2025-06-15
Israele-Iran, la guerra si allarga e l'opposizione si dà al gay pride
Netanyahu fa colpire altri siti atomici e gangli dell’aeronautica di Teheran. Che minaccia ritorsioni contro basi occidentali. Ma Pd e soci accusano la Meloni e si ricompattano alla manifestazione omo di Budapest.Il mondo brucia e a sinistra non hanno niente da mettersi. Se non fossero ore tragiche, con una nuova guerra alle porte, a leggere delle preoccupazioni dei politici di Pd e alleati ci sarebbe da ridere. Già, mentre Israele bombarda Teheran per impedire che il regime teocratico degli ayatollah si doti della bomba atomica, e i barbudos della rivoluzione islamica minacciano di colpire Tel Aviv e chiunque supporterà l’attacco di Netanyahu, i compagni si preparano a dare un contributo fondamentale alla lotta contro l’oppressione, partecipando al gay pride di Budapest. Sì, avete letto bene, il nemico da abbattere non è Ali Khamenei, guida suprema che incarcera e fa assassinare le ragazze che non si coprono il capo. No, l’avversario che si sono scelti Elly Schlein, Carlo Calenda, Riccardo Magi e compagnia bella è Viktor Orbán, presidente democraticamente eletto dell’Ungheria. Agli esponenti della sinistra non va giù che il Parlamento magiaro abbia varato una legge che tutela i minori, impedendo la propaganda Lgbt (e chi più ne ha, più ne metta). Gay, lesbiche, bisex, transex eccetera possono continuare a fare ciò che vogliono tra consenzienti e maggiorenni. Però il governo ungherese intende evitare che i comportamenti sessuali diventino modelli da pubblicizzare fra i giovani. Soprattutto intende impedire che dichiararsi diversi, ovvero non essere eterosessuali, diventi una moda. Preoccupazione legittima, in un mondo occidentale in cui si tende ad abolire i sessi per costruire generi che non esistono in natura (lo schwa, ossia la «e» rovesciata, serve per evitare la distinzione tra maschio e femmina e rendere neutra la sessualità).Intendiamoci: si può anche non essere d’accordo con l’iniziativa legislativa di Orbán. Dissentire è il sale della democrazia. Tuttavia, in un mondo che va a rotoli la norma che vieta la propaganda gender non pare il problema più urgente. In Ucraina si muore e al momento non si intravvede un cessate il fuoco. In Medio Oriente rischia di saltare tutto, con l’Iran che minaccia l’inferno dopo che i suoi vertici militari sono stati colpiti a morte. La Cina sembra sul punto di sferrare un’offensiva per riprendersi Taiwan e Trump schiera la Guardia nazionale in California per contrastare i disordini contro le espulsioni dei migranti. Ebbene, mentre accade tutto ciò, nel Pd si preparano a fare le valigie per partecipare al gay pride di Budapest, manifestazione che certamente sarà ricordata come fondamentale nella storia dell’evoluzione del mondo.Così, mentre Elly Schlein, con Calenda, Magi, Scalfarotto e Morace sono pronti alla battaglia «in difesa dei diritti essenziali negati da un Paese della Ue», cresce la sensazione di una inadeguatezza di fondo della sinistra di fronte ai grandi eventi geopolitici in corso. La segretaria del Pd accusa Meloni di non avere un ruolo nella crisi scatenata dall’attacco israeliano all’Iran. Premesso che nessun leader mondiale ha davvero voce in capitolo nella guerra aperta dall’attacco a sorpresa di venerdì mattina (Trump era informato, ma forse non c’è stato il via libera a Netanyahu, mentre da Starmer a Macron non sembra che alcun Paese europeo sapesse in anticipo dell’offensiva e tanto meno sia stato messo al corrente delle fasi successive dell’operazione), non mi pare che una classe politica che si preoccupa di sostenere il gay pride di Budapest possa essere nelle condizioni di avere peso in un conflitto come quello in corso. Come i marciatori della pace alla Greta Thunberg, i partecipanti al corteo in Ungheria sono ancora convinti che le sfilate con le bandiere per le vie delle città servano a cambiare il mondo. E continuano a confondere la politica con lo spettacolo.