2023-11-24
Piano pandemico, i magistrati: «Non processate Brusaferro & C.»
Silvio Brusaferro (Imagoeconomica)
Per i pm manca la responsabilità penale: «Il documento era in fase di aggiornamento».Dopo l’archiviazione per i tre ex ministri della Salute, Roberto Speranza, Giulia Grillo e Beatrice Lorenzin, anche per lo stralcio sul Piano pandemico e l’emergenza Covid, trasmesso dai pm di Bergamo e di Brescia a Roma per competenza territoriale, e che vedeva tra gli indagati l’ex presidente dell’Istituto superiore di Sanità, Silvio Brusaferro, per il quale era stata ipotizzata la truffa in riferimento a erogazioni pubbliche, la Procura di Roma ha chiesto di mandare il fascicolo in archivio. L’attività istruttoria svolta dal sostituto procuratore Claudia Terracina, con il coordinamento del procuratore aggiunto Paolo Ielo, non avrebbe ravvisato responsabilità di natura penale. Al centro dell’inchiesta c’erano il «mancato aggiornamento del piano pandemico», e, sarebbe emerso, che in realtà era in fase di aggiornamento, e «l’omessa definizione dei piani di dettaglio». Oltre a Brusaferro erano finiti sul registro degli indagati anche Ranieri Guerra, ex numero due dell’Organizzazione mondiale della Sanità, che ora ritiene la sua «storia di uomo di scienza e delle istituzioni gravemente ferita», e l’ex capo della protezione civile, Angelo Borrelli. E con loro i direttori generali della Prevenzione del ministero della Salute, Giuseppe Ruocco e Maria Grazia Pompa e il direttore dell’ufficio 5 della Direzione generale della prevenzione sanitaria del ministero, Francesco Paolo Maraglino. Con l’accusa di avere comunicato dati falsi all’Oms e Commissione europea «attraverso appositi questionari», oltre a Guerra e Maraglino, erano finiti sul registro degli indagati Claudio D’Amario (deputato all’applicazione del Piano nazionale di preparazione e risposta a una pandemia influenzale del 9 febbraio 2006), e i dirigenti del ministero Loredana Vellucci e Mauro Dionisio. L’accusa di truffa per Brusaferro, invece, riguardava i cosiddetti «tamponi d’oro», test da 3 euro che, secondo l’accusa, erano costati in realtà circa 750 euro l’uno. E tra gli atti erano finiti i messaggi tra Brusaferro e Speranza: «Scusa come sta andando il tema delle risorse all’Iss? Si riesce a includere tutto?». Risposta del ministro: «Troveremo il modo. C’è un ok politico. Dobbiamo capire se strutturale o per sei mesi». La replica di Brusaferro: «Ovviamente meglio strutturale anche per organizzare un sistema stabile partendo da questa esperienza. Grazie per il supporto». I conti della serva li aveva fatti però il vicecapo di gabinetto del ministero, Tiziana Coccoluto, che inoltrò al commissario Borrelli la sintesi delle risorse necessarie stimate dall’Iss: «Dall’esecuzione dei primi 200 test da parte dell’Iss emergono oneri pari a 150.000 euro [...]. Le risorse complessive per l’attuazione della presente ordinanza sono pari a 854.000 euro lordi». Lo stralcio del fascicolo era arrivato a Roma, accompagnato da una relazione di 35 pagine firmata dai pm lombardi, poche ore dopo l’archiviazione disposta dal Tribunale dei ministri per l’ex premier Giuseppe Conte e per gli ex ministri Speranza, Luciana Lamorgese, Lorenzo Guerini, Luigi Di Maio, Roberto Gualtieri e Alfonso Bonafede, che erano stati indagati in seguito alle denunce presentate dalle associazioni dei familiari delle vittime di Covid, da quelle che tutelano i consumatori e da alcuni sindacati. Ora che la commissione parlamentare d’inchiesta è pronta a partire, tutte le indagini penali, coincidenza, sono già finite o stanno finendo in archivio e, in audizione, i convocati potranno premettere che le indagini penali sono svanite. Sempre che il gip, anche per questo filone, accolga la richiesta della Procura.
Silvio Berlusconi (Getty Images)