2023-06-05
Sinistra e indignati di professione muti davanti al caso «Espresso»
Marco Damilano (Imagoeconomica)
Dopo essersi strappati i capelli per l’addio alla Rai di Fabio Fazio e Lucia Annunziata, i paladini della libertà di stampa di colpo perdono la parola sulla nostra inchiesta che ha svelato i rapporti fra informazione, servizi e logge.Ma dove sono finiti tutti quei preoccupati speciali che fino a ieri erano in allarme per le condizioni della nostra libertà di stampa? Per giorni ci hanno assordato con gli appelli in difesa dell’informazione minacciata dall’addio alla Rai di Fabio Fazio e compagni. Dopo che Lucia Annunziata si è dimessa dal programma che conduceva è risuonata perfino la sirena di Romano Prodi, il quale a causa di un brusco risveglio post prandiale si deve essere scoperto in ambasce per un centrodestra pigliatutto. Sì, appena una settimana fa la sinistra progressista, antifascista, garantista e anche un po’ menefreghista era sul piede di guerra contro chi minacciava di condizionare i media. Poi però si è scoperto che l’avvelenamento dei pozzi cui si abbeverano i giornalisti a testate unificate risale a qualche tempo fa, e non riguarda l’attuale maggioranza, ma l’organo più prestigioso dei radical chic, ovvero L’Espresso, glorioso settimanale che per incastrare Matteo Salvini e la Lega non ha esitato ad andare a braccetto con un avvocato massone, appostando alcuni giornalisti nel privé di un hotel russo dove per l’occasione era schierato anche un agente dei servizi segreti di Mosca.Grembiulini, spioni e cronisti d’assalto, tutti insieme appassionatamente nel salotto del Metropol, per mettere in scena un grande scoop, ovvero un uomo della Lega che incassa una tangente da girare poi al movimento. La storia da copertina avrebbe dovuto essere servita in edicola prima delle elezioni, però qualche cosa all’ultimo andò storto e il trappolone non riuscì. Ma invece di desistere, qualcuno pensò lo stesso di ricavare un po’ di fama e magari, perché no, qualche altro vantaggio. E così la faccenda venne sparata con tanto di strillo: esclusiva mondiale, che fu pubblicata in Italia ma poi rimbalzata con tanto di registrazione delle conversazioni su un sito estero di news. Grande scandalo, ma soprattutto grande indignazione dei preoccupati speciali. I quali chiesero di fare luce sull’oscura operazione. Sollecitando l’intervento del Copasir, anzi no, l’istituzione di una commissione d’inchiesta. Nel frattempo i giornalisti dell’Espresso che avevano messo a segno lo scoop avevano anche pronto un libro, che ovviamente dato che si parlava di petrolio e di soldi esentasse non poteva che chiamarsi Il libro nero della Lega. Nessuno si chiese se quel denaro esistesse davvero, se cioè fosse davvero possibile portare in Italia una nave carica di petrolio per vendere poi il greggio a una raffineria nazionale. Nessuno appurò se quelle tangenti fossero davvero state incassate. A distanza di tempo abbiamo scoperto che era tutta una bufala, ossia che la petroliera non era mai attraccata in nessun porto della penisola e dunque nessuno aveva posto in commercio l’oro nero di Mosca. Falsa pure la storia dei fondi, che non sono mai esistiti. E infatti la Procura ha archiviato tutto, perché intorno alla strana operazione ha trovato solo chiacchiere . La sola cosa che si è scoperta sono appunto le trame dei giornalisti con massoni e spioni. Ma, guarda caso, coloro che quattro anni fa chiedevano un supplemento d’indagine quando pensavano di poter incastrare Salvini, oggi invece di saltare sulla sedia tacciono. Ora non sono più interessati a fare luce. Dal Pd ai giornali progressisti tutti muti. Tutti preoccupati che la storia possa riservare altre sorprese oltre a quelle che il nostro Giacomo Amadori ha già scovato. Oggi, dopo i cronisti in combutta con i massoni e la curiosa presenza di un agente dell’ex Kgb alla riunione che doveva incastrare l’uomo di Salvini, spunta anche qualche altra anima bella della sinistra molto amica dell’avvocato con il grembiulino. Certo, si tratta di semplici coincidenze. Il legale, il giornalista, lo 007, l’onorevole, tutti protagonisti involontari di una storia piena di ombre. Chissà perché gli allarmati speciali non sono preoccupati. Chissà perché, all’improvviso, non sentono più il bisogno di fare un po’ di luce. Per quanto ci riguarda, noi continueremo a raccontarvi gli sviluppi della spy story costruita dall’Espresso. Domandandoci se non ci sia qualcuno, da Marco Damilano in giù, che ci voglia rispondere a qualche domanda e farci capire di chi sia la brillante idea di provare a incastrare il segretario leghista.
il ministro degli Esteri iraniano, Abbas Araghchi (Ansa)
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Donald Trump (Getty Images)
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