2024-12-10
Siria, gli Usa attaccano l'Isis. Che resta una minaccia per l'Europa
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Un F-15 dell'Usaf in decollo (M.Bruch/US Air Force)
I raid nella Siria centrale contro i campi di addestramento. Secondo gli esperti americani l'Africa, il Sudest asiatico e l'Isis Khorasan in Afghanistan rappresentano attualmente un grave pericolo per il continente europeo.Il Comando Centrale degli Stati Uniti (CENTCOM) ha annunciato domenica sera che le sue forze hanno condotto decine di attacchi aerei di precisione contro 75 campi di addestramento dello Stato islamico e di altri gruppi terroristici nella Siria centrale. «Gli attacchi contro i leader, gli agenti e i campi dell'Isis sono stati condotti come parte della missione in corso per interrompere, degradare e sconfiggere l'Isis al fine di impedire al gruppo terroristico di condurre operazioni esterne e per garantire che l'Isis non cerchi di trarre vantaggio dalla situazione attuale per ricostituirsi nella Siria centrale», ha affermato il CENTCOM. Secondo i resosconti nell’operazione sono stati utilizzati molteplici mezzi dell'aeronautica militare statunitense, tra cui i B-52, gli F-15 e gli A-10. È opportuno ricordare che lì gli Stati Uniti hanno circa 900 soldati in Siria come parte del loro sforzo per sconfiggere L'Isis nella regione. Sempre a proposito dei raid di domenica CENTCOM ha anche spiegato che «insieme agli alleati e ai partner nella regione, continuerà a svolgere operazioni per degradare le capacità operative dell'Isis anche durante questo periodo dinamico in Siria». Il generale Michael Erik Kurilla ha aggiunto: «Non ci devono essere dubbi: non permetteremo all'Isis di ricostituirsi e trarre vantaggio dall'attuale situazione in Siria e tutte le organizzazioni in Siria devono sapere che le riterremo responsabili se collaborano o sostengono l'Isis in qualsiasi modo». Il timore è che lo Stato islamico possa impadronirsi delle armi chimiche delle quali il deposto dittatore siriano Bashar Assad ha fatto largo uso negli anni. In tal senso l’Aereonautica militare israeliana sta bombardando da domenica notte i magazzini e i depositi dell’Esercito regolare siriano nel timore che finiscano nelle mani non solo dell'Isis ma anche di Hayat Tahrir al-Sham (HTS) gruppo salafita che si è impadronito della Siria dopo.Una minaccia costanteCome è noto nel 2014 l'Isis ha invaso vaste zone della Siria e del vicino Iraq, proclamando il «califfato» nei territori da esso controllati. Da allora, diverse offensive militari, tra cui quelle sostenute dalla coalizione internazionale guidata dagli Stati Uniti, hanno portato il gruppo jihadista alla sconfitta militare avvenuta dopo la battaglia di Baghouz, conclusasi il 23 marzo 2019 con la caduta dell'ultimo bastione dello Stato islamico in Siria e a perdere la maggior parte delle aree che un tempo controllava, compresa la perdita della sua capitale de facto a Raqqa. Poi, complice anche la pandemia da Sars-Cov 2 e l’invasione russa in Ucraina, lo Stato islamico è riuscito a riorganizzarsi anche se la forza del gruppo non è paragonabile al passato. Tuttavia, le cellule dormienti dell'ISIS continuano a compiere attacchi «mordi e fuggi» nel «Siraq»: clamoroso quello avvenuto nella notte tra il 20, 21 e 22 gennaio, quando centinaia di jihadisti hanno assaltato la prigione di Al Sinaa, situata a Gweiran, a pochi chilometri a sud di Hassakeh, nel nord-est della Siria. Secondo fonti curde, la struttura, un tempo scuola, trasformata in base dell'Isis e successivamente convertita in carcere, era gestita dalle Forze Democratiche Siriane (Sdf) e ospitava circa 12.000 prigionieri che quella notte sono quasi tutti fuggiti. Per Alan Matney, coordinatore del Dipartimento della Difesa per la Coalizione globale per sconfiggere l'Isis « i terroristi non controllano più il territorio, ma l'ideologia sostenuta dal gruppo continua a esistere, ha