2020-08-18
Solo l'anti-Trumpismo tiene uniti i dem. Sembrano l'Unione di Prodi
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Ha preso il via ieri sera la convention del Partito democratico, che porterà all'investitura formale di Joe Biden come candidato alla Casa Bianca per le presidenziali del prossimo novembre. L'evento, che si concluderà giovedì, ha visto succedersi - nel corso della prima sera - vari oratori, tra cui il senatore del Vermont, Bernie Sanders, l'ex first lady, Michelle Obama, e l'ex governatore repubblicano dell'Ohio, John Kasich.«Abbiamo bisogno di Joe Biden come nostro prossimo presidente. ... Se Donald Trump viene rieletto, tutti i progressi che abbiamo fatto saranno a rischio», ha dichiarato Sanders. «Amici miei», ha proseguito, «lo dico a voi, e a tutti coloro che hanno sostenuto altri candidati in queste primarie e a coloro che potrebbero aver votato per Donald Trump nelle ultime elezioni. È in gioco il futuro della nostra democrazia. Il futuro della nostra economia è in gioco. È in gioco il futuro del nostro pianeta». Il senatore ha inoltre tacciato il presidente di «autoritarismo». A Kasich - che fu candidato alla nomination dell'elefantino contro Trump nel 2016 - è andato invece il compito di attrarre i repubblicani anti-Trump. «Sono un repubblicano da tutta la vita, ma questo attaccamento occupa il secondo posto rispetto alla mia responsabilità nei confronti del mio Paese», ha dichiarato Kasich. «Ecco perché ho scelto di partecipare a questa convention. In tempi normali, qualcosa del genere probabilmente non accadrebbe mai, ma questi non sono tempi normali». L'ex governatore ha quindi dato il proprio endorsement a Biden. Particolarmente dura si è poi rivelata Michelle Obama. «Lasciatemi essere il più onesta e chiara possibile. Donald Trump è il presidente sbagliato per il nostro Paese», ha affermato l'ex first lady.Il comitato elettorale di Trump, neanche a dirlo, non ha perso tempo, bollando la prima serata della convention come una «pubblicità prodotta da Hollywood» e dipingendo Biden come totalmente in balìa della «sinistra socialista radicale». In particolare, a finire nel mirino sono state le proposte politiche dell'ex vicepresidente, in materia di fisco e immigrazione. Quello che la prima serata della convention democratica ha messo in luce sono alcuni problemi fondamentali e non certo nuovi. In primo luogo, l'asinello stenta ancora a trovare un fattore coesivo che non sia l'anti-trumpismo. Come abbiamo visto, i principali oratori della serata si sono concentrati in durissime critiche nei confronti del presidente in carica: critiche che non sono tuttavia state granché accompagnate dal tipo di prospettiva o di proposta che il Partito Democratico ha intenzione di offrire agli Stati Uniti in vista delle prossime elezioni. Al di là di generiche dichiarazioni di principio, l'asinello fatica ancora a trovare una sua strada e una sua identità. E non è affatto chiaro se - alla fine - l'anti-trumpismo basterà da solo a consentire a Biden di conquistare la Casa Bianca.In secondo luogo, questa prima serata non ha granché affrontato il vero nodo del partito: le divisioni interne tra centro e sinistra. In particolare, su questo fronte, l'attenzione era concentrata sul discorso di Sanders che tuttavia - alla prova dei fatti - si è rivelato abbastanza deludente. Il senatore del Vermont non ha tenuto il punto sulla questione della riforma sanitaria: pur sottolineando le differenze in materia tra sé e Biden, Sanders ha di fatto alla fine ceduto, affermando che l'ex vicepresidente «ha un piano che amplierà notevolmente l'assistenza sanitaria». È altamente probabile che questa sorta di resa non andrà giù a svariate parti dell'elettorato sandersiano. Un elettorato, ricordiamolo, che non ha mai seguìto in massa gli endorsement del proprio leader, tutte le volte che quest'ultimo ha deciso di fare un passo indietro: si pensi al 2016, quando - nonostante il suo endorsement a Hillary Clinton - diversi elettori del senatore socialista votarono alla fine per Trump in Pennsylvania, Michigan e Ohio. D'altronde, che si registrino tensioni nel Partito Democratico è testimoniato anche dal litigio, consumatosi a poche ore dall'inizio della convention, tra lo stesso Kasich e la deputata democratica di sinistra, Alxeandria Ocasio-Cortez sulla questione dell'aborto.Veniamo infine proprio alla partecipazione di Kasich. Come detto, il suo intervento era finalizzato a conquistare il voto dei repubblicani anti-Trump. Il punto è che una simile mossa potrebbe rivelarsi un boomerang per Biden. Non solo, come abbiamo visto, perché sta rinfocolando i malumori della sinistra. Ma anche perché generalmente i repubblicani anti-Trump sono figure che appartengono agli alti circoli di Washington e non godono di grande seguito popolare. Un elemento che potrebbe quindi costare ai democratici di nuovo l'accusa di essere troppo vicini all'establishment. Pensiamo soltanto all'endorsement che Biden ricevette a giugno dall'ex segretario di Stato di George W. Bush, Colin Powell: un endorsement che - visto il personaggio controverso - deve essere stato non poco imbarazzante per l'ex vicepresidente. Certo: al netto di tutti i problemi e le divisioni intestine, ieri sera il Partito democratico ha ostentato unità. Lo fece anche nel 2016 tuttavia: e abbiamo visto come è andata a finire.