2024-10-09
Mattarella preoccupato per la sanità. Ma sui tagli ha sempre fatto spallucce
Dopo il report di Gimbe che conferma l’agonia del Ssn, il capo di Stato lancia l’allarme sul diritto alla salute. Eppure, da quando è salito al Colle nel 2015, ha sempre controfirmato le sforbiciate dei governi senza fiatare.Il presidente Sergio Mattarella scende in campo a favore della sanità pubblica, definendola «un pilastro essenziale per la tutela del diritto allo salute». Lo fa nel giorno in cui la Fondazione Gimbe lancia l’allarme sulla riduzione della spesa sanitaria e proprio mentre il governo guidato da Giorgia Meloni è alle prese con una Manovra 2025 che dovrà per forza essere assai rigorosa, come richiesto dal nuovo Patto di Stabilità e dalla procedura d’infrazione Ue. Quello sulla sanità è un intervento che per il capo dello Stato è assai raro. In nove anni trascorsi al Quirinale, le sortite di Mattarella su questo tema si contano sulle punte delle dita. E in un lungo periodo contrassegnato da tagli per 37 miliardi di euro, il presidente ha sempre controfirmato le riduzioni di spesa senza fiatare. Almeno in pubblico. Secondo i dati presentati ieri dalla Fondazione Gimbe, consulente di molti enti pubblici e locali, ben quattro milioni e mezzo di italiani, nel 2023, hanno preferito rinunciare alle cure, per colpa di costi e tempi d’attesa troppo lunghi. Mentre in parallelo cresceva del 10,3% la spesa dei più abbienti nella sanità privata. Nel messaggio inviato alla fondazione, che ieri rendeva pubblico il suo settimo Rapporto sul servizio sanitario nazionale, Sergio Mattarella è rimasto sulle generali e si è tenuto alla larga da eventuali polemiche sul boom delle cure private. Tuttavia, ha tessuto le lodi della sanità pubblica, affermando che «il Servizio sanitario nazionale costituisce una risorsa preziosa ed è pilastro essenziale per la tutela del diritto alla salute, nella sua duplice accezione di fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività». Per poi aggiungere che «la sua efficienza è frutto delle risorse dedicate e dei modelli organizzativi applicati, responsabilità, quest’ultima, affidata alle Regioni». Il tema delle «risorse dedicate», ovvero dei soldi e dei tagli subiti, è naturalmente il cuore del problema, visto che per il resto gli standard dei nostri medici sono ritenuti generalmente più che buoni e la loro professionalità è sempre più apprezzata all’estero. Dopo l’aumento del biennio 2020-2021, legato all’emergenza del Covid, la spesa sanitaria italiana è calata, se si tolgono dal totale la spesa diretta delle famiglie e quella sostenuta da fondi e assicurazioni varie. E nel solo 2023, sempre secondo il rapporto Gimbe, la spesa per la prevenzione è calata di quasi 2 miliardi di euro. Il fenomeno dei fondi che scompaiono, però, è tutt’altro che nuovo. Nel decennio che va dal 2010 al 2020, la spesa reale (ovvero al netto dell’inflazione) per medici, cure e ospedali è calata di 37 miliardi. «Merito» innanzitutto di Mario Monti, il bocconiano che si fece Troika, che nel suo decreto «Salva Italia» per il 2012 stabilì un taglio di un miliardo, per poi andare a regime dall’anno seguente con un risparmio di ben due miliardi l’anno. Con la Finanziaria del 2014 (al governo c’era Enrico Letta) andarono in fumo altri 8,4 miliardi destinati in precedenza al capitolo sanità. E tra il 2015 e il 2017, l’allora premier Matteo Renzi promise 16,6 miliardi di euro freschi freschi al Sistema sanitario nazionale, che però, naturalmente, non vennero mai erogati. Mattarella venne eletto sul Colle più alto nel 2015 e non fece una piega di fronte ai tagli (non dichiarati) da parte del rampante ex sindaco di Firenze. A febbraio del 2017, dopo che lo stesso Renzi cadde rovinosamente sul referendum costituzionale (nonostante l’appoggio, tra gli altri, dei signori della sanità privata), arriva Paolo Gentiloni, anch’egli del Pd e più europeista dell’Europa. Gentiloni taglia pesantemente i fondi per l’assistenza domiciliare e anche qui Mattarella sembra avere lo sguardo altrove e soffrire di afasia. Inoltre, sempre ai tempi dei governi di centrosinistra, nel varare i livelli essenziali di assistenza (Lea), l’assistenza domiciliare integrata viene bellamente ignorata. Il capo dello Stato, che oggi ha 83 anni, non batte un colpo neppure mentre i diritti degli anziani perdono lentamente, ma inesorabilmente, terreno. Insomma, Mattarella, almeno a giudicare dai suoi interventi pubblici, non parla volentieri di sanità. Nell’ultimo discorso di fine anno, ha dedicato al tema un breve passaggio in cui sottolineava l’importanza del Sistema sanitario nazionale. Giorgia Meloni gli rispose manifestando «piena condivisione sulla necessità di sostenere l’occupazione, retribuzioni adeguate e garantire sicurezza sul posto di lavoro e una sanità pubblica efficiente». Negli anni dei governi del Pd e di Mario Draghi, il presidente non fece sentire la propria voce. Mentre un anno prima della pandemia cinese, parlò di Ssn come «elemento di civiltà da difendere» (2 gennaio 2019). Il sette novembre del 2018, con Giuseppe Conte e Matteo Salvini al governo, il capo dello Stato lodava il processo di progressiva aziendalizzazione delle Asl, che «introduce criteri di gestione manageriale, sollecita una assunzione di responsabilità professionale ed etica di particolare valore da parte dei dirigenti». Chissà se oggi la pensa alla stessa maniera.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.