2021-06-07
Abbiamo la sindrome di Stoccolma. Esultiamo per piccole concessioni
Siamo diventati vittime di un esperimento di ingegneria sociale perfettamente riuscito che ci ha convinto che possiamo fare solo ciò che è permesso dallo Stato e dai televirologi. Solo Boris Johnson si è opposto.No, purtroppo non possiamo ancora chiamarla vera libertà. E non tanto per le residue (e non piccole) restrizioni che tuttora permangono: il coprifuoco che durerà ancora, in modo letteralmente insensato; oppure alcune attività penalizzate senza nessun criterio scientifico (dalle piscine coperte alle sale da gioco); per non dire dell'uso della mascherina all'aperto.A pesare più ancora di queste limitazioni, che già di per sé appaiono punitive e «rieducative», è un clima, un'atmosfera. Pensate ai televirologi: con le loro previsioni precedenti alle parzialissime riaperture del 26 aprile scorso, hanno fatto la figura delle telecartomanti. Avevano pronosticato una sciagura, un'ecatombe, una carneficina, e ovviamente nulla delle loro analisi si è verificato: in un contesto normale, molti di loro si sarebbero già dovuti andare a nascondere dietro un animale a pelo lungo. E invece sono ancora lì a pontificare. Qualcuno si arrampica su una specchiera scivolosa dicendo che in realtà non si trattava di previsioni, ma dell'illustrazione degli scenari più cupi, per far crescere la consapevolezza delle persone: se non parlassimo di cose drammaticamente serie, ci sarebbe perfino da sbellicarsi dal ridere per queste giustificazioni postume. Qualcun altro insiste ancora con indicazioni pazzotiche e scombiccherate, tipo la raccomandazione ai fidanzati a tenersi soltanto per mano, senza andare oltre, per carità. Ci mancava solo il virologo in camera da letto.E su tutto incombe, ancora lui, Roberto Speranza: leader di una filiera fallimentare, e infatti tutta sostituita da Mario Draghi. E invece il titolare della Sanità è ancora lì, e continua a dare battaglia suggerendo regole draconiane pure in zona bianca, a partire dall'evitabilissima rissa da lui scatenata la scorsa settimana sul numero di persone che possono stare a un tavolo al ristorante. Ma la colpa, a pensarci bene, è la nostra. Siamo stati vittime di un esperimento di ingegneria sociale purtroppo perfettamente riuscito, con l'ingranaggio dei divieti costantemente lubrificato dall'olio della paura. Abbiamo accettato di conferire ai governi, da inizio 2020, ciò che non poteva e non doveva esser loro concesso: la possibilità di bypassare la Costituzione, di comprimere le libertà fondamentali, di entrare in modo penetrante e prepotente perfino nelle nostre case. E ora, come per una maledizione, o come per una sindrome di Stoccolma, ci accontentiamo delle piccole rate di libertà che ci siamo ripresi. Anzi, siamo quasi tentati di ringraziare il «sovrano» per averci restituito quello che già doveva essere nostro, e senza alcuna discussione. Come nelle follie di certa giustizia italiana, abbiamo dato per acquisita una surreale inversione dell'onere della prova. Lì, accettando l'idea abnorme che debba essere provata l'innocenza anziché la colpevolezza dell'imputato. E qui subendo l'imposizione per cui debba essere motivato e giustificato il recupero delle nostre libertà, anziché gli atti che tuttora pretenderebbero di limitarle. E si badi: la partita non è finita. Restano in circolazione «esperti» che inseguono un impossibile rischio-zero, cioè l'obiettivo del Covid-zero, che è materialmente fuori portata. Perfino nel Regno Unito, paese trionfatore nella corsa alla vaccinazione, una qualche salita (peraltro contenuta e rarissimamente letale) dei casi di variante indiana ha indotto qualche cavaliere dell'apocalisse sanitaria a chiedere al primo ministro Boris Johnson (che per fortuna resiste) di posticipare l'eliminazione delle ultimissime restrizioni (prevista per il 21 giugno). In realtà, una comunicazione lucida, razionale e non ansiogena si concentrerebbe invece sulle notizie positive. In sintesi: i vaccini sono largamente efficaci contro il virus, e hanno complessivamente ridotto di oltre due terzi l'ospedalizzazione dei nuovi casi; la mortalità è crollata in tutto il mondo; e soprattutto, le evidenze mostrano che i vaccini mantengono la loro efficacia anche rispetto alle varianti. Resta la possibilità (comunque remota per chi abbia ricevuto una sola dose, e rarissima per chi le abbia ricevute entrambe) di contrarre una variante, ma in questo caso molto spesso si tratta di una forma blanda di Covid, a scarso rischio di ospedalizzazione. Dunque? Dunque, occorrerebbe procedere con le vaccinazioni, accelerare i tempi della seconda iniezione, e riprendere una vita il più possibile normale. Informando chi non si è ancora vaccinato, fornendo a tutti gli elementi che suggeriscono di vaccinarsi, ma senza comprimere il diritto al dissenso e alla non vaccinazione (va garantito pure quello in una società minimamente libera e tollerante). Lasciateci campare, per favore.