2025-04-24
La sinistra nostalgica del Ventennio trasforma il 25 aprile in marketing
Antonio Scurati alla manifestazione del 25 aprile 2024 (Ansa)
Il fascismo non è morto? Per forza, a tenerlo in vita ci pensano giornali, tv e intellettuali impegnati. I quali, per l’anniversario di quest’anno, hanno sommerso le librerie coi loro nuovi volumi sul Duce: un elenco infinito.La morte di papa Bergoglio, il lutto nazionale e le esequie in piazza San Pietro, alla presenza di sovrani e capi di Stato di tutto il mondo, faranno finire nel cono d’ombra i festeggiamenti per gli 80 anni dalla Liberazione.Il che non è necessariamente un vulnus per la Repubblica (l’istituzione, non il quotidiano, in prima fila - più o meno dall’anno del suo debutto in edicola: il 1976 - a ricordarci e spiegarci che la democrazia è in pericolo).Perché ancora una volta la ricorrenza la si vorrebbe comunque piegare alle contingenti esigenze propagandistiche di una parte (la sinistra, of course).Quando invece dovrebbe essere la festa di tutti gli amanti della libertà, che certo non dimenticano i sacrifici compiuti da coloro che hanno lottato, e sono morti, per farcela riconquistare. I partigiani, certo. Non tutti però raccolti sotto le bandiere con la falce e martello (quelle delle Brigate Garibaldi, in cui ha militato mio nonno materno Angelo, che dai fascisti fu pure torturato), anche se lo storytelling che ha prevalso per decenni è andato esattamente in questa direzione.Narrazione che è stata peraltro avallata anche dall’Anpi, l’associazione istituita dal Comitato di liberazione nazionale nel 1944, ente morale dal 1945.Che tuttavia nel tempo, all’originaria missione di mantenere vivi i ricordi della Resistenza, ha affiancato via via un sempre maggior interventismo nelle più strette - e drammatiche - vicende di attualità, dall’Ucraina a Gaza.Con prese di posizioni così faziose, filorusse o pro Pal, da spingere alle dimissioni più di un iscritto. Ma come è stato possibile rimuovere e dimenticare, tanto per dirne una, le migliaia di militari italiani che, dopo l’8 settembre, rifiutarono di passare armi e bagagli con i tedeschi, e per questo furono trucidati a Cefalonia?Non sono martiri anche loro?Peccato si sia dovuto aspettare che al Quirinale salisse quel «laico» di Carlo Azeglio Ciampi per vedere recuperato alla memoria quell’eccidio (anche perché lui stesso aveva fatto parte del regio esercito come sottotenente, inviato in Albania durante il conflitto).E si può concedere che ci siano (stati) anche tanti nostri connazionali che, tutt’altro che comunisti, hanno comunque gioito per la fine del regime nazifascista?, penso per esempio ad Arrigo Cipriani, fondatore del mitico Harry’s Bar di Venezia, che ha più volte raccontato l’emozione vissuta nell’assistere allo sbarco degli angloamericani a piazza San Marco.Quelle stesse truppe alleate cui dovremmo essere tutti grati, come ricordava Giampaolo Pansa, perché senza il loro fondamentale contributo chissà quando la sospirata Liberazione sarebbe intervenuta. Eppure, c’è ancora chi oggi sostiene che «dichiararsi “né di destra né di sinistra” è solo un modo vanesio e reticente per confessarsi di destra» (perché? Boh, nel caso fatevelo spiegare da Adriano Sofri, che ha scritto così sul Foglio del 29 marzo scorso)Eppure «mai come quest’anno la ricorrenza del 25 aprile assume un sapore particolare».Uno slogan che sento ripetere da almeno cinquant’anni.Cioè da quando, nel 1975, militavo nella Federazione giovanile comunista.Perché ci sono sempre i barbari e i fascisti alle porte, pronti a rimarciare su Roma.Perché il Parlamento e la libertà sono minacciati.Perché la deriva autoritaria è dietro l’angolo.Perché c’è sempre un «regime» nei cui confronti bisogna scendere in piazza, la famosa «mobilitazione democratica e antifascista» buona per tutte le stagioni: prima il democristiano, poi il craxiano, quindi quello di Arcore, infine l’odierno meloniano. Che poi, alla prova dei fatti, si siano rivelati dei «regimetti», non rileva.Conta l’allarme, e tanto basta.Avete presente la copertina dell’Espresso con Silvio Berlusconi in orbace e fez in testa? Era il 1993, e il Cavaliere era già «nero» per definizione, avendo dichiarato che a Roma, tra Francesco Rutelli e Gianfranco Fini, come sindaco avrebbe preferito il secondo.Oggi, gli stessi che all’epoca spararono ad alzo zero su entrambi, l’imprenditore monopolista non ancora sceso in campo e l’erede della tradizione missina non ancora diluita alle terme di Fiuggi, li rimpiangono perché quella al governo con Giorgia Meloni è «la peggior destra di sempre».Davanti a questa orgia di retorica, di frasi