2023-08-30
Vannacci «grezzo», Evola «nazista». La sinistra censura con ogni scusa
Julius Evola e Roberto Vannacci (Ansa)
Dopo le critiche ai «discorsi da bar» del militare, i compagni additano un convegno sul filosofo e l’alpinismo (sua vera passione). Poco importa che sia uno dei massimi pensatori del Novecento: si abbatte la scure rossa.Maurizio Bettini, molto autorevole studioso dell’Università di Siena, non certo collocabile nell’universo destrorso, ha appena pubblicato da Einaudi un robusto pamphlet piuttosto critico nei riguardi della cultura della cancellazione e della selezione politicamente corretta delle opere del passato, di quelle antiche in particolare. A un certo punto egli scrive parole decisamente condivisibili: «Decidere oggi di proporre una versione selettiva dei classici, ovvero cospargerne il testo di messe in guardia, costituisce una pratica che nessuno dovrebbe poter accettare: a meno che non sia pronto a riconoscere alla censura (dettata da qualsivoglia motivazione o ideologia) un valore che fa a pugni non solo con la libertà di pensiero e la conoscenza della storia, ma anche con la curiosità: una disposizione dell’animo che non a caso ha già costituito, nel passato, la bestia nera di apostoli e moralisti». Sarebbe opportuno riflettere con grande serietà sul tema sollevato da Bettini, perché risulta piuttosto evidente che, da qualche tempo, la sinistra italiana abbia un problema non indifferente con la censura.Da qualche anno, e con maggiore intensità negli ultimi mesi, va diffondendosi un pericoloso tic, il vizio inquietante di invocare la cancellazione di alcuni autori senza conoscerli e l’oscuramento di certi libri senza averli letti. È accaduto, come sappiamo, al generale Vannacci, di cui si possono senz’altro non condividere le affermazioni, ma di cui è folle pretendere la messa al bando. Succede pure con opere molto più blasonate e - non ce ne voglia il militare - notevolmente più significative. Emblematica, a tal proposito, una vicenda raccontata ieri - non senza sdegno - dalla Stampa. A Gressoney, in Valle d’Aosta, è stato organizzato per sabato alle 18, in una sala comunale, un convegno intitolato Filosofia e alpinismo a Gressoney: Julius Evola. Invitati, tra gli altri, Luca Siniscalco (docente di Estetica) e Andrea Scarabelli (vicesegretario della Fondazione Evola), ovvero due studiosi garbati nei modi ed eleganti nella scrittura. Ed ecco il punto: alcuni politici ed ex politici locali hanno subito strepitato (qualcuno si è spinto a definire «topi di fogna» i conferenzieri); l’Anpi valdostana pretende la censura dell’evento, e per protesta ha messo in piedi ieri una sorta di controconferenza con Gad Lerner e Alberto Cavaglion. Il presidente dell’associazione partigiana, Nedo Vinzio, ha rilasciato dichiarazioni vagamente surreali: «Il nostro incontro serve a ricordare l’impegno antifascista del nostro territorio, mentre l’altro è stato inserito senza avere ben coscienza di cosa si tratti», ha detto. «In particolare, pare strano unire aspetti filosofici all’alpinismo. Non dubito che Evola fosse un amante della montagna, ma se bastasse questo allora piaceva anche a Hitler. Quello che disturba insomma è che un evento tanto discutibile venga introdotto surrettiziamente e addirittura nella sala comunale. Tra l’altro se si voleva parlare di alpinismo non è che in Valle d’Aosta manchino le persone per farlo. Evola invece è un filosofo da trattare con le molle per la sua vicinanza al fascismo, al nazismo e all’eversione neofascista. Spero che il Comune possa trovare una collocazione meno istituzionale per l’evento. In generale però noto che fino a qualche anno fa c’era più ritrosia da parte dei fascisti a mostrarsi, mentre da quando c’è un governo di destra vengono avanti in maniera lineare. È il discorso della fiamma della Repubblica sociale che non si vuole spegnere. E i simboli hanno il loro valore». Ci auguriamo che la frase sui rapporti tra filosofia e alpinismo attribuita al presidente dell’Anpi sia stata riportata male, poiché se l’avesse effettivamente pronunciata in quel modo sarebbe oltremodo umiliante (per lui), dato che sull’alpinismo si sono cimentati fior di pensatori, ed Evola è fra i più notevoli a riguardo. Ciò che più infastidisce, tuttavia, è la sommarietà, la faciloneria con cui un grande autore (perché di grande autore si tratta) del Novecento viene ridotto a nazista antisemita. Del resto La Stampa definisce pure Céline «scrittore antisemita», figuratevi il livello. Per altro, potremmo persino comprendere le perplessità su un eventuale incontro dedicato al razzismo o ad altre questioni sensibili. Ma che ci si straccino gli abiti per una conferenza sull’alpinismo è segno che si è precipitati nella paranoia. Certo, Evola è un autore complicato, aristocratico, e va trattato - come tutti i pensatori di quel livello e di quella profondità - con attenzione e precisione. E infatti a parlarne sono stati chiamati illustri esperti con un bel numero di pubblicazioni all’attivo, non certo esponenti della Fratellanza ariana. A noi risulta che i cari progressisti abbiano ripetutamente ribadito, negli anni passati, l’importanza dell’approfondimento e della complessità. Essi, ad esempio, erano soliti dire: «Questo tema è complesso e richiede risposte complesse, ma i populisti vogliono dare risposte facili». Beh, a quanto pare della complessità si deve tenere conto soltanto quando fa comodo a loro. Pure in queste settimane, fior di commentatori sinistrorsi si sono accaniti sul libro di Vannacci accusandolo d’essere grossolano e di contenere «discorsi da bar». Critica accettabile, come no. Ma non è ancor più grossolano trattare Evola come se fosse un criminale di guerra e pretenderne la cancellazione? In nome dell’antifascismo, ne deduciamo, si può serenamente lavorare di roncola, dimenticando le sfumature che in altre circostanze sono invece celebrate. In realtà, ciò non ci stupisce: ormai l’atteggiamento dei «sinceri democratici» lo conosciamo. Non appena un pensiero non li soddisfa, si muovono per sopprimerlo, e non fanno differenza tra scienziati premi Nobel, luminari come Giorgio Agamben e comuni mortali. Semmai, a preoccuparsi delle conseguenze penose di questa moda censoria dovrebbero essere proprio gli autori di sinistra: un domani la mannaia potrebbe calare pure su di loro. All’Anpi dovrebbero saperne qualcosa: fino a qualche mese fa l’associazione era finita nell’elenco dei putiniani. Era l’epoca delle liste di proscrizione a cui, va detto, proprio La Stampa dava grande risalto. Ah, a proposito: ci risulta che Julius Evola abbia collaborato a suo tempo anche con il quotidiano torinese. Ci aspettiamo dunque che l’Anpi ne chieda la chiusura o per lo meno pretenda adeguato risarcimento per i «crimini del pensiero» passati.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.