglio e in modo più sintetico di così. Chi è un apostolo? È un discepolo di Cristo, è un uomo che dedica tutta la sua vita all'annuncio di Cristo. Fëdor Mikhajlovich fu ed è un tale apostolo. In tanti Paesi del mondo dove non si sa praticamente nulla né di Cristo, né della Chiesa ortodossa, né della cultura cristiana ortodossa, e nemmeno della Russia in generale, tutto questo lo si conosce attraverso i libri di Dostoevskij. La sua predicazione non fu per così dire «diretta», quella spetta a noi sacerdoti; piuttosto essa è indirettamente presente in tutti i romanzi del suo grande «pentateuco»: risuona e opera nel Diario di uno scrittore e in tanti altri suoi libri, toccando ancora oggi il cuore di milioni di uomini.Non c'è da stupirsi perciò che ci siano persone che siano divenute credenti, e persino sacerdoti, proprio grazie a lui. Un mio amico, ad esempio, che da venticinque anni fa il sacerdote a Mosca, ed è di origine inglese, ha studiato all'Università di Oxford e lì ha scritto una tesi su Dostoevskij. Scrivendo questa tesi, è entrato sempre più profondamente nel mondo di Dostoevskij, nel mondo cristiano ortodosso. Alla fine ha sposato una ragazza russa, si è convertito ed è diventato sacerdote. Vive in Russia e celebra nella Chiesa ortodossa russa. È solo un esempio, ce ne sarebbero altri mille, forse centinaia di migliaia.Dostoevskij è giustamente chiamato anche profeta. Il profeta è un uomo che proclama la volontà di Dio e, a partire da essa, ammonisce per i disastri a venire e predice il futuro.Tutto questo è presente nelle pagine dei romanzi di Dostoevskij. Con I Demoni, I fratelli Karamazov, e con altre opere ancora, egli mette in guardia dalla perdita della fede in Cristo, dalla perdita dei punti di riferimento morali e da tutto quello che più tardi, di conseguenza, causerà la grande catastrofe storica del popolo russo, dalla quale ancora oggi non siamo riusciti a risollevarci.Per Dostoevskij è Cristo stesso l'ideale spirituale e morale assoluto. Egli ha cercato di avvicinarsi a questo ideale attraverso i suoi personaggi «cristici» – il principe Myshkin, Aljosha Karamazov e altri ancora – come in modo avvincente e profondo mostra proprio Vladimir Sergeevič Solov'ëv nelle pagine che seguono.Dostoevskij ebbe persino l'idea di scrivere un libro su Gesù Cristo. Quel desiderio non si realizzò mai, ma la sua percezione della personalità di Cristo si riflette nei suoi romanzi e in particolare in quelle immagini meravigliose che Dostoevskij ha donato alla letteratura russa e al mondo.Penso che dobbiamo essere tutti infinitamente grati a Fëdor Mikhajlovich per tutto quello che ha fatto. Come uomo di Chiesa, non posso non dire che per la Chiesa ortodossa russa Dostoevskij è veramente un apostolo e un profeta, un uomo di cui siamo fieri, il cui genio veneriamo, i cui libri leggiamo: come nessun altro nella letteratura russa, egli riuscì a dischiudere ai suoi contemporanei in Russia e nel mondo, sino a noi oggi, la profondità e la bellezza della fede cristiana ortodossa.Questo fu il centro intorno al quale si dispongono a corona le sue opere, questa è «l'idea che ispirò tutta la sua attività», come sottolinea Solov'ëv, il suo discepolo prediletto, già nelle prime pagine di questo prezioso libro.Vorrei perciò ringraziare di vero cuore Giuseppina Cardillo Azzaro e Pierluca Azzaro per questa ulteriore, preziosa iniziativa della Accademia «Sapientia et Scientia», e questa volta in collaborazione con l'editore Cantagalli.Con essa si onora Dostoevskij in occasione del duecentesimo anniversario della sua nascita in modo veramente degno e adeguato, perché si testimonia l'autentica apertura alaree della sua figura e del suo messaggio che egli stesso, in una lettera scritta a Natalia Mikhailovna Fonvizina dopo quattro anni di lavori forzati, sintetizzò così: «In questi anni ho composto dentro di me un credo in cui tutto per me è chiaro e sacro. Questo credo è molto semplice, eccolo: credere che non c'è niente di più bello, di più profondo, di più simpatico, di più ragionevole, di più coraggioso e di più perfetto di Cristo».*Metropolita e presidente Dipartimento relazioni esterne del Patriarcato di Mosca
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