2024-01-23
La sinistra si dispera per De Fusco ma dimentica i «poltronifici rossi»
Luca De Fusco (Imagoeconomica)
I «compagni» che hanno lottizzato per anni il mondo della cultura urlano allo scandalo per la nomina del nuovo direttore generale del Teatro di Roma. E partono i sit-in dei soliti attori e registi «impegnati».Talvolta c’è persino da divertirsi a seguire le acrobazie della indignazione progressista. Da quando il governo di centrodestra è in carica non passa settimana senza che vi sia una mobilitazione democratica, e fin troppo spesso gli obiettivi e le motivazioni dell’agitazione sono forieri di ilarità. Prendiamo l’ultima emergenza in ordine di tempo, quella riguardante la nomina del regista Luca De Fusco a direttore generale del Teatro di Roma. Secondo i più insigni rappresentanti della cultura sinistrorsa nostrana si tratta di una intollerabile occupazione squadrista. Giovanna Vitale, su Repubblica, ha fatto fuoco e fiamme: «Il blitz della destra al Teatro di Roma», ha scritto, «segue un copione che, da un anno in qua, si ripete sempre uguale. Espugnare, con le buone o con le cattive, tutti i luoghi della cultura nazionale per imporre - attraverso la produzione di film, spettacoli e mostre - il pensiero unico sovranista. I posti chiave bonificati da ogni infiltrazione, affidati a un manipolo di fedeli col chiaro intento di affermare un’egemonia di segno opposto a quella che per decenni avrebbe orientato l’opinione degli italiani. Anche a costo di forzare regole e procedure. Di cacciare i meritevoli. Azzerando il pluralismo che è il concime della cultura».Posto che negli ultimi decenni, in Italia, più che il concime della cultura abbiamo visto la cultura ridotta a concime, già il succitato ragionamento è sufficiente a mostrare quanto sia ipocrita la manfrina in corso. Di sicuro si può obiettare sul fatto che siano le istituzioni e dunque la politica a gestire teatri e manifestazioni culturali. Ma finché queste sono le regole, è normale che le nomine siano appunto gestite dai politici. E se si accusa la destra di voler occupare poltrone, che si deve dire di ciò che ha fatto la sinistra per tutto il dopoguerra? I comunisti prima e i post comunisti poi hanno militarizzato il mondo piccino delle arti e delle lettere, creando un sistema basato su cooptazione, servilismo e obbedienza all’ortodossia. Adesso si lamentano se qualche altro schieramento cerca di infilarsi nei posti che contano? È semplicemente patetico.Comunque sia, fior di attori e registi - da Matteo Garrone a Sonia Bergamasco passando per Fabrizio Gifuni, Valeria Golino e molti altri guidati dallo scrittore Christian Raimo - hanno organizzato un rumoroso sit in davanti al Teatro Argentina nella Capitale, e di sicuro si sono sentiti tutti molto impegnati e molto coraggiosi. Dei veri partigiani in lotta contro l’oppressione, benché la protesta non abbia richiesto più di tanto sforzo e, soprattutto, sia completamente immotivata. Anzi, peggio: chi in queste ore si schiera contro De Fusco è fazioso e antidemocratico. Non stupisce: larga parte degli artisti di cui sopra (forse l’unica eccezione è il talentuoso Garrone) non ha fatto altro che sfornare opere in linea con lo spirito del tempo, perfettamente orientate in base alle coordinate ideologiche fornite dalla sinistra. Da bravi intellettuali di corte, i nostri creativi adesso sfilano in difesa dei loro padroni, proteggendo il feudo in cui così faticosamente sono riusciti a entrare.Per carità: liberissimi di protestare e stracciarsi le vesti. Resta che le contestazioni mosse sono una più assurda dell’altra. Qualche rapido esempio. Si dice che De Fusco sia stato nominato con un colpo di mano: in realtà è stato votato da un consiglio di amministrazione nel corso di una regolare riunione. Se proprio si vuole cercare qualche comportamento irregolare o irrituale bisogna guardare a quello del presidente del Teatro di Roma, l’attore Francesco Siciliano (parliamo, per inciso, del figlio dello scrittore Enzo Siciliano: alta aristocrazia intellettuale romana di sinistra). È stato lui a cercare di invalidare la votazione, tentando di cancellare una riunione già convocata.In ogni caso, De Fusco si è presentato assieme ad altri candidati e il suo profilo rispondeva ai criteri indicati in un bando redatto da Miguel Gotor, assessore capitolino di sinistra. Dove sta allora il problema? Dicono giornali e manifestanti: il nuovo direttore percepirà uno stipendio mostruoso, 150.000 euro. Peccato che si tratti dello stesso emolumento percepito dal precedente direttore Antonio Calbi. Forse allora De Fusco è incompetente? Non risulta, perché ha guidato per anni e anni teatri di rilevanza nazionale ed europea, sembra con buoni risultati.Surreale anche la polemica sollevata da una delle componenti del cda del teatro, Natalia Di Iorio (sorella del bravo attore Piero, allievo di Luca Ronconi). La signora ha ottenuto l’incarico per nomina, dunque pure lei è stata scelta della politica. Si lamenta perché avrebbe preferito come direttore un manager e non un regista. Davvero interessante: ora sono gli intellettuali di sinistra a chiedere i tecnici al potere dopo averli demonizzati per decenni? È grottesco.Noi non conosciamo De Fusco, ma ci pare che sia stato scelto in base a norme trasparenti e a logiche del tutto normali per il mondo culturale. E sia chiaro: non ci interessa difendere questo o quel partito. Ci limitiamo a una banale constatazione: se la sinistra nomina qualcuno, tutti zitti e applaudire. Se è un’altra parte politica a farlo, si grida alla sovversione. Il motivo è semplice. Gli amici progressisti ritengono ci sia un solo criterio valido per ottenere una poltrona: l’elezione divina. E guarda caso gli eletti sono sempre loro.