2025-06-07
Pensieri, relazioni, emozioni azzerati. Lo smartphone ruba la vita ai giovani
(iStock). Nel riquadro, la copertina del libro
Nel suo ultimo libro, presentato a Milano con Mauro Crippa di Mediaset, lo psicanalista Franco De Masi analizza tutti i rischi che l’iperconnesione provoca in bimbi e adolescenti. Un disastro educativo che inchioda pure i genitori.Ho deciso di scrivere questo libro perché, lavorando come psicoanalista con ogni tipo di pazienti, ho osservato con frequenza crescente che alcuni di essi, soprattutto quelli giovani, intelligenti e sensibili, oltre che sofferenti, trascorrono un periodo più o meno lungo della giornata collegati al cellulare o al computer e ritirati in una realtà alternativa e virtuale. Quando questo ritiro occupa gran parte della giornata possiamo parlare di una forma di dipendenza vera e propria. Questo fenomeno si è accentuato durante la pandemia di Covid 19, in cui alcuni adolescenti si sono immersi nel mondo virtuale dello smartphone e hanno perso progressivamente il contatto con i coetanei. La pandemia ha così aggravato il loro ritiro. Nel campo sociale, politico e di igiene mentale si discute molto di questo problema, che riguarda soprattutto le fasce di popolazione più giovani. [...]Sono partito dalle domande che nascevano nella mia esperienza clinica. Nelle sedute ero spesso molto preoccupato e impotente di fronte a questi giovani isolati e senza una sofferenza apparente. Ne descriverò alcuni, che avevano finito per trascurare non solo le relazioni necessarie alla vita ma anche l’idea del loro futuro, condannati com’erano a un’esistenza fatta di istanti che si succedevano, priva di prospettive e di scopi. Devo dire che le letture che ho fatto per documentarmi su come gli adolescenti usano i media mi sono sembrate relativamente significative se confrontate con le esperienze di alcune madri con cui ho parlato, madri che seguono i loro figli con molta attenzione e che possiedono conoscenze specifiche sui media che si sono rivelate di grande interesse per me. Queste madri devono affrontare un compito problematico, concedere lo smartphone al figlio per evitarne l’esclusione dal gruppo dei compagni e, al contempo, limitarne l’uso solo per le necessità scolastiche o anche per quelle utili di svago o di socialità. In molti casi sono gravate dalla fatica di governare un processo che a volte rischia di esporre anche loro all’isolamento in confronto ad altre madri meno rigorose. Lo smartphone, dicono, viene regalato al bambino da zii e nonni in occasione della Prima comunione, tutti i compagni ce l’hanno, a volte è utile anche nelle esercitazioni scolastiche, serve per rimanere in contatto con il bambino quando i genitori sono fuori casa. [...] L’introduzione dei media nella vita sociale, relazionale e intellettuale ha prodotto una rivoluzione silenziosa nel nostro modo di essere al mondo. Una trasformazione mai avvenuta nel campo della comunicazione e delle conoscenze tra gli esseri umani. Ma questa forma di conoscenza è a doppio taglio. Da una parte è possibile ottenerla quasi automaticamente premendo un pulsante, ma dall’altra rappresenta una delega allo strumento che cancella la necessaria riflessione personale nella comprensione della realtà. Il rischio che ci minaccia, e questo vale specialmente per gli adolescenti, è quello di diventare degli automi sapienti dipendenti dal mezzo. Per questo motivo la mente dei giovani rischia di essere depositata nello smartphone. Nello spazio di Internet, infatti, non esistono confini: chi naviga si trova fuori da uno spazio determinato, in un ambiente potenzialmente infinito. Questa dimensione di un luogo virtualmente presente e senza confini fa dell’isolamento una peculiarità necessaria. Si può comunicare con tutti e con nessuno in particolare. [...]Un caso preoccupante è quello dei bambini che abbandonano la classe per il manifestarsi della fobia scolastica e rimangono a casa, rifugiandosi nel mondo virtuale alternativo, senza provare dispiacere per la solitudine in cui vivono. Il mondo virtuale assicura loro un piacere continuo e la mancanza di sofferenza per la perdita dei compagni e della scuola. Naturalmente i casi che presento sono una minoranza ma devo testimoniare che negli ultimi anni ne affrontiamo sempre di più nei nostri studi. [...] Questo non è il destino della maggior parte dei ragazzi. Per arrivare a questi casi estremi occorre che molti fattori agiscano in concomitanza tra loro. Per prima cosa la tendenza del giovane sin dall’infanzia a una vita ritirata, quindi la mancanza di vicinanza psicologica da parte dei genitori, che sembrano non avvertire il rischio che sta correndo il figlio, e, da ultimo, il potere del mezzo informatico che crea dipendenza attraverso la stimolazione sensoriale. In altre parole, l’abuso del mezzo informatico spesso è preceduto da difficoltà del ragazzo, che ricorre allo smartphone come una difesa dal disagio. I casi gravi, oltre a turbare l’equilibrio di intere famiglie e allarmare gli insegnanti che non riescono più a mantenere il rapporto con l’allievo, arrivano all’osservazione puntuale