affermato, e c'è ancora bisogno di una coalizione. «Penso che se abbiamo imparato qualcosa negli ultimi dieci anni della coalizione, allora direi che questa minaccia non scompare: cambia e si adatta». Altro aspetto da non dimenticare è quello relativo alle «province» dell’Isis in Africa, nel Sahel e nel Sud est asiatico che colpiscono ogni giorno gli eserciti regolari e i civili. Nel Mali, in Burkina Faso e in Niger i jihadisti ogni giorno danno letteralmente la caccia alle milizie russe Africa Corps (ex Wagner Group) e non si contano piu’ i morti tra i mercenari russi.L’ISIS Khorasan minaccia anche l’EuropaChi invece si è rafforzato è senza dubbio l’Isis Khorasan (Iskp), la branca afghana dello Stato islamico fondata nel 2015 che ha ampliato le sue operazioni esterne più di qualsiasi altro ramo dell'Isis. Dopo gli avvertimenti emessi all'inizio del 2019 sui potenziali scenari di operazioni esterne dell'Iskp, all'inizio del 2020, il livello delle sue capacità è stato dimostrato con la neutralizzazione di una delle operazioni del gruppo. Quattro cittadini tagiki avrebbero dovuto colpire le basi militari statunitensi e Nato in Germania nell'aprile 2020. Da allora, tra il 2022 e il 2023, diversi Paesi europei hanno segnalato che Isis Khorasan ha tentato di stabilire contatti con le comunità locali in Australia, Germania e Paesi Bassi per coordinare le sue operazioni esterne. L'espansione delle produzioni mediatiche di Iskp in più lingue dopo il 2020, rispetto alla loro limitata produzione di contenuti in poche lingue prima del 2020, è un cambiamento molto significativo e preoccupante. Attualmente, l'Iskp è al suo apice, avendo assunto la responsabilità di 290 Operazioni solo in Afghanistan dall'ascesa dei Talebani nel 2021 fino al 2023. In media hanno effettuato 30 operazioni terroristiche al mese. In oltre 15 mesi, l'ISKP ha anche condotto tre operazioni terroristiche in Iran (nel 2022-2023), che hanno causato 110 vittime iraniane e 250 feriti e il tragico attacco terroristico del 22 marzo 2024, al Crocus City Hall di Mosca, nel quale ci sono stati 130 morti e almeno 182 feriti. Ora il timore è che possano colpire in Europa durante le festività natalizie e le recenti operazioni antiterrorismo in Germania sono più di un campanello d’allarme.
Pedro Sánchez (Getty Images)
Alpini e Legionari francesi si addestrano all'uso di un drone (Esercito Italiano)
Oltre 100 militari si sono addestrati per 72 ore continuative nell'area montana compresa tra Artesina, Prato Nevoso e Frabosa, nel Cuneese.
Obiettivo dell'esercitazione l'accrescimento della capacità di operare congiuntamente e di svolgere attività tattiche specifiche dell'arma Genio in ambiente montano e in contesto di combattimento.
In particolare, i guastatori alpini del 32° e i genieri della Legione hanno operato per tre giorni in quota, sul filo dei 2000 metri, a temperature sotto lo zero termico, mettendo alla prova le proprie capacità di vivere, muoversi e combattere in montagna.
La «Joint Sapper» ha dato la possibilità ai militari italiani e francesi di condividere tecniche, tattiche e procedure, incrementando il livello di interoperabilità nel quadro della cooperazione internazionale, nella quale si inserisce la brigata da montagna italo-francese designata con l'acronimo inglese NSBNBC (Not Standing Bi-National Brigade Command).
La NSBNBC è un'unità multinazionale, non permanente ma subito impiegabile, basata sulla Brigata alpina Taurinense e sulla 27^ Brigata di fanteria da montagna francese, le cui componenti dell'arma Genio sono rispettivamente costituite dal 32° Reggimento di Fossano e dal 2° Régiment étranger du Génie.
È uno strumento flessibile, mobile, modulare ed espandibile, che può svolgere missioni in ambito Nazioni Unite, NATO e Unione Europea, potendo costituire anche la forza di schieramento iniziale di un contingente più ampio.
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