2023-02-08
La sinistra si finge unita contro Delmastro
L’opposizione presenta le mozioni di censura nei confronti del sottosegretario, anche se sul tema le differenze restano. E i dem non hanno chiarito la loro visita ai boss. Angelo Bonelli attacca Carlo Nordio: «Sugli atti risposta evasiva». La Procura indaga sulla vicenda.«Non penso ci sia bisogno delle dimissioni»: Giorgia Meloni risponde così a una domanda sulla posizione di Giovanni Donzelli e Andrea Delmastro, parlamentari di Fdi, rispettivamente vicepresidente del Copasir e sottosegretario alla Giustizia, sulla graticola da quando il primo è intervenuto in aula, alla Camera, attaccando le opposizioni e utilizzando delle informazioni ricevute dal secondo riguardanti i colloqui in carcere tra l’anarchico Alfredo Cospito e alcuni boss della criminalità organizzata. «La Procura fa il suo lavoro», aggiunge la Meloni, «e il ministero della Giustizia ha più volte detto che non erano documenti coperti da segreto, e mi pare che queste informazioni sensibili fossero già presenti sui quotidiani. Non ho ragione di dire che ciò che sta sulla stampa non possa andare in Parlamento». Intanto la sinistra non spiega perché quattro deputati del Pd (Debora Serracchiani, Andrea Orlando, Walter Verini e Silvio Lai) lo scorso 12 gennaio andarono in carcere a visitare Cospito, e parlarono anche con i mafiosi. Non c’entra nulla, in questo caso, il diritto-dovere dei parlamentari di andare a incontrare i detenuti: ci troviamo di fronte a una delegazione di partito composta da esponenti di primissimo piano, tra i quali la capogruppo alla Camera e un ex ministro della Giustizia, che va a visitare un terrorista, non a un singolo senatore o deputato che effettua una visita di routine in un penitenziario. Un atto pienamente politico, dunque, quello compiuto dal Pd, le cui motivazioni dovrebbero essere chiarite una volta per tutte dai protagonisti, che avrebbero il dovere di spiegare agli italiani i motivi di una iniziativa così clamorosa. Una vicenda che finisce con l’essere invece «coperta» dal trambusto su Donzelli e Delmastro, un caso mediatico che non accenna a smorzarsi, anzi finisce per compattare le opposizioni divise su tutto. M5s, Pd, Avs e Terzo polo, infatti, voteranno a favore delle mozioni di censura presentate nei confronti di Delmastro, una da Pd e Avs e una dai pentastellati: dai manettari a 5 stelle ai garantisti dem, dai cerchiobottisti renzian-calendiani ai sinistrati targati Bonelli e Fratoianni, le minoranze parlamentari sono pronte ad approvare lo stesso documento. È evidente che il voto palese «salverà» Delmastro (che comunque non rischiava nulla, essendo la mozione di censura un atto dai risvolti solo politici) e compatterà la maggioranza, sanando anche le divergenze di opinioni emerse in questi giorni sull’accaduto tra Fdi, granitica nella difesa dei suoi due big, da un lato, e Lega e Forza Italia, più scettici sull’atteggiamento di Donzelli, dall’altro. In tutto ciò, la Procura di Roma, come accennato dalla Meloni, ha aperto un’inchiesta dopo un esposto presentato dal parlamentare dei Verdi Angelo Bonelli in merito alle informazioni rese note da Donzelli. L’indagine, al momento contro ignoti, ha come ipotesi di reato la rilevazione e l’utilizzazione di segreto d’ufficio. I pm di Roma hanno ascoltato come persone informate dei fatti il capo del Dap, Giovanni Russo, l’ex capo del Gruppo operativo mobile (Gom) della polizia penitenziaria, Mauro D’Amico e l’attuale direttore, Augusto Zaccariello (il cambio al vertice è avvenuto la scorsa settimana) e hanno acquisito alcuni documenti. «Hanno fatto una mozione. Vedremo in aula», commenta Delmastro, che su Cospito aggiunge: «È nostro dovere assicurargli le migliori condizioni di salute ed eventualmente trasferirlo in una clinica qualora degenerassero». La novità di ieri arriva dal deputato dei Verdi Angelo Bonelli: «Mi sono rivolto al ministero di Giustizia», spiega Bonelli, «per ottenere copia o prendere visione delle relazioni del Dap sui colloqui tra i mafiosi Rampulla, Presta, Di Maio e l’anarchico Alfredo Cospito. Tuttavia, la risposta che ho ricevuto è stata evasiva e contraddittoria. Il ministero, infatti, ha ritenuto di non fornirmi questa documentazione ai sensi dell’art. 24 della legge n.241/1990 e del d.m. 25 gennaio 1996 n.115, secondo cui i documenti richiesti non possono essere consegnati perché non accessibili e non divulgabili in quanto riservati. Perché, allora, il ministro Nordio ha giustificato Donzelli sostenendo che quanto ha affermato in aula fosse divulgabile? La natura degli atti da me richiesti è identica a quella che Donzelli ha reso pubblica. Per una strana casualità Delmastro e Donzelli hanno avuto l’unica relazione del Dap sui colloqui di detenuti che non è riservata? Difficile da credere». «Nella risposta del ministero della Giustizia», argomenta Bonelli, «viene riportata la trascrizione dei colloqui tra Di Maio, Presta, Rampulla (i boss detenuti con Cospito, ndr) e Cospito relative solo alle pagine 49-53-54 della relazione del Dipartimento amministrazione penitenziaria. Io avevo chiesto copia del documento del Dap o di prenderne visione. La relazione del Dap è di oltre 54 pagine e a me sono state riportate trascrizioni che occupano a malapena una pagina e mezza. Perché non mi è stata consegnata tutta la relazione che Donzelli ha avuto attraverso il sottosegretario Delmastro che ha la delega sul Dap, pur avendo, al contrario suo, inviato formale richiesta. Perché il ministero fa confusione tra segreto di Stato e segreto d’ufficio», aggiunge ancora Bonelli, «compiendo un errore così grossolano? Forse il ministro deve trovare una soluzione politica al disastro compiuto da Donzelli e Delmastro? Invierò la risposta del ministero della Giustizia alla Procura della Repubblica di Roma come integrazione al mio esposto».