2024-03-10
Il silenzio femminista sui deliri trans a spese delle donne
Attiviste urlanti contro il patriarcato. Ma silenti sullo scandalo dell’associazione che spinge le minorenni a cambiare sesso.In occasione dell’8 marzo le piazze italiane si sono scaldate parecchio, si sono riempite di ragazze anche piuttosto giovani, tutte molto arrabbiate con il patriarcato che, a quanto sembra, impedisce loro di esercitare diritti e vivere pienamente libere. In migliaia si sono ritrovate a Roma e Milano per marciare contro la violenza maschile, e come prevedibile hanno ottenuto notevole risalto mediatico: articoli di cronaca ma pure un profluvio di autorevolissimi commenti pronti a sostenere le ragioni della protesta. Le rivendicazioni avanzate da Non una di meno, il movimento che ha animato lo sciopero nazionale e le manifestazioni più visibili, erano piuttosto precise benché ampiamente discutibili. Le attiviste hanno proclamato una astensione generale «dalla produzione e dalla riproduzione», uno «sciopero dai consumi e dai generi». Di che si trattasse lo spiegavano con dovizia di particolari sul loro sito. Hanno ribadito un rifiuto del lavoro «necessario alla riproduzione della specie: lavoro domestico, di relazione, di cura e assistenza delle persone piccole, disabilizzate, non autosufficienti, fragili, anziane…». Non solo. Come detto, si trattava pure di uno «sciopero dai generi», da mettersi in pratica «rifiutando i ruoli imposti dagli stereotipi e la valorizzazione dei nostri stili di vita: la cura, l’attenzione, il sorriso, l’accoglienza, la bellezza,l’accondiscendenza, la pazienza, l’eleganza, la creatività...». L'appello di Non una di meno era potente: «Rifiutati di svolgere il ruolo che ti è socialmente imposto e su cui si produce guadagno su competenze e qualità non retribuite». Insomma, un bel concentrato di retorica transfemminista, con annesso utilizzo di linguaggio inclusivo e schwa. Ed è proprio osservando il dipanarsi di questo linguaggio e di questa retorica che sorgono alcuni dubbi non soltanto sulle manifestazioni di venerdì e sugli articoli commossi che le hanno raccontate o celebrate, ma più in generale sulla opportunità e la coerenza delle rivendicazioni delle attiviste e la sensibilità dei giornali che le trattano con notevole benevolenza. Nei giorni scorsi abbiamo raccontato quello che J.K. Rowling ha definito «uno dei peggiori scandali medici della storia». Parliamo della vicenda dei Wpath files, cioè i documenti interni della World professional association for transgender health, la associazione per la tutela della salute dei pazienti trans più grande e influente al mondo. Il giornalista-attivista Michael Shellenberger e la sua organizzazione hanno reso noti di centinaia di messaggi che i membri dell’associazione (di solito medici e professionisti sanitari) si sono scambiati a proposito delle cure da somministrare ai pazienti - anche giovanissimi - intenzionati a cambiare sesso.J.K. Rowling ha ben sintetizzato la portata dell’evento: «I Wpath files mostrano al di là di ogni dubbio che interventi chirurgici e farmaci i cui benefici non sono dimostrati vengono somministrati a persone che non possono dare il consenso informato», ha scritto. E ha giustamente precisato: «Se continui a fare il tifo per questo, sei complice». Ebbene, la sensazione è che coloro che si sono mobilitate l’8 marzo siano in effetti complici di un orrore che rappresenta una delle più spaventose e feroci violenze nei riguardi delle donne e del femminile nel suo complesso. In Italia del caso Wpath non si è parlato quasi per niente. La grandissima parte dei giornali ha taciuto. E le femministe? Non pervenute. Una eccezione è costituita da Marina Terragni, al solito estremamente coraggiosa. Parlando con La Verità dice che quanto emerso dalle chat della associazione trans «è sconvolgente: si ammette che vengono trattati con puberty blocker, ormoni e chirurgia anche ragazze/i con gravi disturbi mentali, dalla schizofrenia all’autismo al disturbo post-traumatico e dissociativo; che queste comorbilità sono piuttosto frequenti; si riconosce che il consenso sia da parte dei minori sia da parte dei genitori è puramente teorico, perché mancano loro le competenze necessarie per esprimerlo; che ragazze/i restano infertili e perdono il piacere sessuale; che spesso si ammalano, dall’infiammazione pelvica cronica fino a casi di cancro a causa degli ormoni. Questi file», prosegue Terragni, «segnano il punto di svolta: nessuno potrà più serenamente fare riferimento alle linee guida Wpath dopo averli letti. E invece in Italia, dall’Istituto Superiore di Sanità all’Onig alle maggiori società scientifiche, quella di pediatria e quella di endocrinologia, continuano a riferirsi a Wpath come massima autorità in tema di salute trans». Il problema sta proprio qui. Possibile che dei fiumi di parole versati per l’8 marzo nemmeno una goccia potesse riguardare lo scandalo trans? Eppure si tratta di un clamoroso attacco al femminile. «Il danno per le donne non è solo simbolico", dice ancora Marina Terragni. «In 8 casi sui 10 la disforia di genere dei minori riguarda le ragazze. Quindi lo statuto della questione trans è profondamente cambiato: erano maschi adulti, perlopiù in prostituzione, che praticavano la transizione, oggi sono quasi sempre bambine terrorizzate dal dovere diventare donne. Tutta la faccenda va attentamente riconsiderata». Perché, allora, i movimenti femministi, a partire da Non una di meno, non si occupano di questi temi e anzi fanno proprie le parole d’ordine dell'attivismo tran? «Il transsfemminismo si adegua alla vittimologia woke, tenendo insieme tutte/i coloro che si ritengono oppressi dall’eterosessismo maschile bianco occidentale», conclude Terragni. Nel novero degli oppressori finiscono i maschi-bianchi-occidentali, ma non i fanatici trans che pretendono di riscrivere la definizione di donna o direttamente di fabbricare donne in laboratorio intervenendo medicalmente su giovani corpi o ancora provvedono alla mutilazione di ragazzine sacrificando la scienza sull’altare della ideologia. Nelle piazze italiane si marcia e sui giornali si inveisce contro l’uomo accusato di cancellare le libertà femminili. Ma non un fiato su chi le donne le cancella fisicamente perché convinto di poter migliorare la natura.
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