fatte, di slogan da hard discount della politica, sovviene il sospetto.E cioè che la chiamata alla vigilanza permanente e la reiterata richiesta di «esami del sangue» perfino per condurre Sanremo (il «sei antifascista?» domandato prima ad Amadeus, poi a Carlo Conti, in piena conferenza stampa del Festival, grida vendetta al cospetto dei fratelli Cervi, e il bello è che gli sciagurati hanno risposto pure, invece di mandare a fangala - come avrebbe meritato - l’eroico militante dell’informazione) siano in realtà funzionali anche, per non dire soprattutto, a logiche - per dir così - di mercato.Proprio come è successo con Silvio, colpevole ai miei occhi di aver creato due mostri: i berlusconiani e gli antiberlusconiani.Che sulla lotta senza quartiere al Puzzone hanno fatto business, con «l’antiberlusconismo trasformato in marketing, tournée teatrali, paccottiglia editoriale, la stanca ripetizione infinita di luoghi comuni, di rivelazioni che non rivelano ma confermano, di carte inesplorate che esplorano il nulla», così Marco Damilano, che lo ha scritto nel gennaio 2022 quand’era direttore dell’Espresso, e chissà se a Marco Travaglio saranno fischiate le orecchie. Così sta avvenendo con il 25 aprile.«In sincronia con l’ottantesimo anniversario della Liberazione, Antonio Scurati si prende ancora una volta la vetta della classifica con M. La fine e il principio, il quinto volume della serie di questo gigantesco romanzo documentario».Così, nella giornata della Santa Pasqua, il quotidiano Domani ha beatificato lo scrittore «o-scurato», che ha tenuto fede al planning annunciato nel 2024: a Natale il quarto tomo della ricchissima saga sul Duce, ora il quinto, «il mio contributo al 25 aprile», e come ti sbagli?Scurati è stato di parola, puntuale all’appuntamento con la storia (la sua) in libreria.Sugli scaffali, nell’ultimo mese, è stata tutta una proliferazione di testi fatti uscire «in sincronia» con la Festa in calendario.E allora ecco La Caduta - Cronache dalla fine del fascismo di Ezio Mauro. L’estate che imparammo a sparare - Storia partigiana della Costituzione di Giuseppe Filippetta. Gli anni neri - Ascesa e caduta del fascismo di John Foot.Storia delle donne nel regime fascista di Victoria de Grazia.La Resistenza delle donne di Benedetta Tobagi.Iris, la libertà - Il romanzo della leggendaria partigiana Iris Versari di Walter Veltroni, un must. Fascismo e populismo - Mussolini oggi ancora di Scurati, nel caso ci fossimo distratti.Il fascismo non è mai morto di Luciano Canfora.Ma anche Il fascismo è finito il 25 aprile 1945 di Mimmo Franzinelli, titolo da cui non bisogna farsi ingannare, dal momento che lo studioso ha, almeno ai miei occhi, l’approccio corretto, quando mette in guardia dal «focalizzarsi esclusivamente su allarmismi facili contro il riemergere di una destra fascista, che non aprono alcun orizzonte alternativo e propositivo» (sul Fatto Quotidiano del 25 aprile 2023).Sempre Lui - Perché Mussolini non muore mai di Sara Lucaroni. Antifascista - Pensare vivere agire per la democrazia di Francesco Filippi (strano non abbiano pensato di scrivere «credere, obbedire, combattere», ma forse sarebbe stato too much).Nero indelebile - Le radici oscure della nuova destra italiana di Mirella Serri, giornalista che il 17 agosto 2023 su La Stampa è riuscita a paragonare Michela Murgia a Pier Paolo Pasolini, «entrambi sono stati i maggiori interpreti del loro e del nostro tempo, amati e detestati soprattutto per la carica antifascista dei loro scritti», e te pareva. L’antifascismo - Una tradizione generativa (1945-2025) di Andrea Rapini.Storia internazionale della Resistenza italiana di Chiara Colombini e Carlo Greppi.L’uomo che arrestò Mussolini di Mario Avagliano.L’ombra del Duce - La storia dimenticata di Edvige, sorella di Mussolini di Marco Patricelli.Mussolini il Capobanda - Perché dovremmo vergognarci del fascismo di Aldo Cazzullo, di cui viene riproposto anche Possa il mio sangue servire (che la fascetta presenta come «il bestseller sulla Resistenza in edizione aggiornata»).E ovviamente su tutti Il fascismo eterno di Umberto Eco, che almeno in una riga ammette: «È vero che i comunisti hanno sfruttato la Resistenza come una proprietà personale, dal momento che vi ebbero un ruolo primario».Uno tsunami di titoli che fa suonare come beffardo l’editoriale ospitato nel giorno di Pasqua, aridanga, da Domani: «Il fascismo non è mai morto».E ti credo, sbotterebbe il Franti che è in me: a tenerlo in vita ci pensano giornali, talkshow e gli intellòs tendenza rive gauche, non potrebbe scomparire neppure se sparissero tutti i nostalgici del ventennio.