2019-08-24
Siluro di Renzi a Gentiloni: «Cerca di far saltare l’accordo con il Movimento». La scissione dem è pronta
Repubblica diffonde un audio del Rottamatore che, davanti a una platea, si scaglia contro il compagno: «Non è detto che si arrivi al voto tutti assieme». Nel Pd è gelo. Nel giorno in cui Partito democratico e M5s sembrano poter trovare la quadra su una nuova maggioranza, arriva come un fulmine a ciel sereno un audio dove l'ex segretario Matteo Renzi accusa l'ex premier Paolo Gentiloni di voler sabotare l'accordo di governo giallorosso. Per di più - aggiunge il senatore di Scandicci - Gentiloni starebbe cercando di affondare il nuovo esecutivo in modo subdolo, non alla luce del sole, ma tramite alcune veline recapitate a Repubblica e Huffington Post, giornali del gruppo Gedi, cioè delle famiglie De Benedetti e Agnelli. È questo, in sintesi, l'ultimo bollettino di guerra dal Nazareno, dove per tutta la giornata di ieri da un lato i democratici si sono seduti al tavolo con i grillini - con apparente successo, per ora - mentre dall'altro hanno provato a disinnescare le parole di Renzi. Di certo la tensione di ieri per l'audio incriminato non è neppure una notizia, anche perché la guerra sotterranea tra Renzi e il segretario Nicola Zingaretti prosegue da settimane. Riguarda il ruolo che i renziani avranno nel futuro esecutivo, dal potere sulle prossime nomine in Unione europea, nei servizi segreti e nelle partecipate statali fino al controllo dei gruppi parlamentari, ora in mano all'ex rottamatore, con i capigruppo Graziano Delrio e Andrea Marcucci con le relative tesorerie. Non bisogna dimenticare che se questa legislatura dovesse alla fine durare a lungo (almeno fino all'estate del 2021, quando inizierà il semestre bianco) eleggerà il prossimo presidente della Repubblica, il sostituto di Sergio Mattarella. La storia è questa. Renzi è in questi giorni impegnato in Garfagnana per le sue nuove scuole di formazione politica. Titolo: «Meritare l'Italia». Gli iscritti sono 200, tutti studenti under 30. L'iniziativa è a porte chiuse, quindi in teoria ci dovrebbe essere massimo riserbo, anche se le foto del Bullo in mocassino e pantaloncini corti circolano già da un paio di giorni. Ieri mattina arriva alla redazione di Repubblica un audio di 5 minuti in cui Renzi spiega la crisi di governo. Fa nomi e cognomi, anche dei giornalisti che si sarebbero prestati a questo gioco: «Goffredo De Marchis di Repubbllica e Alessandro De Angelis, di Huffington Post», dice Renzi «hanno riportato uno spin, proveniente dal Nazareno, ma in realtà di Paolo Gentiloni». Non solo, articola l'ex presidente del Consiglio toscano: «Il modo con il quale lo spin è stato passato è finalizzato a far saltare tutto. E qui una bellissima lezione di politica: Gentiloni c'era al Colle, ma non ha detto nulla, non ha detto nella sede ufficiale quello che pensava, ed era del tutto legittimo che lo facesse come membro della delegazione, più discutibile che lo facesse nel momento in cui parla il segretario. Ma lo ha detto a due giornali». E infine sentenzia: «Ove vi fosse la rottura nel Pd sarà il caos. Se uno, contravvenendo alle regole interne, con uno spin fa saltare tutto, non è detto che il Pd arrivi tutto insieme alle elezioni...». La bordata è devastante. Da subito si pensa che a far circolare l'audio sia stato lo stesso Renzi, anche perché in teoria agli studenti era proibito tenere cellulari. Ma fonti vicine al senatore contattate dalla Verità smentiscono e spiegano che potrebbe essere stato uno dei partecipanti che ha deciso di pubblicare la notizia. Nel Pd, nel frattempo, scatta il panico. Tra le fila dei partecipanti alla trattativa c'è chi dice che è meglio non dare troppo spazio a Renzi in questo momento. «È rancoroso, è un dietrologo, è finito», dice un dem a microfoni spenti. Troncare, sopire. Eppure il Bullo è tornato di nuovo centrale. Il segretario Zingaretti lancia subito un comunicato. «Non è mai esistita ovviamente nessuna manovra del presidente Gentiloni per far fallire l'ipotesi di un nuovo governo e sostenerlo è ridicolo e offensivo». Andrea Orlando, ex ministro della Giustizia, butta acqua sul fuoco: «Facciamo tutti un po' di silenzio». E poi: «Non c'è nessuna divisione nel Pd». Eppure le ferite sono tornate a sanguinare. L'incastro tra i dem e i pentastellati potrebbe avere effetti devastanti sul Nazareno. Renzi in pubblico continua a sostenere di volere fortemente il governo giallorosso. È stato tra i primi a portarlo avanti, in controtendenza rispetto al passato, anche se insiste nel dire di voler restare in disparte. Sono affermazioni, queste ultime, a cui credono in pochi. Anche perché basta un audio rubato con due affondi per far cambiare tutto. Tanto che in queste ore si mormora che il prossimo commissario Ue potrebbe essere l'eurodeputato Roberto Gualtieri, renziano di ferro. Non solo. Le ultime nomine nelle partecipate statali, come Eni o Leonardo, sono state fatte da Renzi e poi confermate al secondo giro da Gentiloni: impossibile che l'ex segretario non voglia metterci il naso. E infine, non poteva mancare la solita voce sul nuovo partito di centro. Renzi ci avrebbe lavorato questa estate insieme con il deputato di Sondrio Mauro Del Barba. L'ennesima velina? Al Nazareno non sanno più di chi fidarsi.