2025-07-20
Siria, Suwayda sotto controllo: cessano gli scontri tra drusi e beduini
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Le forze di polizia sono schierate alla periferia di Suwayda per controllare le strade dopo il cessate il fuoco (Getty Images)
Le forze speciali siriane riprendono il controllo di Suwayda dopo il ritiro dei combattenti beduini e la fine delle ostilità. Con la mediazione di Usa e Giordania, tornano gli sfollati e si apre un difficile percorso di riconciliazione.Tutti i combattenti beduini hanno lasciato la città di Suwayda. L’annuncio è stato dato dal governo siriano che ha dovuto schierare nuovamente le forze speciali nella capitale del governatorato più meridionale del paese mediorientale. Dopo il fallimento del primo cessare il fuoco, mai realmente applicato, la situazione sembra essere tornata alla calma e anche i quasi 90mila sfollati che hanno abbandonato la città sono potuti tornare nelle proprie case. Una lunga carovana di beduini è stata accompagnata fuori città per ordine del presidente Ahmad al Sharq che ha lavorato con Stati Uniti e Giordania per evitare un’escalation che avrebbe trascinato la sua nazione nel vortice della guerra. Subito prima dell’annuncio dalle campagne circostanti erano caduti alcuni colpi di mortaio nei villaggi intorno alle città e i residenti hanno anche riferito che per alcune ore si sono sentiti distintamente colpi di mitragliatrici in diversi quartieri. Questa coda di scontri non sembra aver lasciato vittime sul terreno, ma gli ultimi bollettini dell’Osservatorio siriano per i diritti umani ha parlato di oltre 600 vittime. Nour al Baba da pochi mesi è stato nominato portavoce del ministero degli Interni e la sua scelta fa parte di una normalizzazione ed inclusione del nuovo governo. Al Baba infatti non faceva parte dei gruppi paramilitari che hanno conquistato Damasco, ma vanta un lungo curriculum come scrittore e giornalista. “La situazione di Suwayda è sotto controllo da parte delle nostre forze speciali. I combattimenti sono terminati in seguito ad ingenti sforzi e adesso dobbiamo lavorare tutti insieme per il mantenimento della pace. Tutto il governatorato è’ stato ripulita dai combattenti tribali e gli scontri nei quartieri cittadini sono cessati. Voglio anche ringraziare i leader dei clan beduini per la loro eroica posizione, li invitiamo a rispettare il cessate il fuoco e a seguire gli ordini dello stato. Tutti dovrebbero comprendere che questo momento richiede unità e piena cooperazione, così da poter superare queste sfide e preservare il nostro paese da interferenze straniere e sedizioni interne. Voglio ribadire la condanna per gli attacchi che abbiamo subito da Israele, atti che minino la nostra stabilità interna.” Le fazioni beduine hanno accettato di ritirarsi e prima di lasciare l’area hanno anche rilasciato una dichiarazione ufficiale. “A seguito di consultazioni con tutti i membri dei clan e delle tribù di Suwayda, abbiamo deciso di aderire al cessate il fuoco, dare priorità alla ragione e alla moderazione e consentire alle istituzioni autorizzate dello stato di avere la possibilità di svolgere le proprie responsabilità nel ripristino della sicurezza e della stabilità. Pertanto, dichiariamo che tutti i nostri combattenti sono stati ritirati dalla città di Suwayda" un passo sicuramente importante verso una difficile convivenza fra drusi e beduini. Gli scontri erano iniziati dopo l’ennesimo rapimento di un camionista druso da parte dei clan locali che odiano questo gruppo etno-religioso da sempre. Anche i drusi sembrano aver accettato di deporre le armi come ha dichiarato l’importante leader religioso Hikmat Al Hajr a nome delle principali fazioni della minoranza drusa. Non tutte le fazioni di questo gruppo ha aderito con la stessa convinzione e si sono registrate scaramucce senza conseguenze in alcuni quartieri. Israele ha acconsentito di ritorno delle truppe governative a Suwayda, interrompendo gli attacchi. La Giordania è stato uno dei paesi più attivi in queste fase ed il ministro degli Esteri della Giordano Ayman Aafadi, druso di etnia, ha avuto una serie di colloqui con l’omologo siriano Asaad al-Shibani e l'inviato speciale degli Stati Uniti per la Siria, Thomas Barak. Al tavolo si è deciso, oltre al ritorno delle forze speciali governative, di far rilasciare tutti i detenuti dei due gruppi etnici arrestati dopo gli scontri e di cercare una riconciliazione comunitaria. Il responsabile della politica estera di Amman ha accolto con favore le dichiarazioni del governo siriano sulla ricerca dei colpevoli dei disordini. Anche il segretario di Stato americano Marco Rubio è intervenuto ribadendo il sostegno degli USA al governo di Damasco, soprattutto in funzione anti-Isis. Rubio ha sottolineato il timore che lo Stato islamico rinasca con forza in Siria e ha rinnovato l’appoggio politico ed economico dell’amministrazione Trump ad al-Shara per combattere i jihadisti.
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