2025-07-19
Siria, tregua in bilico: nuovi scontri a Sweida
Miliziani beduini nei pressi di Sweida, Siria (Getty Images)
Con l’assenso di Tel Aviv, l’esercito di Damasco torna 48 ore nel Sud del Paese per separare drusi e beduini, che ieri hanno ripreso a combattersi. Netanyahu sente il Papa e lo invita in Israele. Il pontefice: «Porre fine alla guerra a Gaza». Pizzaballa visita la Striscia.La crisi in Siria continua ad aggravarsi. Sono ripresi i combattimenti nella città di Sweida, nel Sud del Paese. Lo ha riferito l’ufficio delle Nazioni unite per i diritti umani, che segnala informazioni «credibili» su gravi violazioni del cessate il fuoco, tra cui «esecuzioni sommarie, omicidi, rapimenti, distruzione di proprietà private e saccheggi di abitazioni». Un portavoce ha sottolineato che alcuni gruppi locali starebbero deliberatamente alimentando le violenze attraverso la diffusione di disinformazione. «Tra i responsabili indicati figurano membri delle forze di sicurezza, affiliati alle autorità provvisorie e altri gruppi armati presenti nella regione, inclusi elementi drusi e beduini», ha aggiunto l’Ufficio Onu. Nel frattempo, l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr) ha reso noto che tre ospedali nella provincia di Sweida risultano sovraffollati a causa del numero crescente di feriti che necessitano di cure urgenti. Nel quadro del progressivo deterioramento della situazione nel Sud-ovest della Siria, Israele ha concesso un accesso circoscritto alle forze di sicurezza interna del regime di Damasco nel distretto di Sweida. La misura, decisa con l’obiettivo di separare i combattenti beduini da quelli drusi e ristabilire un minimo di ordine, prevede un intervento limitato a 48 ore, regolato da condizioni precise volte a evitare un’ulteriore escalation della crisi. Il presidente siriano Ahmad al-Sharaa, noto anche come Mohammed al-Jolani, ha puntato il dito contro i combattenti drusi di Sweida - dove, secondo fonti mediche locali, dall’inizio degli scontri avvenuti lunedì sono oltre 400 i corpi senza vita arrivati all’ospedale della città - accusandoli di aver infranto il cessate il fuoco che aveva condotto al ritiro delle truppe governative dalla provincia meridionale lo scorso giovedì. In una nota ufficiale la presidenza ha definito le fazioni druse come «forze fuorilegge», responsabili - secondo Damasco - di «atrocità contro la popolazione civile», tra cui «crimini che violano completamente gli accordi di mediazione, mettono a repentaglio la pace interna e spingono il Paese verso il caos e il collasso della sicurezza». Il comunicato ha anche lanciato un monito contro quella che è stata definita «l’ingerenza continua e palese di Israele negli affari interni siriani», sostenendo che essa non farebbe altro che «alimentare caos e distruzione, complicando ulteriormente l’equilibrio regionale». Nel frattempo, le forze di sicurezza siriane si preparano a tornare nella città di Sweida, da cui si erano recentemente ritirate, per contenere le violenze scoppiate tra gruppi drusi e tribù beduine, scontri che dallo scorso fine settimana hanno provocato centinaia di vittime. Lo ha confermato un portavoce del ministero degli Interni siriano, citato dal quotidiano The Times of Israel. Le accuse della presidenza siriana nei confronti dei combattenti drusi arrivano mentre le organizzazioni della società civile locali lanciano un appello urgente per l’apertura di corridoi umanitari e un rapido intervento a protezione della popolazione. Sweida, storica roccaforte drusa nel Sud della Siria, si trova sotto pressione a causa degli attacchi da parte di forze tribali sunnite allineate al regime di al-Sharaa. Sul fronte della guerra a Gaza, ieri mattina il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, ha avuto un colloquio telefonico con papa Leone XIV in seguito all’incidente avvenuto giovedì nella parrocchia di Gaza durante la celebrazione della messa. Un’indagine preliminare condotta dalle Forze di difesa israeliane ha rivelato che frammenti di un proiettile esploso durante un’operazione militare nell’area avrebbero colpito per errore la chiesa. Le autorità militari israeliane hanno precisato che le cause dell’incidente sono ancora oggetto di accertamenti. Secondo quanto comunicato dalla Santa Sede, il pontefice ha chiesto la ripresa dei negoziati per porre fine alla guerra e ha espresso preoccupazione per la situazione umanitaria della popolazione di Gaza, mentre nel corso della telefonata il primo ministro israeliano ha rivolto un invito ufficiale a papa Leone XIV affinché visiti Israele. Intanto, il ministro degli Esteri italiano, Antonio Tajani, ha pubblicato un aggiornamento su X dichiarando: «Sono in contatto con il cardinale Pizzaballa che, insieme al patriarca Teofilo, è entrato nella Striscia di Gaza portando con sé un carico umanitario di 500 tonnellate destinato alla popolazione civile». Tajani ha inoltre sottolineato che «il governo italiano chiede a Israele di fermare le operazioni militari e di garantire pienamente la sicurezza dei due inviati, impegnati in una missione di fondamentale importanza». Infine, secondo quanto riferito da un alto funzionario israeliano, Hamas non starebbe compiendo progressi significativi sul nodo del rapporto tra prigionieri rilasciati e ostaggi, attualmente al centro dei colloqui in corso a Doha. «Israele è pronto a concludere i negoziati con Hamas, ma il rifiuto e l’ambiguità della controparte sollevano seri dubbi sulla sua reale volontà di giungere a un accordo», ha dichiarato il funzionario durante un briefing. Nonostante le difficoltà, il dialogo tra le parti prosegue. «Appena Hamas si renderà disponibile, saremo pronti a compiere passi avanti», ha aggiunto. Il rappresentante israeliano ha inoltre osservato che «Hamas ritiene che il tempo giochi a suo favore», ma ha avvertito che «le operazioni militari in corso a Gaza dimostrano esattamente il contrario: il tempo favorisce Israele».
Ecco #DimmiLaVerità dell'8 settembre 2025. Il generale Giuseppe Santomartino ci parla dell'attentato avvenuto a Gerusalemme: «Che cosa sta succedendo in Medio Oriente? Il ruolo di Hamas e la questione Cisgiordania».