2024-09-18
Sui migranti i socialisti europei hanno sconfessato la linea del Pd
Mentre i leader al governo in Inghilterra, Germania e Spagna fanno i conti con la realtà e chiudono i confini, la Schlein è ancora ferma all’accogliamoli tutti. Ma demonizzare la Lega non basterà a guadagnare consensi.Molto bene, tutti a infierire con gusto su Matteo Salvini, il disumano ministro che chiudeva i porti e sequestrava i migranti anche se voleva respingerli. Tutti a godere delle sue vicissitudini giudiziarie, tutti a biasimarne la disumanità e la ferocia. Molto bene. Ma poi? Perché non è ben chiaro, in effetti, quale sia - al di là dei berci contro il super cattivo di turno - la linea della sinistra italica sull’immigrazione. In questi anni abbiamo sentito dal fronte progressista tante e scontate ciance sull’obbligo di salvare i naufraghi nel Mediterraneo e sulla necessità di accoglierli. Abbiamo udito frasi un po’ confuse sulla «accoglienza diffusa», come se spargere gli stranieri qui e là servisse a renderli meno visibili e problematici. Abbiamo sentito parecchie intemerate sul razzismo - sistemico o meno - e persino un bel cesto di alchimie retoriche sullo ius scholae e la cittadinanza facile, che viene presentata come la panacea di ogni male anche se riguarda soltanto chi è regolare e nulla risolve della questione clandestini. Una visione chiara e organica, culturale e politica dell’immigrazione semplicemente non c'è: dietro gli arazzi di belle parole, il niente. La realtà è che dai tempi di Enrico Letta e poi di Matteo Renzi la posizione della sinistra è sempre stata: facciamo entrare tutti e che il cielo ce la mandi buona. Per il resto, nel concreto, i progressisti sono andati a ruota dei professionisti del settore. Si sono fatti dettare l’agenda dai Casarini e dai Soumahoro, dai don Mattia Ferrari e dai Mimmo Lucano. I quali una idea l’avevano e ben chiara, talvolta coincidente con i loro interessi piccini, comunque di cortissimo respiro e incurante del sentire della maggioranza degli italiani. L’unica radiosa eccezione, da quelle parti, l’ha rappresentata Marco Minniti, che ha iniziato ciò che poi avrebbe completato Salvini e che per questo è stato rabbiosamente contestato e infine disconosciuto dai suoi compagni di schieramento e dagli alleati. Nel frattempo che i democratici italiani facevano sfoggio di afonia, però, i loro colleghi nel resto dell’Occidente tentavano per lo meno di dialogare con la realtà. E soprattutto in tempi molto recenti le sinistre di ogni dove, in particolare quelle vincenti, hanno assunto una linea netta sugli ingressi irregolari. Lo ha rimarcato ieri Francesco Bei in un onestissimo editoriale su Repubblica. La «linea di fermezza e respingimenti, di confini sigillati ai migranti», ha scritto, «la sta predicando e praticando in questi giorni anche il cancelliere socialdemocratico Scholz, reduce da una sonora sconfitta in Turingia e Sassonia. Due importanti Länder dell’Est dove sono volati consensi, oltre che per i neonazisti dell’Afd, anche per l’Alleanza di Sahra Wagenknecht (Bsw), uscita dalla Linke proprio per le sue posizioni rigide rispetto all’immigrazione clandestina. Un discorso analogo si potrebbe fare per il socialista Pedro Sanchez, che questa estate ha peregrinato tra Mauritania, Senegal e Gambia nel tentativo di arginare una forte pressione migratoria in Spagna. [...] Sciaguratamente per la sinistra italiana, su questo tema gli elettori si mobilitano emotivamente e vanno a votare. Anche negli Stati Uniti, sul problema dell’immigrazione clandestina dal confine sud, Kamala Harris si sta giocando buona parte delle sue chance di elezione. Nel disastroso (per Trump) dibattito televisivo, è stato solo grazie alla gaffe sugli haitiani “mangia gatti” di Springfield se la candidata democratica è riuscita a evitare di rispondere sul terreno per lei più scivoloso e difficile. Quello in cui si sarebbe parlato del magro bilancio come zarina anti immigrazione della presidenza Biden». Il quadro è abbastanza impietoso. Molte delle maggiori forze progressiste d’Europa e non solo, quando assumono incarichi di governo si mettono a contrastare l’immigrazione clandestina. Con risultati alterni, ma intenzioni chiare. L’ultimo della lista è ovviamente il primo ministro britannico Keir Starmer, che ha appena incontrato Giorgia Meloni e ha demolito il morale dei sinistrorsi nostrani mostrando interesse per il piano di trasferimenti di stranieri in Albania e in generale per le politiche migratorie del nostro presidente del Consiglio. Certo, si può anche ragionare come ha fatto, in maniera piuttosto grottesca, il noto Bill Emmott sulla Stampa. Si può affermare, cioè, che quanto detto da Starmer non valga niente e sia «un bluff». Secondo Emmott, le uscite sul piano Albania del primo ministro inglese sarebbero «un diversivo» per non parlare di Ucraina. Sarà pure, ma Emmott medesimo ha dovuto riconoscere «quanto gli elettori inglesi, anche di sinistra, siano preoccupati dal tema immigrazione». Insomma, si può anche evitare la questione o fingere che non esista, ma fra i votanti di ogni orientamento la difesa dei confini è un argomento più che sentito. Su cui - come ha rilevato Francesco Bei su Repubblica - anche la sinistra italiana dovrà decidersi prima o poi a partorire una posizione seria e articolata. Prendersela con Salvini è molto facile e persino un filo patetico. Prendere atto dei sentimenti dell’elettorato e agire di conseguenza è notevolmente più complicato. E nascondersi dietro i giudici, per i progressisti, è una comodissima via d’uscita.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.