degli psicoanalisti e degli psicoterapeuti. I danni apparentemente meno gravi derivanti dall’uso improprio e non relazionale dello smartphone sono più sottili e difficili da decifrare. [...] Frequentemente alcuni genitori usano inconsapevolmente lo smartphone come un calmante o come una baby-sitter quando il bambino è inquieto o può disturbare gli adulti. Il cellulare, però, non ha lo stesso effetto delle favole o dei racconti della nonna o dei genitori dei tempi passati. [...] I genitori, in generale, vorrebbero capire quale sia il momento opportuno per dare al proprio figlio lo smartphone, ma questa decisione non è facile e non può essere risolta solo in base ai consigli degli esperti. Infatti, bisogna prendere in considerazione vari fattori, tra cui il carattere, la maturità del bambino e anche l’ambiente familiare in cui vive. Se il cellulare entra in una famiglia con genitori attenti, che si consultano fra loro e comunicano con i figli, i vantaggi e gli svantaggi saranno diversi rispetto a quelli delle famiglie disfunzionali. In questo ultimo caso, non infrequente, lo smartphone può finire per essere una realtà alternativa, un ritiro psichico, che cancella la percezione della distanza emotiva tra i membri della famiglia. L’abuso del cellulare, in questo caso, è l’espressione non solo di un problema personale, ma anche il sintomo di una situazione di malessere del nucleo familiare. [...] Quando si decide di dotare il proprio figlio di uno smartphone, servono regole chiare e condivise: ad esempio, non si deve usare il cellulare a tavola, nemmeno quando si fanno i compiti o quando ci sono momenti di incontro in famiglia e mai prima di andare a dormire. Si dovrebbe togliere lo smartphone, per un periodo più o meno lungo, quando gli accordi sono trasgrediti o quando viene usato per fini scorretti. [...] Le regole concordate tra genitori e figli servono a evitare che i bambini piccoli con lo smartphone in mano entrino in contatto con sconosciuti o con siti a contenuto sessuale, se non addirittura pornografico. [...]L’adolescenza è una delle fasi più importanti e complesse per lo sviluppo della personalità. È il momento in cui il bambino passa dalla dipendenza dai genitori al mondo delle relazioni extra familiari. In questo periodo è importante il gruppo dei coetanei, con i quali condividere il tempo libero, le emozioni e le domande sul futuro. Non bisogna dimenticare anche la trasformazione del corpo e dell’immagine fisica del sé che l’adolescente deve affrontare. Il cambiamento fisico e la definizione sessuale fa entrare l’adolescente nel mondo adulto, mentre la mente, le cui modificazioni sono più graduali e lente, rimane ancora legata a vissuti infantili. [...] La maturità psichica si raggiunge quando siamo in grado di tollerare le frustrazioni e le difficoltà della vita di relazione e cooperare per un bene comune. Gli adolescenti sono molto instabili in questo campo. La mente adolescenziale non sa tollerare la mancanza, deve essere gratificata di continuo: l’attesa e la frustrazione creano sofferenza. La mente adulta sa aspettare, sa pensare e sa risolvere i problemi che ha di fronte. Lo smartphone ha aperto agli adolescenti nuove vie rispetto a quelle dello sviluppo tradizionale. Ora il gruppo non si limita più ai compagni di scuola, ma si allarga ai cosiddetti «amici» di cui non si ha nessuna conoscenza personale né una storia in comune. Sono incontri a prevalente valore performativo o ludico e non sono una vera amicizia. [...] La popolarità dell’adolescente dipende a volte dal numero di «amici» online o, meglio, dal numero dei contatti. Il concetto di amicizia cambia di significato; non ha più il senso di relazioni personali, ma diventa un indicatore di notorietà nel mondo virtuale. [...] Quello che conta è stare nella vetrina virtuale per essere visti. Per questo i social network che hanno maggior successo tra gli adolescenti sono quelli che permettono lo scambio di video e di immagini. Quelli che prevedono il dialogo, come Facebook, sembrano avere meno successo, mentre Instagram e, più ancora, TikTok sono più usati perché rendono possibile fotografarsi, fare video e inviare in rete le proprie immagini. L’uso eccessivo delle tecnologie digitali può, al di là di tutto, rivelarsi una fonte di stress, definita «cyberstress». Questi giovani sostituiscono spesso la comunicazione faccia a faccia con quella telefonica, dato che per loro non c’è differenza. Di conseguenza, la messaggistica istantanea è diventata il mezzo di comunicazione più comune tra i ragazzi e ciò causa vari problemi come, ad esempio, la riduzione della competenza linguistica per la natura semplicistica e ibrida (emoticon ed emoji) del linguaggio usato. La ragione per cui si preferisce comunicare con i social media dipende anche dal fatto che la comunicazione digitale è meno problematica dal punto di vista emozionale rispetto all’incontro reale. [...] Questa possibilità non favorisce la crescita emozionale, che dovrebbe consentire di affrontare i fatti complessi delle relazioni della vita senza fuggirli.
Erika Kirk, la moglie di Charlie (Ansa)