2023-10-14
Una società che non brama la pace è spacciata
Yasser Arafat e Giovanni Paolo II (Getty Images)
Tra le ostilità in Israele e in Ucraina, ciò che sconvolge di più è lo scarso sforzo collettivo per isolare politicamente e culturalmente le pulsioni belliche. Un’indifferenza sintomo di popoli depressi e assuefatti, che ignorano le derive di un eventuale scontro mondiale.Ci penserà Israele a risolvere i suoi rapporti con Hamas, Hezbollah e i loro più o meno occulti finanziatori, dopo gli orrendi massacri di questi giorni. Il popolo palestinese, che molti tirano in ballo, c’entra poco, ha già chiuso la questione con la fine dell’Olp e la morte di Arafat, accettando poi lo Stato d’Israele e le sue istituzioni. Le attuali organizzazioni di mercenari fanatizzati, che parlano e agiscono a nome della Palestina, sono notoriamente alimentate e prezzolate da tempo dai diversi poteri antisemiti interessati a moltiplicare conflitti nel mondo arabo e islamico. Antisemitismo e violenza tengono banco assieme, ancora una volta.Ciò che è però ancora più stupefacente e più pericoloso, a ormai quasi due anni dall’inizio del conflitto tra Ucraina e Russia, è la scarsa considerazione per la pace, grande assente di questi giorni. È molto inquietante che in un tempo divorato e impoverito da guerre e tensioni che coinvolgono il mondo intero non prenda forma da ogni parte della società politica e civile un forte impegno ideativo e organizzativo a ripristinare al più presto un clima di pace, attraverso l’isolamento politico e culturale delle distruttive pulsioni bellicose. La pace, anche come valore e cultura, è oggi la grande assente dalla scena pubblica, come se si potesse davvero farne a meno. Ciò è però molto pericoloso. L’indifferenza al valore della pace, come ha osservato alla fine del Novecento anche il grande psicoanalista italiano Franco Fornari nei suoi lavori (in particolare sulla guerra atomica), è una manifestazione di popoli affetti da sindromi psicologiche depressive, e posseduti dalle tendenze autodistruttive presenti nelle strutture e nella vita degli Stati. Ciò è stato del resto dimostrato già dalla fine del Novecento. Il primo ad accorgersi del rischio di guardare alla guerra con modi troppo baldanzosi e ottimisti fu non proprio una mammoletta: Mao Tse Tung, il cui motto era allora: «Il potere politico esce dalla canna del fucile». Il presidente della Cina, in una famosa intervista alla giornalista americana Anne Louise Strong, disse per esempio: «La bomba atomica è innocua, una tigre di carta che i reazionari americani usano per intimidire i popoli». Qualche anno dopo però, ritornò sull’argomento ammettendo che purtroppo: «Le atomiche diventeranno tigri di carta solo quando saranno distrutte». Se le usassero ora, sono gli uomini e le civiltà che si distruggerebbero.Oggi solo Papa Francesco ha rifiutato la guerra come fatto normale e giustificato. Lo avevano già fatto i suoi predecessori; con enfasi particolare Giovanni Paolo II, contribuendo così alla fine dell’Unione Sovietica. L’intervento di Francesco era ora necessario: dopo Papa Wojtyla sono passati molti anni e troppi morti. Ormai occorre ricostruire, se possibile in tutto il mondo, un’autentica cultura della pace, l’unica forza in grado di frenare l’aggressività sviluppata dal genere umano nella tarda modernità. È poi particolarmente grave che il periodo storico attuale, considerato del massimo sviluppo tecnico e scientifico, sia anche quello in cui le guerre non hanno fatto che aumentare e diventare più terribili nelle loro manifestazioni distruttive; anche, ma non solo, per via delle tecnologie belliche. L’alleanza tra tecnoscienze e bellicismo rischia ora di essere fatale all’umanità.Per chi come chi scrive ha conosciuto la guerra e gli anni immediatamente successivi, l’impressione è che le nuove generazioni, malgrado i moltissimi film di guerra, non siano però state affatto educate alla conoscenza, complessità e assoluta distruttività del conflitto bellico. C’è ancora la superficiale fantasia che nell’epoca post atomica in una guerra ci possa essere una «vittoria». Mentre il continuare a combattere sarebbe talmente distruttivo (come già si vede nel conflitto tra Ucraina e Russia) che il solo modo di porre fine alla guerra è oggi svuotare di ogni simpatia e passione gli ambiziosi e distruttivi temi che provocano la discordia, e chiudere il conflitto.Occorre dunque riprendere le ricerche e gli apprendimenti sulla cultura della pace approfondita e diffusa in Europa e nel mondo dopo l’uso delle prime atomiche, come appunto accadde tra l’italiano Franco Fornari, il sociologo e matematico norvegese Johan Galtung, con il suo Peace Research Institute, e tanti altri sparsi per l’Europa. Un lavoro di approfondimento sull’Irenologia (lo studio della pace che si impartisce nelle Università ben fatte) è oggi indispensabile per uscire dagli orizzonti depressivi e iperconflittuali della «situazione atomica», come la si chiamava a Milano al Circolo Turati nei dibattiti internazionali di inizio anni Settanta tra i personaggi citati prima e tanti altri. È inutile agitare una bandiera della pace se non si chiarisce che cosa sia, e cosa possa assicurarla. È solo così, d’altra parte, che si può rilanciare la vitalità della democrazia, oggi incupita dai vizi e come ipnotizzata dagli spettacoli dell’orrore che accompagnano la sua decadenza. Per salvarci dalle pulsioni depressive e distruttive maturate nell’incubo-delirio della «morte di Dio» e battere le forze demoniache delle guerre e delle mostruose perversità tra cui ci aggiriamo oggi, dobbiamo però recuperare e presentare ai nostri figli e nipoti la ricchezza e la sapienza della pace, coltivata con cura dai nostri antenati che fecero grande l’Europa. E (con qualche personale vantaggio) anche il resto del mondo, malgrado quanto dica la superficiale e autolesionista propaganda woke.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.